Correggio (Antonio Allegri, detto il), Danae, olio su tela. Roma, Galleria Borghese
Alle Scuderie del Quirinale, fino al 26 giugno 2016, si apre una porta del tempo su Parma, città che grazie a queste due figure di spicco nel panorama artistico, si elevò a protagonista dello sviluppo Rinascimentale italiano, eguagliando Firenze, Venezia e Roma.
Promossa da Roma Capitale e organizzata da Azienza Speciale Palaexpo, la mostra è curata dal professor David Ekserdjian, esperto della Scuola di Parma, che con le sue pubblicazioni ha contribuito allo studio dell’arte italiana del Cinquecento.
Il percorso espositivo parte dagli esordi di entrambi di artisti fino alla maturità, con una selezione di capolavori provenienti dai più importanti musei del mondo, tra i quali il Museo del Prado di Madrid, Il Musèe du Louvre di Parigi, la National Gallery e il British Museum di Londra, l’Ashmolean Museum di Oxford, il Fitzwilliam Museum di Cambridge, il Metropolitan Museum of Art e la Morgan Library di New York, la National Gallery di Washington, il Getty Museum di Los Angeles, le Gallerie degli Uffizi di Firenze, il Museo Nazionale di Capodimonte, la Galleria Nazionale di Parma, la Galleria Estense di Modena.
Antonio Allegri detto il “Correggio” (1489-1534), si forma a Mantova, ove si crede abbia conosciuto il Mantegna e di cui ha sicuramente ammirato gli effetti illusionistici della “Camera degli Sposi”; arriva a Roma, e assume alcune caratteristiche proprie di Michelangelo e Raffaello; all’apice della carriera torna a Parma, ove rimane fino alla morte.
Lo stile è influenzato dalla personalità, ardente e sentimentale: l’immagine recepita dagli occhi è subito trasmessa all’intelletto per ottenere l’immediata risposta a quello che vuole ottenere, ammirazione ed entusiasmo. Il suo modo di lavorare è metodico.
Apre spazi nuovi, prospettive illusive, sconfinando fra il reale e l’irreale con dinamismo e rotazioni vorticose.
Francesco Mazzola detto il “Parmigianino” (1503-1540), lavora, oltre che a Parma, anche a Roma e Bologna. E’ profondamente influenzato dal Correggio, ma al tempo stesso nella piena corrente Manierista: già dalle prime opere si nota una mancanza di impulso sentimentale e religioso, non per questo meno affascinante, ha un temperamento sottile e sofisticato, la sua irrequietezza lo spinge a lavorare lentamente, a struggersi dietro ad ogni immagine, lasciando spesso incomplete le sue opere.
Attraversando le 10 sale espositive, potrete ammirare il Ritratto di dama, e il paesaggio del Noli me tangere del Correggio, la meravigliosa Conversione di Saulo in cui è riconoscibile lo stile di Parmigianino dalle forme allungate, il monumentale S. Rocco con il donatore e la sacra conversazione della Madonna di S. Zaccaria sempre di Parmigianino.
Uno dei quadri esposti più belli, è forse la Danae di Correggio, appartenente alla serie di quattro tele sugli amori di Giove, che includono Leda e il cigno, Il ratto di Ganimede e Giove e Io, l’ultima particolarmente seducente e di cui ho sentito molto l’assenza in questa mostra.
Ma chi vi scrive non è assolutamente obiettiva nel giudizio su Correggio.
Fossi vissuta ai suoi tempi, avreste potuta considerarmi una sua fan: avrei passato le ore a guardarlo lavorare, nella cupola della chiesa di S. Giovanni Evangelista di Parma, alla sua Ascensione di Cristo, posizionato al centro di un vortice di apostoli; mi sarei stupita, osservando la sua Assunzione della Vergine, affrescata nella cupola del Duomo di Parma, nello scoprire gli scorci sforzati all’inverosimile, i panneggi agitati dal vento, la rotazione sempre più rapida di figure e nuvole – ah, che amore per il rappresentare le nuvole aveva, diventeranno cifra stilistica dell’artista – da cui gli artisti del Barocco avrebbero attinto a mani basse per la decorazione di cupole e volte (per i lettori romani, o in visita nella Capitale, di chiara ispirazione correggesca è la cupola della chiesa di S. Andrea della Valle, affrescata dal Lanfranco, artista parmense, che rappresenta la Gloria del Paradiso in un turbinio di apostoli, santi, profeti, martiri, sorretti da angeli galleggianti in una luce dorata).
Devo anche ammettere che questa mostra mi ha fatto riscoprire il talento di Parmigianino ritrattista: con la Schiava Turca, che della condizione di schiava e della nazionalità turca ha ben poco, ho goduto nello scoprire i dettagli minuziosi, dal turbante con al centro il gioiello decorato con l’unicorno, ai riccioli che incorniciano il viso pallido colorato da guance rosee, sono rimasta quasi turbata dal Ritratto di uomo con libro, ove raffigura una figura maschile tenebrosa e affascinante, la Pallade Atena con il cammeo rappresentante la Vittoria alata e la Lucrezia, una delle opere ultime cronologicamente dell’artista, dalla stilizzazione estrema, che va incontro alla morte senza alcuna enfasi drammatica.
Ultima, ma non meno importante, la Antea, nome riferito ad una cortigiana romana, ma in realtà rappresentazione ideale della bellezza, un quadro estremamente moderno, che mi ha ricordato – forse è un azzardo, ma vorrei tentare – le figure femminili del Boldrini, eleganti e sofisticate.
La mostra è bella, si esce appagati e sazi di arte, come succede nella stragrande maggioranza di quelle organizzate alle Scuderie.
Offre un percorso temporale dell’evoluzione stilistica dei due artisti, con inoltre uno spaccato sulla Scuola di Parma che è stata influenzata dalla presenza dei due nella città, con l’esposizione di quattro artisti celebri meno conosciuti, Michelangelo Anselmi, Francesco Maria Rondani, Girolamo Mazzola Bedoli e Giorgio Gandini del Grano.
12 Correggio (Antonio Allegri) Ritratto di Dama, Olio su tela 103 x 87.5 cm. San Pietroburgo, The State Hermitage Museum Saint Petersburg, © The State Hermitage Museum /Vladimir Terebenin
Correggio (Antonio Allegri) Noli me tangere, olio su tavola (trasportata su tela) 130 x 103 cm. Madrid, Museo Nacional del Prado © Photographic Archive. Museo Nacional del Prado, Madrid.
Parmigianino (Francesco Mazzola) Conversione di Saulo, olio su tela 177.5 x 128.5 cm. Vienna, Kunsthistorisches Museum © Vienna, Kunsthistorisches Museum Inv. GG 2035
Parmigianino (Francesco Mazzola) Madonna di San Zaccaria, olio su tavola 74 x 60 cm. Firenze, Galleria degli Uffizi © Ministero dei Beni e le Attività Culturali
Francesco Mazzola, il Parmigianino. Ritratto di giovane donna detta “Schiava turca”, 1532 Parma, Galleria NazionaleFoto su concessione del Ministero dei i Beni e delle Attività Culturali e del Turismo – Polo museale dell’Emilia Romagna.
Francesco Mazzola, Parmigianino Ritratto d’uomo con un libro, Olio su tela 70 x 52 cm. York Museums Trust (York Art Gallery) Presented by F.D. Lycett Green through The Art Fund, 1955
Parmigianino (Francesco Mazzola, detto il) Antea, olio su tela. Napoli, Museo di Capodimonte