Sicurezza e insicurezza, fiducia e sospetto, verità e fede. Aldo Masullo, intellettuale e filosofo, probabilmente il più grande vivente del nostro Paese, ha incantato il pubblico della Conferenza Nazionale sulla Sicurezza e Legalità che si è svolta a Napoli.
Quindici minuti di grande emozione e magia intellettuale che hanno invertito le regole del gioco, riportando il tema, così concreto e palpabile, delle nostre paure quotidiane legate alla cronaca e all’attualità, ad un livello più elevato, alla sfera dei bisogni e dei “buchi neri”, ancestrali, dell’uomo.
«Ogni uomo desidera essere al riparo: essere al sicuro è la sua esigenza fondamentale in quanto essere vivente che ha coscienza dei suoi bisogni ma anche dei rischi», ha esordito. «È vero che il tema della sicurezza è legato ad aspetti tecnici, al problema dei grandi strumenti tecnologici e dei nuovi dispositivi, tuttavia, è anche e soprattutto uno stato d’animo dell’uomo, che può sentirsi protetto da una grande tranquillità ma anche tormentato da una straordinaria insicurezza; ed è in quest’ultimo stato che oggi la nostra società si trova. Ciò che caratterizza il nostro tempo è l’estrema acutizzazione del senso di insicurezza. E questo non attiene la tipologia delle misure che si attuano, ma l’ambiente generale entro il quale ci si trova a vivere».
Il filosofo campano, che è stato anche Senatore della Repubblica, ha spiegato che «nella vita quotidiana viviamo un modo di essere di estrema difficoltà: siamo sempre più isolati, ciascuno nel proprio piccolo privato, senza capacità di apertura all’altro, perché l’altro è sospetto. Insomma, è venuta meno la fiducia e questo distrugge l’anima giovanile».
Ed ha poi ribadito e sottolineato: «Il tema centrale, quando si parla di sicurezza, dunque, non è tanto discutere dei sistemi di sicurezza: se quello che manca è la chiave politica che rende l’ambiente respirabile, non ci sono dispositivi che tengano, la società si sfascia».
Il suo discorso si è poi ricollegato al tema della corruzione, più volte ricorrente durante le giornate della Conferenza Nazionale organizzata da Eurispes, Regione Campania e Dna. «Il corrotto è dannoso soprattutto perché contribuisce fortemente a seminare la sfiducia. Ricostruire la fiducia è un compito che impegna soprattutto chi governa ma anche ciascuno di noi. In particolare, i giovani sono danneggiati perché sono cresciuti dubitanti, traducendo il sospetto in condanna. Credo che la sicurezza, quindi, come ho già detto, non debba pervenire solo dagli strumenti tecnici ma dalla volontà di rompere la cortina di nebbia e tornare a cercare nell’altro non il nemico, ma il compagno di lavoro».
E poi si è fermato sul rapporto tra verità e fiducia: «La chiave è proprio nella radice etimologica della parola fiducia, il cui significato si trova nella parola verità. La verità è ciò che determina la fede e la fede è credere nella veridicità dell’altro. Dunque, verità e fiducia sono quasi la stessa cosa».