Manca poco alla fine del 2020 ed è tempo di bilanci ma, in un anno caratterizzato da tristi cifre aggiornate giorno per giorno, tanti conti però non tornano né per le aziende né per la società nel suo complesso.
In Calabria il Covid-19 ha fortemente inciso sull’economia regionale riducendo drasticamente il fatturato delle piccole e medie imprese private che rappresentano il 97% delle realtà produttive regionali.
La crisi dell’economia in Calabria
La filiale di Catanzaro della Banca d’Italia, nel periodico rapporto sull’andamento congiunturale dell’economia in Calabria, pubblicato lo scorso 11 novembre, segnala «una diminuzione significativa del fatturato delle imprese nei primi nove mesi dell’anno, risultata più intensa per il settore dei servizi privati».
A questo si aggiunge, di conseguenza, un aumento della disoccupazione, già a livelli altissimi in Calabria: secondo “La rilevazione sulle forze di lavoro” dell’Istat, nella media del primo semestre del 2020 l’occupazione in Calabria si è ridotta del 4,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Tale variazione è stata notevolmente peggiore di quella media nazionale e del Mezzogiorno (rispettivamente -1,7 e -2,6%).
Il calo è stato particolarmente marcato per i lavoratori autonomi.
Nel complesso, il tasso di occupazione semestrale delle persone tra i 15 e i 64 anni di età è sceso al 39,1% (dal 40,1% dello stesso periodo del 2019), i costi connessi alla ricerca di un impiego sono notevolmente aumentati a causa delle misure di distanziamento fisico, con conseguente diffondersi dello scoraggiamento e relativo calo dell’offerta di lavoro. Il tasso di attività, infatti, si è ridotto sensibilmente, scendendo al 50,1% dal 52,2 dell’anno precedente.
Una regione in “zona rossa”
L’immagine che viene fuori è dunque quella di una Calabria in “zona rossa” su più fronti: lo stato di emergenza ormai va da quello sanitario a quello economico, da quello occupazionale a quello sociale.
Alla fine del periodo di lockdown si è registrata una lieve ripresa dell’attività economica, insufficiente tuttavia a compensare la forte crisi dei mesi precedenti. Ripresa trainata in particolare dal settore turistico, che in Calabria è legato soprattutto a flussi di vacanzieri estivi e che vale il 25% del Pil regionale e che secondo i dati del Bollettino dell’Enit e dell’Osservatorio Nazionale del Turismo ha portato in Calabria un buon 5% del totale dei viaggiatori durante il periodo estivo.
Turismo in Calabria, una buona notizia
Purtroppo, però, la “seconda ondata” di contagi ha frenato questa sia pur lieve ripresa; il Dcpm entrato in vigore il 26 ottobre ed i seguenti decreti del Governo hanno introdotto nuove limitazioni, in particolare proprio all’esercizio delle attività di un intero comparto, quello dell’HO.RE.CA. (hotel, ristoranti, caffè/catering) che tanto aveva contribuito alla tenuta della economia calabrese.
Il provvedimento, infatti, interessa circa 11mila imprese (il 3,2% del dato nazionale), il 71% delle quali è costituito come ditta individuale (contro il dato medio nazionale del 50,2%), mentre le società di capitale rappresentano il 13% del totale regionale e le società di persona il 16%. Da osservare è che quasi il 20% delle imprese calabresi è gestito da giovani (under 35); si tratta di un valore di 5 punti percentuale superiore alla media nazionale (14,4%). I bar calabresi interessati al nuovo provvedimento del governo sono 4.550 (il 3,3% del totale nazionale), mentre i ristoranti sono 6.200.
Secondo le stime Istat, gli occupati (valori medi annui) nel settore calabrese dei servizi di ristorazione sono pari nel 2018 a 25.066, di cui 14.561 nei ristoranti, 1.713 nel settore del catering e poco meno di 8.800 nei bar.
Se alla netta riduzione di fatturato delle imprese di produzione di beni e servizi si aggiunge poi il drastico calo delle vendite nel settore del commercio e dell’artigianato, si arriva a quella riduzione del Pil regionale calabrese pari a -8,9% così come indicato nel rapporto annuale Svimez, che inoltre prevede per il 2021 un marginalissimo +0,6.
Economia calabrese, una ripartenza difficile
Non è facile ripartire per chi non ha chiuso l’attività e non sarà facile ridare fiducia agli imprenditori calabresi che hanno resistito e che ci credono ancora.
L’operato di imprese e famiglie, che resta condizionato dall’incertezza legata al riacutizzarsi della pandemia, può solo sperare nell’efficacia delle misure e degli strumenti pubblici a supporto dello sviluppo economico-finanziario.
Le ingenti risorse del MES, il Meccanismo Europeo di Stabilità (35 miliardi di prestiti) e del Recovery Fund, noto anche come “Next generation EU”, che vale circa 209 miliardi di euro tra contributi a fondo perduto (127) e prestiti a tassi agevolati (82), che nei prossimi mesi saranno messi in circolazione sotto forma di incentivi, finanziamenti, bonus, sussidi e quant’altro, possono dare risposte e aiuti concreti solo se precedute e accompagnate da una razionale e strategica programmazione degli interventi e delle misure da attuare nelle varie regioni.
Una distribuzione confusa o “a pioggia” che non tenga conto delle reali esigenze dei diversi settori e delle peculiarità dei territori, non gioverebbe a nessuno.
Calabria in lockdown: una regione virtuosa
In particolare, come la storia ricorda e dovrebbe insegnare, non gioverebbe proprio a quelle regioni a ritardo di sviluppo che, nonostante anni e anni di aiuti comunitari e interventi straordinari statali, non hanno registrato alcuna ripresa o reale e significativa ricaduta sul proprio territorio, anzi, hanno sprecato o addirittura restituito ingenti quantità di soldi pubblici.
Pertanto, saremmo curiosi, e soprattutto rassicurati, se potessimo conoscere: quali e quante risorse saranno destinate alla Calabria?
Quali progetti strategici saranno realizzati in Calabria con queste risorse?
Quali opere e quali investimenti si stanno programmando per il territorio calabrese?
Quando e come verranno programmati e attuati gli strumenti operativi previsti dalla Politica di coesione 2021-2027?
Non si tratterebbe, stavolta, di mero assistenzialismo, ma di reale e vitale necessità: il Sud sta morendo e la Calabria rischia di essere la prima vittima.
Corrado Alvaro diceva: «I calabresi vogliono essere parlati». E allora parlateci, spiegateci, dateci un segnale forte, rassicurante, di presenza e attenzione da parte di uno Stato protettore, fedele e generoso poiché: «(…) da queste terre dimenticate – come afferma il Presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara – i cittadini continuano a chiedere un intervento, una presenza che riaffermi il valore, la credenza in un ethos comune di Stato, di nazione».
Perché il Sud non resti, per dirla con Franz Kafka, un’eterna corda sospesa fra la terra e il cielo, ugualmente incapace di rimanere in terra e di raggiungere il cielo.
*Maurizio Lovecchio è Direttore della sede Eurispes della Calabria.