Allarme scuola: le donne straniere adesso fanno meno figli

Le attuali dimensioni della scuola italiana, e dunque anche l’occupazione degli insegnanti, sono state assicurate, negli ultimi quattro lustri almeno, dagli alunni stranieri. I figli di italiani continuano a ridursi: secondo gli ultimi dati disponibili, in un anno, di 96mila unità; mentre gli alunni con genitori di altra nazionalità sono cresciuti, ma stavolta soltanto di circa 11mila. L’equilibrio si sta infrangendo, i tassi di natalità delle donne immigrate sono in calo, e si può dire che gli alunni stranieri non bilancino più la perdita in atto. È quanto il Centro di ricerche Idos rivela in un suo studio. Prendendo in esame i dati dell’anno scolastico 2016-2017, e tirando le somme, si arriva a questa sentenza: gli alunni delle scuole italiane sono calati complessivamente di 85mila unità.

Quasi un alunno su dieci è straniero (in numero assoluto, sono 826mila) con un record del 15,8 per cento nelle scuole dell’Emilia Romagna. Un Paese per vecchi, il nostro, dato che ormai fra i connazionali uno ogni 4 ha più di 65 anni. Tra gli stranieri, invece, solo uno ogni 25 ha più di 65 anni, ma, se andiamo a sfogliare i dati dell’Istat, scopriamo che le donne non italiane, emigrate da noi, avevano nel 2002 un tasso di fecondità di 2,83 figli pro capite, che è sceso drasticamente nel 2016 all’1,97, e cioè appena sotto la soglia che permette alla popolazione di mantenersi intatta. Molti studi, del resto, confermano che gli immigrati tendono ad assumere nel tempo le stesse abitudini demografiche degli autoctoni. E poi c’è sicuramente il fattore crisi economica. E le italiane? Facevano pochi figli nel 2002 e altrettanto pochi nel 2016: il tasso di fecondità è rimasto quasi invariato, passando dal’1,26 all’1,21, ben al di sotto, dunque, della fatidica soglia dei 2 figli per donna in età fertile.
Ma il dato più importante che l’Idos mette in luce è la quota sempre più ampia degli alunni stranieri nati in Italia. Nel 2007 erano un terzo, adesso sono i tre quinti (503mila nel 2016) di tutti gli studenti di nazionalità non italiana presenti nelle nostre scuole. A ragione, il presidente dell’Idos, Luca Di Sciullo, lancia questo allarme: «Si tratta di identità non riconosciute dalla legge e spesso anche scisse fra due mondi culturali di riferimento, ora in conflitto con le famiglie immigrate d’origine, quando ne rifiutano il modello identitario per abbracciare quello italiano, ora in conflitto, invece, con la società italiana, quando accade il contrario». La riforma della cittadinanza per i minori è miseramente fallita, e quell’essere italiani di fatto, ma non di diritto, è un tormento che agita le loro giovani vite. Qualcuno se ne renderà conto?

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