Il termine “gang giovanile”, nato negli Stati Uniti e successivamente utilizzato anche in Europa, assume varie declinazioni a seconda dei contesti sociali e culturali in cui viene adottato . Pertanto, fornire una definizione del fenomeno nella realtà italiana è necessario per poterne studiare la presenza e le caratteristiche. Una definizione abbastanza ampia vuole che una gang giovanile sia definita come: un gruppo di tre o più individui, composto in prevalenza da minorenni o giovani adulti con meno di 24 anni, avente una stabilità temporale, coinvolto in attività criminali e devianti, anche se non per forza penalmente rilevanti. Il gruppo è eventualmente caratterizzato da una struttura organizzativa, simbologie o denominazioni identificative.
Le gang sono composte da meno di 10 individui, in prevalenza maschi e con un’età compresa fra i 15 e i 17 anni
Metà degli USSM e il 46% di Questure e Comandi Provinciali dei Carabinieri che hanno registrato la presenza di gang giovanili hanno anche indicato un aumento del fenomeno negli ultimi cinque anni. Il fenomeno delle gang giovanili è molto vario, ma è possibile delineare alcune caratteristiche generali dei gruppi attivi in Italia. Le gang rilevate sono principalmente composte da meno di 10 individui, in prevalenza maschi e con un’età compresa fra i 15 e i 17 anni. Nella maggior parte dei casi i membri delle gang sono italiani, mentre gruppi formati in maggioranza da stranieri o senza una nazionalità prevalente sono meno frequenti. Si evidenziano situazioni di marginalità o disagio socio-economico per molti dei componenti delle gang giovanili. Tuttavia, questa condizione non è sempre presente, specialmente per alcuni gruppi a prevalenza italiana. Le gang giovanili composte in prevalenza da stranieri di prima o seconda generazione sono più frequenti nel Nord rispetto alla media nazionale. Mentre situazioni socio-economiche di marginalità e disagio sono evidenziate in prevalenza nelle regioni del Sud. I crimini commessi spesso sono reati violenti, come risse, percosse e lesioni, atti di bullismo, disturbo della quiete pubblica e atti vandalici. Tra i reati appropriativi, furti e rapine in strada sono quelli rilevati in misura maggiore. Questo evidenzia la natura spesso occasionale di queste azioni. I coetanei tra i 14 e i 18 anni sono le vittime più frequenti di questi gruppi.
Le gang giovanili composte da stranieri di prima o seconda generazione sono più frequenti nel Nord Italia
Sono quattro i tipi prevalenti di gang giovanili rilevate: 1) gruppi senza struttura definita dediti ad attività violente o devianti (la tipologia più presente sul territorio) caratterizzati da legami deboli, una natura più fluida, non presentano una gerarchia chiara o una organizzazione definita e spesso nemmeno dei fini criminali specifici (più spesso attività violente o devianti occasionali); 2) gruppi che si ispirano o hanno legami con organizzazioni criminali presenti soprattutto nel Sud del Paese in contesti urbani in cui vi è storicamente una presenza mafiosa, difficile in questi casi distinguere fra giovani affiliati a clan o organizzazioni criminali e giovanissimi che cercano di affermarsi creando nuovi gruppi in autonomia; 3) gruppi che si ispirano a organizzazioni criminali estere (come ad esempio maras, pandillas, gang statunitensi, confraternite nigeriane o gruppi delle banlieu francesi) che hanno un’organizzazione strutturata o semi-strutturata, una continuità operativa nel tempo e la presenza di simboli identificativi; la nascita di questi gruppi è stata spesso associata alle difficoltà di integrazione di giovani o giovanissimi recentemente immigrati nel Paese a seguito di ricongiungimenti familiari; 4) gruppi con una struttura definita e dediti ad attività criminali specifiche.
I coetanei tra i 14 e i 18 anni sono le vittime più frequenti delle azioni delle gang
Già negli anni Novanta e a più riprese negli anni Duemila con specifici studi, e all’interno dei vari Rapporto Nazionale dell’Infanzia e dell’Adolescenza redatti in collaborazione con il Telefono Azzurro, l’Eurispes ha affrontato il tema della devianza giovanile declinato attraverso la presenza di gang o gruppi similari. Si segnalava, in particolare, la specificità del caso italiano rispetto al panorama estero, così come emerso anche dallo studio Transcrime. L’Eurispes ha ritenuto utile affrontare questa manifestazione di disagio da un ulteriore punto di vista, ossia la percezione che ne hanno i cittadini, partendo proprio dal loro vissuto e dalla conoscenza diretta di bande giovanili organizzate e non, presenti sul territorio nazionale.
La presenza di gang giovanili sul territorio è indicata dal 42% dei cittadini del Sud e dal 40% di quelli del Nord-Ovest
Il fenomeno delle cosiddette “baby gang” ‒ il termine è stato utilizzato nel porre la domanda perché più diffuso e riconoscibile per l’intervistato, a garanzia di un maggiore tasso di risposta atteso ‒ o gang giovanili è indicato, nel 2024, da ben il 36% degli intervistati (quasi 4 cittadini su 10) che ne denunciano la effettiva presenza nella zona in cui vivono. Ad indicarne la presenza sul territorio soprattutto i cittadini che abitano nelle regioni del Sud (42,1%) e del Nord-Ovest (40,5%). Per dimensione del Comune di residenza, è nei centri abitati di medie e grandi dimensioni che si riscontra maggiormente la presenza diffusa di gang giovanili. Lo denunciano, infatti, il 37,4% degli abitanti di comuni tra i 10mila e i 100mila abitanti, e il 36,6% dei comuni con oltre 100mila abitanti. Le gang giovanili sono un fenomeno conosciuto e presente soprattutto per i giovani italiani nella fascia d’età compresa tra i 18 e i 24 anni (il 55,7%, più di un giovane su due), mentre gli over 64 sono i meno toccati dal fenomeno (27,5%), forse in base allo stile di vita che li pone meno in contatto con giovani e giovanissimi.