HomeEconomiaNomadi digitali e South Working: un’opportunità concreta per rilanciare...

Nomadi digitali e South Working: un’opportunità concreta per rilanciare il Mezzogiorno?

di
Mariarosaria Zamboi*

Nel contesto post-pandemico che stiamo vivendo, il fenomeno del lavoro remoto ha subito un’accelerazione senza precedenti, trasformando radicalmente il modo in cui concepiamo gli spazi lavorativi e le dinamiche professionali. All’interno di questo cambiamento epocale, due fenomeni hanno guadagnato particolare rilevanza nel panorama italiano: il nomadismo digitale e il South Working, modalità lavorative che potrebbero rappresentare un’opportunità concreta per il rilancio economico e sociale del Mezzogiorno. Il nomadismo digitale, legato allo smart working, identifica uno stile di vita e di lavoro che consente ai professionisti di operare da qualsiasi luogo, svincolandosi dalla necessità di una sede fisica permanente. Questi lavoratori, equipaggiati di competenze digitali e strumenti tecnologici, possono svolgere le proprie mansioni da località diverse, spesso scelte in base alla qualità della vita, al costo dell’abitazione o alle attrattive culturali e paesaggistiche.

Nomadismo digitale e South Working potrebbero rappresentare un’opportunità concreta per il rilancio economico e sociale del Mezzogiorno

Il South Working si configura invece come una declinazione più specifica di questo fenomeno, riferendosi alla possibilità per i lavoratori originari del Sud Italia, ma impiegati in aziende del Centro-Nord o all’estero, di continuare a svolgere le proprie attività professionali dalle regioni di origine. Questo movimento ha la potenzialità di trasformarsi da semplice modalità alternativa di lavoro, in un vero e proprio progetto di sviluppo territoriale che mira a contrastare lo spopolamento e la fuga di cervelli dal Mezzogiorno, spingendosi oltre il semplice “ritorno a casa” dei talenti meridionali e richiamando anche professionisti senza alcun legame pregresso con questi territori. In un’epoca in cui le metropoli globali mostrano crescenti criticità – dal costo della vita proibitivo all’inquinamento, sovraffollamento e ritmi stressanti – le regioni meridionali presentano caratteristiche che potrebbero renderle particolarmente attrattive per i nomadi digitali: un costo della vita mediamente inferiore rispetto alle grandi città del Nord, un patrimonio culturale e paesaggistico di inestimabile valore e una qualità della vita che, al netto delle problematiche infrastrutturali, può risultare elevata sotto molti aspetti. Secondo una ricerca SVIMEZ nel 2020, 45.000 lavoratori impiegati in grandi aziende del Centro-Nord, hanno sperimentato forme di South Working, e se ne stimano circa 100.000 considerando anche le piccole e medie imprese sulle quali le rilevazioni sono più difficili.

Un progetto di sviluppo territoriale che mira a contrastare lo spopolamento e la fuga di cervelli dal Mezzogiorno

Andando oltre l’aspetto emergenziale, la vera sfida è mantenere questi lavoratori ed attrarne di nuovi attraverso l’innesco di meccanismi virtuosi capaci di alimentare e sostenere il fenomeno del South Working, generando impatti positivi sui territori interessati finora il più delle volte esclusi dai benefici economici connessi al progresso tecnologico. L’afflusso di professionisti con stipendi mediamente più elevati rispetto agli standard locali porterebbe un incremento significativo del reddito disponibile nelle economie del Mezzogiorno, con conseguente stimolo ai consumi e alle attività commerciali dei territori. Non si tratta semplicemente di un aumento statistico del Pil pro capite, ma di risorse economiche che alimenterebbero quotidianamente il tessuto commerciale locale rivitalizzando economie spesso stagnanti e creando opportunità di lavoro indotto anche per chi non opera direttamente nel settore digitale.

Nel 2020 45.000 lavoratori impiegati in grandi aziende del Centro-Nord hanno sperimentato forme di South Working

Particolarmente rilevante appare poi la possibilità di rilanciare quelle aree interne e quei borghi che negli ultimi decenni hanno vissuto un drammatico spopolamento. Il patrimonio immobiliare abbandonato, che rappresenta una ferita nel paesaggio di molti centri storici meridionali, potrebbe trovare nuova vita attraverso progetti di recupero e riconversione. L’aumento della densità demografica derivante dall’insediamento di nuovi residenti produrrebbe un incremento della domanda aggregata di servizi essenziali, riportando sopra la soglia di sostenibilità economica diverse infrastrutture sociali attualmente sottodimensionate o dismesse: gli istituti scolastici locali, i presidi sanitari territoriali e il sistema di trasporto pubblico locale potrebbero raggiungere e superare nuovamente il punto di break-even operativo[1]. Va inoltre considerato l’effetto moltiplicatore dell’implementazione necessaria di infrastrutture digitali ad alta capacità, che genererebbe esternalità positive per l’intera popolazione residente migliorando l’indice di digitalizzazione dei territori.

Il patrimonio immobiliare abbandonato potrebbe trovare nuova vita attraverso progetti di recupero e riconversione.

Il South Working potrebbe anche innescare processi di innovazione sociale e culturale di cui il Mezzogiorno ha urgente bisogno. Difatti, l’arrivo di nuovi professionisti porta con sé non solo competenze tecniche, ma anche visioni, metodologie e approcci culturali diversificati, frutto talvolta di esperienze internazionali. Questo capitale immateriale, se adeguatamente valorizzato, potrebbe contaminare positivamente il contesto locale, stimolando l’innovazione in settori tradizionali e favorendo l’emergere di nuove iniziative imprenditoriali che coniughino tradizione e innovazione. Infine, il South Working rappresenta forse la prima concreta possibilità di rallentare, se non invertire, quella “fuga di cervelli” che da decenni impoverisce il capitale umano meridionale. Trattenere talenti qualificati nel territorio d’origine e attrarne altri da contesti differenti, racchiude in sé le premesse per spezzare quel circolo vizioso per cui le regioni più svantaggiate perdono progressivamente le risorse umane necessarie al proprio sviluppo.

Il divario digitale rappresenta forse la criticità più evidente, insieme alle carenze infrastrutturali

Nonostante le potenzialità, persistono ostacoli che potrebbero limitare l’impatto positivo e frenare, se non addirittura impedire, la diffusione capillare di questi fenomeni. Il divario digitale rappresenta forse la criticità più evidente: il Sud Italia mostra ancora un ritardo considerevole nell’accesso alla banda larga e nelle competenze digitali della popolazione; inoltre le carenze infrastrutturali non si limitano alla dimensione digitale, ma riguardano anche i trasporti, con collegamenti ferroviari e aerei spesso inadeguati, che rendono difficoltosa la mobilità periodica richiesta da molte forme di lavoro ibrido. Un ulteriore fattore di rallentamento è legato alla disponibilità e alla qualità dei servizi essenziali come sanità, istruzione e assistenza all’infanzia, aspetto determinante nella scelta di trasferirsi in una determinata località e, anche in questi ambiti, molte aree del Mezzogiorno presentano ancora carenze significative. Trasformare queste sfide in opportunità di sviluppo socio-economico, richiede l’impegno concreto di amministrazioni locali e nazionali sia attraverso investimenti mirati al superamento delle carenze esistenti, sia introducendo incentivi fiscali che sostengano iniziative di questo tipo. Cruciale è anche il rafforzamento della formazione digitale e tecnologica delle popolazioni residenti, affinché le competenze introdotte dai nomadi digitali possano integrarsi pienamente nel tessuto economico e sociale locale.

Trasformare il South Working da risposta emergenziale a strategia di sviluppo locale è un’opportunità per un Paese a due velocità

Alcune iniziative promettenti sono già in corso. Il programma “Resto al Sud”, gestito da Invitalia, che offre incentivi per l’avvio di attività imprenditoriali nelle regioni meridionali e in alcune specifiche aree del Centro-Nord[2] potrebbe essere ulteriormente orientato a supportare servizi e infrastrutture per nomadi digitali e, il Progetto “Borghi del Futuro” promosso dal PNRR, prevede investimenti per la digitalizzazione e rivitalizzazione dei piccoli centri, molti dei quali situati nel Mezzogiorno. Infine, l’Associazione South Working – Lavorare al Sud®, nata non appena il fenomeno ha iniziato a manifestarsi nel marzo del 2020, promuove la diffusione di queste modalità di lavoro con l’obiettivo di colmare lo storico divario fra Nord e Sud del Paese. Attraverso la creazione di una rete di presidi di comunità, spazi pensati non come meri luoghi di lavoro, ma di collaborazione, innovazione, dialogo e socialità dedicati ai lavoratori in Smart Working, l’Associazione sta contribuendo a sviluppare, in alcune comunità del Sud e di aree marginalizzate, la cultura del co-working, stimolando la nascita di hub digitali che offrono soluzioni concrete alle esigenze dei “professionisti da remoto”. Attualmente, si contano quasi 300 presidi facenti parte del circuito South Working® eCard[3] e sono 11 i Comuni che hanno aderito alla rete, tutti localizzati in aree del Mezzogiorno. Trasformare il South Working da risposta emergenziale a strategia di sviluppo locale è un’opportunità che questa Italia, che viaggia a due e più velocità, non si può permettere di perdere per ridurre il divario storico tra le “due Italie” e realizzare quel rilancio del Mezzogiorno che, da troppo tempo, rappresenta una promessa non mantenuta delle politiche di sviluppo nazionali.

*Mariarosaria Zamboi, ricercatrice dell’Eurispes.

[1] Il break even point (o punto di pareggio) si riferisce in questo contesto al punto in cui un servizio o un’attività genera entrate sufficienti a coprire i costi operativi. Rappresenta il punto di equilibrio al di sopra del quale si realizza un profitto. Viceversa sotto quel livello si misura una perdita.

[2] Aree del cratere sismico del Centro Italia (Lazio, Marche Umbria) e isole minori marine, lagunari e lacustri del Centro-Nord.

[3] La South Working® eCard, è pensata come un sistema di welfare nazionale che mette in rete persone e spazi di lavoro condiviso, generando benefici per questi e le comunità locali.

Leggi anche

Per rimanere aggiornato sulle nostre ultime notizie iscriviti alla nostra newsletter inserendo il tuo indirizzo email: