Il privato che aiuta il pubblico, ecco il Terzo settore
La definizione di “Terzo settore” è ormai largamente usata per definire un mondo di impegno sociale, civile, solidale che si muove tra Stato e Mercato: cittadini ed enti privati, come quelli che agiscono nel mercato, ma che perseguono fini di carattere solidale e pubblico che sinora erano stati appannaggio esclusivo dello Stato.
Il Terzo Settore è certamente un universo in forte espansione in Italia. A partire dagli anni Ottanta, infatti, la necessità di contenere il debito pubblico e il bisogno di migliorare la quantità, l’efficienza e soprattutto la qualità dei servizi hanno segnato in Italia il passaggio da un sistema sociale esclusivamente o prevalentemente pubblico, ad un sistema misto dove, accanto allo Stato, sono venute ad operare con successo organizzazioni e imprese private solo in parte inquadrabili nell’ambito di un sistema di mercato. La sua competitività rispetto al settore pubblico, è dovuta principalmente all’utilizzo del lavoro volontario ed a forme di flessibilità nella gestione della manodopera, nonché a strutture burocratiche più agili e snelle che permettono, certamente, un maggiore e più proficuo contatto con il loro territorio d’azione.
Il ridimensionamento delle spese statali, indotto dalla crisi del welfare, e il contemporaneo aumento della domanda di servizi (dovuto alla crescita del reddito e alla differenziazione dei bisogni) hanno permesso alle organizzazioni no profit di potenziare il proprio ruolo nella produzione di servizi di interesse collettivo, a un costo più basso rispetto a quello dell’intervento pubblico e garantendo una supplenza “di fatto” (in quanto non sempre sancita legislativamente) di funzioni non più o non ancora svolte dallo Stato.
Alcuni numeri del Terzo Settore
Gli studi che da diversi decenni si realizzano in Europa e in Italia consentono di definire alcuni tratti interessanti rispetto all’intero fenomeno.
Il Terzo Settore, caratterizzato da cooperative sociali, associazioni, fondazioni e organizzazioni di volontariato che operano prevalentemente nel sociale – settore nel quale offrono un valido sostegno ed una riconosciuta assistenza in campo sanitario, educativo, ricreativo e ambientale – è andato espandendosi notevolmente.
Basti pensare che a metà degli anni Novanta in Italia gli occupati nel settore erano circa 580.000, mentre oggi sono 1,14 milioni i lavoratori retribuiti che operano nel Terzo Settore e 5,5 milioni di volontari. Inoltre, il terziario riesce da solo a far fronte alle necessità di oltre 1/3 della popolazione italiana.
L’economia sociale nel nostro Paese vale circa 80 miliardi di euro in termini di valore economico, e, con questi numeri, rappresenta circa il 5% del Pil nazionale (Srm, 2020). Secondo le rilevazioni dell’Istat, al 2020, le organizzazioni non profit presenti in Italia sarebbero quasi 364mila.
Le organizzazioni e reti sociali territoriali del Terzo Settore contribuiscono ad una crescita sociale positiva ed equilibrata, integrando le iniziative delle strutture pubbliche secondo il principio della sussidiarietà. Il settore dello sport rappresenta il 33,1%; seguono le attività culturali e artistiche (16,9%), quelle ricreative e di socializzazione (13,6%), l’assistenza sociale e la protezione civile (9,5%).
Inoltre, la forma giuridica delle organizzazioni dell’economia sociale (OES) – cooperative, associazioni, fondazioni e altre istituzioni non-profit – è principalmente quella delle associazioni (75,7%) e delle cooperative (15,6%). Osservando la distribuzione territoriale delle OES, emergono alcune differenze all’interno del Paese: circa la metà delle organizzazioni, nel 2015, ha sede nelle regioni del Nord-Ovest e del Nord-Est (rispettivamente il 26,9% e il 22,5%), mentre in quelle di Centro, Sud e Isole operano, rispettivamente, il 22,7%, il 18,1% e il 9,8% delle organizzazioni dell’economia sociale.
La riforma del Terzo Settore
Il Terzo Settore, così come lo conosciamo, è una realtà giovane e in rapida crescita, che in questi anni ha dato luogo a diverse leggi di regolazione. La legge di riforma del 2017e il Registro unico sono il risultato della collaborazione e interlocuzione tra Istituzioni e mondo delle associazioni rappresentate dal Forum Nazionale del Terzo Settore, evidenziando l’importanza e il valore del partenariato pubblico-privato. Con la recente legge di Riforma, realizzata con i decreti 117/2017 e 112/2017, è stato definito il Codice del Terzo Settore che, grazie all’art.4 (D.Lgs 117 /17), ha introdotto il Registro Unico Nazionale del Terzo Settore (Runts) presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, gestito e aggiornato a livello regionale. Due i nuovi organismi previsti presso il Ministero: 1) il Consiglio Nazionale del Terzo Settore, composto da trenta membri come organo consultivo per l’armonizzazione legislativa dell’intera materia; 2) la Cabina di regia, con funzione di coordinamento delle politiche di governo.
Il rapporto tra Pubblica amministrazione ed enti del Terzo Settore
La riforma riconosce anche il rapporto tra Pubblica amministrazione ed enti del Terzo Settore, con il coinvolgimento attivo di questi ultimi nella programmazione e nella gestione di servizi. I beni mobili e immobili, inoltre, potranno essere ceduti senza oneri alle associazioni per manifestazioni o in comodato d’uso gratuito come sedi o a canone agevolato per le attività di riqualificazione.
Volontariato e imprese sociali
La Riforma riconosce e potenzia il ruolo strategico dei Centri di servizio per il volontariato (CSV) e delle imprese sociali quali motori strategici di una nuova economia, responsabile e solidale. Il Servizio civile diventa universale con un apposito decreto che ne prevede la riorganizzazione in termini di governance, rappresentanza, finanziamento e organizzazione.
La fiducia nel volontariato: i dati Eurispes
Da diverso tempo, l’Eurispes realizza annualmente un’indagine per conoscere l’orientamento dei cittadini su diverse questioni e in particolare il grado di fiducia che essi esprimono verso alcune delle realtà istituzionali italiane: quelle di garanzia e quelle politiche, ma anche quelle preposte alla sicurezza e alla difesa, senza tralasciare il mondo dell’associazionismo, anche quello corporativo, del volontariato, del sistema scolastico e delle parti sociali.
Nella rilevazione del 2022, in particolare, le Associazione di volontariato hanno raccolto il 70% dei consensi tra i cittadini. Si tratta di un dato stabile nel tempo, se osservato in serie storica: infatti, il tasso di fiducia fa registrare risultati elevati con un valore che non scende mai, dal 2009 al 2022, sotto una percentuale del 64%, con picchi oltre l’80% (2010).
Segno, questo, dell’importanza che nel tempo ha acquisito una larga parte del Terzo Settore nel sopperire alle mancanze di un welfare state che sembra ridurre sempre più i propri contorni.