L’Italia al bivio, Vincenzo De Luca: “La repressione non deve far paura”

Italia al bivio, rischia di crollare. Riconquistare il principio di autorità e compiere un salto culturale: in tema di sicurezza, la “repressione” non deve far paura. Accoglienza sì ma anche fermezza assoluta. Il Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, è un fiume in piena, al centro della tavola rotonda della Conferenza Nazionale su Sicurezza e Legalità che si è svolta a Napoli. Il Governatore ha colto l’occasione per una riflessione a 360 gradi, in pieno stile “deluchiano”, senza peli sulla lingua e senza alcun timore di provocare.

«Siamo ad un bivio, il punto in cui ci giochiamo il futuro della democrazia nel Paese. Il tema della sicurezza è decisivo per il nostro futuro: questo è il motivo per cui abbiamo creduto in questa Conferenza Nazionale, come momento di profonda riflessione», ha iniziato così. «Sempre più vasti settori della società sembrano disponibili a rinunciare alla libertà per avere più sicurezza, percepisco una massa crescente di cittadini che non esiterebbe a rinunciare a pezzi di libertà. Avverto anche un crescendo di sensazione di inutilità e impotenza e la crisi dei valori spinge sempre più persone a valutare se continuare a resistere. Se si diffonde ancora questo atteggiamento l’Italia è perduta. Siamo tutti di fronte a questo bivio, nella vita politica ed economica».
Ancora: «Non si trasmettono più valori comunitari, le nuove generazioni stanno perdendo la memoria delle grandi tragedie nazionali e diventano indifese nei confronti del rischio di crollo. Sembra che lo Stato non esista più: la paura è cresciuta anche al di là del numero dei reati perché sono crollate le reti di protezione sociale, sono crollate le grandi ideologie, sono crollati i sindacati. Le Istituzioni rimangono nude di fronte ai problemi. Su internet si sta consumando il distacco tra verità e fatti: le fake news patologiche mettono in discussione la democrazia. Non può sopravvivere un principio di libertà senza un principio di responsabilità».

Sul tema dell’immigrazione
«Quanti ritardi a capire i problemi dell’immigrazione: abbiamo la necessità di comprendere la realtà per quella che è. Abbiamo bisogno di riconfermare nella classe dirigente la volontà di combattere e dobbiamo riconquistare il principio di autorità. Specie nelle forze di sinistra, che non hanno mai affrontato il tema della sicurezza, serve un salto culturale. La parola sicurezza, o meglio ancora repressione, non viene utilizzata da alcune forze politiche, invece la politica deve sapere rispondere alle esigenze del presente e nell’azione di governo la repressione è una azione ineliminabile».
E poi c’è il fenomeno delle mafie straniere: «Stanno crescendo mafie autonome come quella nigeriana, ghanese o cinese. Io ritengo irrinunciabile il principio della qualità dell’accoglienza, abbiamo il dovere umano e cristiano di accogliere. Ma, con altrettanta chiarezza, devo dire che chi arriva da fuori non può violare le nostre leggi o le nostre regole di vita: repressione è una parola che va messa in campo. È necessaria l’umanità ma è necessaria anche una fermezza assoluta».

Sull’ambiente
«Stiamo dando l’anima, in Campania, per affrontare i problemi connessi all’ambiente. Stiamo affrontando il tema dei rifiuti per poter andare in Europa a far sì che venga eliminata l’inflazione europea. Il nostro piano prevede la tritovagliatura e la nuova differenziazione, la realizzazione di impianti di compostaggio, l’incremento della differenziata. Non ci sono alternative. Abusivismo: l’abusivismo è illegalità. Come bloccarlo? La proposta della Campania è cancellare gli ordini professionali che collaborano con i reati di abusivismo; via le imprese che collaborano con l’abusivismo. Cominciamo a fare in modo che il terremoto di Ischia sia una linea di demarcazione, un prima e un dopo. Non si possono né sanare né condonare case fatte a ridosso dei fiumi, realizzate in zone con vincolo ambientale assoluto, case fatte da imprese della camorra. In questi casi: demolizione».

Su giustizia e politica
«Noi mondo politico abbiamo subìto una campagna di discredito pluridecennale che ha finito per disarmare le Istituzioni. Abbiamo un ceto politico umiliato, screditato, offeso. Quando avremo distrutto tutto il ceto politico, chi governerà le Istituzioni? Il pilota automatico? Si sta determinando un processo di selezione in negativo del ceto politico. Il groviglio normativo è una croce e spesso è causa dell’emergere di fenomeni criminali. Dobbiamo semplificare e rendere efficaci le norme, altrimenti l’Italia rimane paralizzata».

Infine De Luca lancia un appello
«Chiedo a tutti voi un aiuto, da uomo che sta dentro le Istituzioni: da soli non ce la facciamo. Non possiamo lasciare quelli che nelle Istituzioni provano a fare qualcosa con la sensazione che è inutile combattere. Concludo ricordando due uomini che hanno deciso di combattere: erano siciliani e sono diventati il simbolo di un’altra Italia. Sono morti uccisi, ma continuano a rendere quasi doveroso per noi resistere, proprio come hanno fatto loro: Falcone e Borsellino. Si sono comportati da uomini e hanno deciso di non arrendersi. Abbiamo bisogno di aiuto, di moltiplicare queste testimonianze. Senza uno sforzo unitario e senza una volontà di resistere, non abbiamo futuro».

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