Sembra un paradosso, ma nella settimana in cui l’Italia risale le classifiche mondiali del contagio, tornando ad essere il primo paese in Europa per numero di morti ed il quinto nel mondo (64.036 i decessi al 12 dicembre), solo 3 aperture dei Tg di prime time vanno ai “numeri” del Covid. Complici gli indici in discesa e la minore pressione sul Sistema Sanitario, la cronaca dell’epidemia è stata scalzata e relegata in seconda o terza posizione nelle scalette, a vantaggio del piatto tipico dell’informazione del prime time: guerra di posizione tra i partiti, voti sul filo di lana, continue avvisaglie di rimpasti o crisi di Governo.
Con l’arrivo del voto sul MES – che dopo aver addensato ombre su tutta la settimana passata si risolve senza problemi nella serata di mercoledì – i Tg meno “vicini” all’area di Governo (i Tg Mediaset, il Tg2 e il Tg La7) si avventano sul nuovo scontro all’orizzonte, ossia la rottura di Renzi sulla cabina di regia per il Recovery Plan, con titoli e servizi che, sostanzialmente, fungono da megafono alle dichiarazioni dei principali esponenti della maggioranza e dell’opposizione, accompagnati solo in rari casi da approfondimenti e spiegazioni.
In questo quadro, malgrado il Recovery Plan sia finalmente al centro dell’attenzione politica, continuano a latitare nei servizi riferimenti a qualsivoglia contenuto o “ricetta”, mentre restano al centro le avvisaglie di nuove maggioranze e scontri derubricati a “guerra per le poltrone” da alcuni commentatori Mediaset. Si rinnova così il “lamento” di Mentana, che già criticava l’assenza di ricette per il Recovery Fund, e che lunedì può rilanciare segnalando come «questa discussione rimasta lungamente segreta» giunga a «far esplodere tante contraddizioni»: uno scontro sul “metodo”, ma che ancora non guarda ai contenuti.
Non resta che auspicare che i “contenuti”, ovvero le ricette e le strategie per l’impiego dei fondi europei, divengano tema di confronto tra le varie forze politiche. Una transizione verso cui l’informazione potrebbe – e dovrebbe – manifestare la sua funzione positiva. Quando a fine maggio i 209 miliardi per l’Italia vennero messi nero su bianco, diverse testate – a cominciare dal Tg5 – abbozzarono proposte per il loro impiego. Sarebbe auspicabile ritrovare una rinnovata attenzione nei servizi del prime time, accompagnata magari dagli interventi dei più qualificati rappresentati dell’imprenditoria e della società civile.
Su questo ultimo fronte, il silenzio dell’informazione di venerdì sull’entrata definitiva dello Stato in ArcelorMittal attraverso Invitalia, totalmente assente dalle scalette, non sembra far sperare per il meglio. Da parte sua, l’Eurispes avanza un contributo per un progetto di “ristrutturazione creativa” dei molti impianti industriali italiani non utilizzati.