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Baby gang, sicurezza e problematiche sociali tra realtà e percezione

di
redazione

Baby gang e sicurezza: quanto incide la criminalità giovanile sulla qualità di vita degli italiani? Talvolta la percezione di un fenomeno, al di là della sua effettiva diffusione, può essere più condizionante della realtà stessa, determinare un senso di insicurezza. L’indagine sulla popolazione italiana realizzata dall’Eurispes nel Rapporto Italia 2025 ha voluto far luce sulle condizioni di vita e sicurezza degli italiani, ponendo una serie di quesiti sulla presenza di elementi di degrado e problematiche sociali nella zona in cui si vive. La criminalità giovanile emerge come il fenomeno indicato in più netta crescita: ben il 52,5% dei cittadini ritiene che baby gang e teppismo siano aumentati nella propria zona, un dato particolarmente allarmante poiché rappresenta una maggioranza assoluta e mostra la percentuale più bassa di indecisi (16,9%), suggerendo una presenza più definita e diffusa rispetto agli altri fenomeni esaminati. La criminalità giovanile rappresenta il fenomeno percepito in crescita in modo più uniforme in tutti i contesti urbani, sebbene con alcune differenze: nei Comuni di medie dimensioni si registra la percentuale più alta di percezione d’aumento (54,9%), seguiti dalle grandi città (52,5%) e dai piccoli centri (45,4%), una distribuzione che configura le baby gang e il teppismo come crescenti in tutte le realtà.

La criminalità giovanile emerge come fenomeno in  crescita: il 52,5% dei cittadini ritiene che baby gang e teppismo siano aumentati nella propria zona

Circa un intervistato su tre (33,3%) ha ravvisato un incremento dell’accattonaggio, con un ulteriore 31,8% che ritiene il fenomeno stabile. La combinazione di queste due risposte indica che quasi due terzi dei cittadini osservano una presenza costante o crescente di persone che chiedono l’elemosina nei propri contesti urbani. Per quanto riguarda le persone senza fissa dimora, il 26,3% degli intervistati nota un incremento, mentre il 34,4% percepisce una situazione stabile. Questo fenomeno registra la più alta percentuale di indecisi (31,5%). In tutti e tre i contesti, solo una esigua minoranza degli intervistati percepisce una diminuzione dei casi (rispettivamente 7,8%, 8,5% e 5,3%), evidenziando una visione prevalentemente negativa sull’evoluzione della situazione sociale del contesto in cui si vive.

Non solo baby gang: un italiano su quattro avverte un aumento dei senza fissa dimora 

L’analisi dei dati sulla percezione di questioni sociali problematici, suddivisi per dimensione del Comune di residenza, rivela interessanti correlazioni tra la grandezza dell’ambiente urbano e la visibilità di tali problematiche. Per quanto riguarda le persone che vivono in strada, la percezione di un aumento del fenomeno cresce al crescere delle dimensioni del Comune passando dal 19,1% nei piccoli centri (meno di 10.000 abitanti), al 25,3% nei Comuni di medie dimensioni (fra 10.000 e 100.000 abitanti), fino a raggiungere il 34,3% nelle grandi città (oltre 100.000 abitanti), riflettendo probabilmente la maggiore concentrazione di persone senza fissa dimora nelle aree metropolitane. Un andamento simile si osserva per l’accattonaggio, con la percezione di aumento che passa dal 25,2% nei piccoli Comuni al 35,9% nelle grandi città, con un valore simile in quelle di medie dimensioni (34,8%).

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