Miseria nobiltà, la questione del Sud

Per uno dei più straordinari impazzimenti, e delle più grandi contraddizioni della Storia, la Rivoluzione francese esportata a Napoli nella Repubblica Napoletana, fu una rivoluzione portata avanti dalla nobiltà illuminista e progressista.
Il popolo, infatti, al contrario che in Francia, fu sempre dalla parte dei Borboni. In questi avvenimenti c’è, molto probabilmente, l’inizio del dramma culturale e politico del Sud Italia. Che cosa successe? Successe, semplicemente, che la repressione borbonica, spinta dall’ammiraglio Nelson verso un’inaudita ferocia (l’ammiraglio Caracciolo fu impiccato da Nelson sulla sua nave ammiraglia) cancellò per sempre il ruolo politico ed amministrativo della nobiltà napoletana. Altra paladina della ferocia reazionaria fu Lady Hamilton, amante di Nelson. Una intera classe dirigente, colta e cosmopolita, venne spazzata via per sempre. Il regno di Napoli rimase in balìa di sé stesso e degli istinti più reazionari dei Borboni.
Eduardo Scarpetta, forse il più grande autore di commedie satiriche napoletane, vissuto a cavallo tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, scrisse la commedia in tre atti “Miseria e Nobiltà” che bene illustrava il desiderio dei nuovi ricchi di conoscere e frequentare i nobili, questi sconosciuti.
In un altro capolavoro, “Il Gattopardo”, il guardiacaccia del Principe di Salina resta un fedele suddito dei Borboni e si rifiuta di accettare la nuova realtà.
Che cosa succede, oggi, nella Repubblica italiana e nel suo panorama politico?
Si parla spesso, e troppo spesso a vanvera, come se si seguisse un copione inconfessato ed inconfessabile: privare l’Italia di qualsiasi ruolo di proposta politica di livello internazionale, facendo finta che lo si fa nell’interesse, appunto, del popolo. Un cortocircuito che giustifica qualsiasi errore comportamentale e di prospettiva. Come è potuto succedere?

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