ArcelorMittal, il diritto di parola e di critica negato

ArcerolMittal

Ci sono episodi che vengono derubricati a fatti di cronaca e per questo occupano lo spazio di una notizia di poco conto sui media nazionali. Sono, in realtà, episodi a volte gravemente sottovalutati che meriterebbero, al contrario, un approfondimento adeguato e un costante dibattito pubblico. Uno di questi episodi riguarda il caso di un lavoratore italiano, Cristiano Cristello, tarantino di 45 anni, sposato e con due figli a carico, assunto all’Ilva dal 2000 e licenziato, per una sorta di “lesa maestà”, da ArcelorMittal, nota azienda siderurgica e mineraria proprietaria a Taranto della nota acciaieria. La sua colpa è stata quella di aver condiviso sul proprio profilo Facebook un post in cui invitava i suoi contatti a seguire la fiction Svegliati amore mio. La fiction, scritta e girata da Simona Izzo e Ricky Tognazzi, è stata trasmessa nei giorni scorsi in prima serata su Canale 5 con Sabrina Ferilli come protagonista.

La reazione di ArcelorMittal è stata dura e inaspettata

Quello dell’impiegato tarantino sembrerebbe l’esercizio di un diritto fondamentale quale quello di parola e di critica. Potremmo forse parlare di alcuni diritti tipici dell’epoca dei Social globali, ossia quelli di promozione, commento e diffusione di eventi e contenuti pubblici. Solo che la reazione di ArcelorMittal è stata a dir poco durissima e inaspettata. Di questo caso gli stessi media nazionali se ne sono occupati in modo approssimativo. In altri periodi, su quanto accaduto e su tutte le implicazioni sociali, lavorative e politiche, si sarebbero soffermati i telegiornali nazionali con approfondimenti continui, sarebbero state presentate numerose interrogazioni parlamentari e non sarebbero mancate le riflessioni e le prese di posizione di politici e intellettuali di varie appartenenze. Questa grave sottovalutazione – a causa, forse, della pandemia, oppure perché il tema del lavoro e dell’ingiusto licenziamento sembra sprofondato in fondo all’agenda politica nazionale – ha sminuito la portata dell’episodio e la sua drammaticità.

In piena pandemia basta un post non gradito per essere licenziato

Secondo i sindacati, il post invitava semplicemente a seguire la fiction, secondo l’azienda invece il post conteneva volutamente «affermazioni di carattere lesivo e minaccioso» e per questo meritorie di un immediato licenziamento. La prima reazione di ArcelorMittal è stata, a ben osservare i fatti, la sospensione del suo dipendente e di un altro suo collega che “aveva osato” fare lo stesso. Ad entrambi gli impiegati tarantini l’azienda avrebbe domandato spiegazioni da fornire in modo dettagliato e soddisfacente entro 5 giorni dall’accaduto. In questo caso le strade dei due operai, dopo il post in comune, sembrano essersi divise. Il primo, infatti, non ha accettato di tornare in azienda porgendo le proprie scuse, ma ha deciso di portare avanti una vertenza per chiedere il rispetto dei propri diritti e il reintegro al lavoro. Il secondo operaio, invece, si sarebbe scusato pubblicamente e, dopo aver incontrato i rappresentanti di ArcelorMittal, sarebbe tornato al suo posto di lavoro in azienda evitando così il licenziamento. Nessun giudizio su questi due diversi comportamenti. Resta, tuttavia, il fatto che in piena pandemia, quando il Governo è impegnato a rimandare sistematicamente i licenziamenti e a sostenere con investimenti economici diretti sia le aziende sia i lavoratori in difficoltà, basta un post non gradito per essere licenziato. Cristello infatti afferma pubblicamente di essere stato «trattato come un numero, colpirne uno per educarne cento. E pensare che si tratta di una cosa scritta sul mio profilo privato e condiviso con mia moglie, che possono leggere solo i nostri 400 amici».

La fiction in questione non faceva alcun esplicito riferimento al sito e al luogo

È utile ricordare che la trama della fiction in questione – se pure aveva evidenti analogie con quanto nel corso degli ultimi anni la popolazione pugliese e quella di Taranto in particolare hanno subìto sotto il profilo ambientale, sociale e sanitario a causa dell’impatto che la relativa acciaieria ha generato – non faceva alcun esplicito riferimento al sito e al luogo. Evidentemente, questi aspetti non sono bastati agli amministratori della AncelorMittal che si è sentita coinvolta in accuse non manifeste. Il post dei due operai di AncelorMittal era eloquente ma ispirato dal fondamentale e inalienabile diritto di critica che appartiene ad ogni cittadino indipendentemente, come recita la nostra Costituzione e tutti gli indirizzi della Corte Costituzionale, dal ruolo sociale o lavorativo che si ricopre. Nel merito, esso sottolineava che «la fantomatica acciaieria Ghisal (citata nella fiction, ndr) altro non è che lo stabilimento siderurgico di Taranto. Non mi meraviglio che interessi forti si siano mossi per occultare l’ennesima tragedia che colpisce i bambini della nostra città. Non mi meraviglio ma lo trovo vergognoso. Chiedo a voi, lo chiedo a noi, inviate questo messaggio a chiunque di vostra conoscenza, affinché la storia di questa bambina non rimanga coperta. In nome del profitto, la vita dei bambini tarantini non conta, assassini».

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Il Ministro del Lavoro, Andrea Orlando, è stato tra i primi ad intervenire contattando direttamente la ceo di ArcelorMittal Italia, Lucia Morselli, per chiedere chiarimenti sul licenziamento. Nel contempo, la stessa si sarebbe impegnata a fornire i dettagli sulla vicenda per evitare ogni strumentalizzazione. Dettagli che evidentemente non hanno convinto il ministro Orlando, considerando che ha deciso di scrivere ufficialmente all’azienda «per farmi dare altre spiegazioni», perché «è stato mandato l’atto con cui è stato licenziato il lavoratore, ma questo non spiega molto delle ragioni che hanno portato a questa decisione. Tra l’altro in un contesto nel quale la tensione sociale è già molto forte».

La disattenzione dei media ha acuito il silenzio su una vicenda inquietante

Se basta un post non gradito per essere licenziati da una azienda come la ArcelorMittal, che sul suo sito Internet afferma di essere leader nel mondo nella siderurgia e nell’impresa mineraria con più di 10.000 collaboratori e 8 unità produttive, ispirata, come afferma, dall’idea di produrre acciaio sicuro, sostenibile e della migliore qualità, cosa può accadere se questo diventa il modello di ispirazione di un nuovo sistema di relazione tra produzione e lavoro? La disattenzione dei media ha peraltro acuito il silenzio su una vicenda così inquietante al punto da far pensare che si possa agevolare il passaggio da una società dei diritti ad una “del licenziamento per un post non gradito”.

 

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