La sindrome da invasione, fomentata dai partiti xenofobi e veicolata dai media, porta a sballare i conti su quanti siano i migranti effettivamente residenti nel nostro Paese. Meno di un italiano su tre, il 28,9 per cento degli intervistati, indica correttamente l’incidenza degli stranieri sulla popolazione (l’8 per cento circa, essendo 5 milioni gli immigrati regolari: e anche contando gli irregolari non si supera il 10 per cento). C’è invece chi, preso dalla paura, li vede doppi e anche tripli. Per il 35 per cento, sarebbero infatti il 16 per cento della popolazione, per un altro 25,4, sono addirittura il 24 per cento. Un residente su quattro sarebbe insomma straniero. Ad avere questa percezione sballata è oltre il 60 per cento della popolazione.
Altre paure sono quelle dell’Islam e dell’”uomo nero”. E infatti i musulmani, che sono circa il 3 per cento della nostra popolazione, vengono sovrastimati da quasi il 70 per cento della popolazione. Per il 27,6 per cento rappresenterebbero l’8 per cento, per il 23,6 il 16 per cento, e per poco meno di un italiano su cinque (il 17,5 per cento) addirittura il 24 per cento: otto volte di più di quanti effettivamente risultano. Ma ancora: gli africani sono in Italia l’1,7 per cento soltanto della popolazione, mentre la maggioranza degli stranieri proviene dai paesi dell’Est europeo. Ma appena un italiano su sei ha la percezione esatta della loro consistenza. Il 21,6 per cento ritiene che vengano dall’Africa il 3,5 per cento degli immigrati, ben il 35,3 per cento triplica il loro numero reale, e il 27,8 pensa che siano sei volte tanti, ovvero il 10,2 per cento.
Convinzioni molto sbagliate anche sulla legge per la cittadinanza ai figli degli immigrati. Ma qui, alla xenofobia diffusa e alla superficialità dei media, si è aggiunta l’incapacità degli stessi promotori di spiegarla agli italiani. L’asse centrale di questa legge miseramente abortita è lo stesso principio adottato nel Regno Unito e in Germania: è italiano chi nasce da una famiglia integrata, tanto che almeno uno dei genitori deve avere il permesso di soggiorno permanente, che si può richiedere dopo cinque anni di soggiorno regolare, e ottenere dopo un test di italiano e aver rispettato alcuni requisiti abitativi e di reddito. E’ stato letale averlo continuato a chiamare “ius soli”: e infatti la netta maggioranza degli italiani (56,9 per cento) ritiene che con quella proposta fosse sufficiente nascere sul suolo italiano, esattamente come negli Stati Uniti.