Il rischio concreto di sabotaggi e danneggiamenti ai cavi sottomarini delle telecomunicazioni ha comportato un innalzamento del livello di sorveglianza di alcune aree specifiche delle acque italiane, come, ad esempio, il canale di Sicilia. Tale rischio è determinato soprattutto dall’inasprirsi della tensione internazionale determinata dal conflitto in Ucraina. In un contesto del genere, colpire infrastrutture strategiche, tecnologiche ed energetiche, è uno dei punti chiave di un conflitto indiretto e che si articola su diversi scenari.
Le infrastrutture critiche minacciate
Nel settembre 2022, almeno due detonazioni hanno colpito i gasdotti Nord Stream 1 e Nord Stream 2 in acque svedesi. Il sabotaggio è stato vagamente attribuito ai diversi attori coinvolti direttamente e indirettamente nel conflitto ucraino. Poche settimane dopo, un altro danneggiamento, dai contorni ancor meno marcati, si è verificato nei pressi delle britanniche isole Shetland. Nel corso del 2022, le autorità italiane hanno progressivamente rafforzato le attività di monitoraggio e vigilanza delle infrastrutture sottomarine nelle proprie acque territoriali. L’obiettivo è quello di impedire e prevenire eventuali azioni di sabotaggio, non solo contro le infrastrutture del settore energetico che hanno origine nel Nord Africa, ma anche contro i cavi sottomarini delle telecomunicazioni.
I cavi sottomarini in Italia
La mappatura dei cavi sottomarini italiani è varia ed include cavi di rilevanza globale, regionale e infrastrutture strettamente locali. Seguendo l’andamento delle coste italiane si incontrano molteplici di queste infrastrutture, alcune delle quali hanno origine (o termine) in Italia, altre per cui, invece, il territorio italiano è un punto di transito. Nel Nord-Est del Paese è presente il cavo Italia-Croazia, il cui progetto risale al 1994. Lungo la costa adriatica un altro centro nevralgico è quello della città di Bari dove atteranno molteplici diramazioni. Procedendo verso Sud, un’infrastruttura delle telecomunicazioni collega le città di Aethos (Grecia) e Otranto (Italia). Sulla costa tirrenica è presente un cavo i cui capi sono entrambi sul suolo italiano: è il Janna, che si dipana da Civitavecchia ad Olbia, per poi proseguire via terra in Sardegna fino a Cagliari e nuovamente via mare fino a Mazara del Vallo (Sicilia). Altri due hub logistici fondamentali per il network delle telecomunicazioni italiane sono quelli di Genova e Savona. Il centro della connettività del Paese con i network regionali e globali è individuabile lungo le coste della regione Sicilia ed in particolare nelle città di Palermo, Trapani, Mazara del Vallo, Marina di Ragusa, Pozzallo e Catania. Ad oggi, Palermo è interconnessa a due infrastrutture di scala globale. L’Italia quindi è ampiamente inserita nella rete di collegamenti tramite cavi sottomarini a livello regionale (europeo e mediterraneo) e globale, con reti che interconnettono l’Italia a singoli paesi prossimi alla Penisola (Malta, Libia, Tunisia, Grecia, Albania) ed a paesi di altri contenti.
Tra sviluppo e progetti futuri
Nei prossimi anni, sarà sviluppato il piano Isole minori che prevedrà la posa di singoli cavi che consentiranno di connettere, tramite la fibra ottica, quelle aree insulari le cui connessioni oggi sono affidate a ponti radio. È il caso delle isole pontine di Ventotene e Ponza; oppure la linea sottomarina che metterà in rete le isole di Pantelleria, Lampedusa e Linosa. Saranno coinvolte in questo progetto anche le isole Eolie e le isole Termiti. Contestualmente, procedono i lavori di quello che sarà il cavo sottomarino più lungo al mondo nei pressi di Genova. L’infrastruttura avrà la sua origine a Barcellona e, prima di giungere a Genova, atterrerà a Marsiglia. Dal Genova, l’infrastruttura proseguirà il suo percorso nel Mar Rosso con diramazioni verso i Paesi del Golfo, India e Pakistan.
Cavi sottomarini, la scarsa diversificazione può rappresentare un rischio
Ad oggi si evidenzia una scarsa varietà degli approdi dei cavi sottomarini che giungono o hanno origine in Italia. Questi cavi, in totale 25, sono localizzati in sole undici località a livello nazionale. Il 60% di queste infrastrutture atterra in sole tre città: Mazara del Vallo, Catania e Bari. La scarsa diversificazione degli approdi italiani rappresenta, potenzialmente, una criticità per la sicurezza e la continuità delle connessioni fornite. Le infrastrutture italiane sono esposte almeno ad una triplice minaccia. La prima è quella di danneggiamenti fortuiti dovuti ad alcune tecniche di pesca. La seconda è quella di sabotaggi compiuti a terra nei punti di attracco dei cavi. Una terza minaccia sono gli attacchi cibernetici alle infrastrutture informatiche dei paesi coinvolti nel conflitto ibrido con Mosca.
*Emanuele Oddi, analista, ricercatore dell’Eurispes.