Flat tax, questa sconosciuta

flat tax

Le imminenti elezioni politiche hanno riportato in voga una serie di proposte che ritornano periodicamente, e tra le quali figura la flat tax, o tassa piatta. Spesso c’è una certa confusione su cosa significhi esattamente questo tipo di proposta, o su quali siano le sue possibili “varianti”. Del resto, se applicare una flat tax vuol dire pagare le imposte con un’aliquota inferiore a quelle attualmente pagate, come contribuenti, chi può non essere a favore di tale misura? L’Istituto Eurispes ha da tempo affrontato il tema che ad oggi vive una nuova attualità, evidenziandone gli effetti concreti, in termini sia numerici che giuridici.

Flat tax e tutela della progressività

Il problema dell’introduzione di una tale misura non sembra del resto che possa essere la tutela della progressività. In realtà, infatti, tale questione è oggi molto ridotta, essendoci già nel nostro Ordinamento vari tipi di redditi sottoposti ad aliquote fisse, laddove i regimi sostitutivi sono ormai quasi più la regola che l’eccezione, dagli affitti, alle rendite finanziarie, etc. In linea generale, oggi sono anzi i lavoratori gli unici ad essere davvero sottoposti alla progressività per aliquote, mentre, tra le diverse fonti di creazione della ricchezza, quella derivante dal fattore lavoro dovrebbe essere, semmai, la più tutelata. Per i redditi d’impresa, poi, l’obiettivo della flat tax (laddove, come noto, un’aliquota flat, in questo caso, c’è già) dovrebbe invece mirare a “colpire” esclusivamente gli utili derivanti dall’attività imprenditoriale, riconoscendo una serie di detrazioni relative a stipendi pagati ai lavoratori, costo di beni e servizi necessari alla produzione, spese per gli immobili in cui si svolge l’impresa, etc., tutti fattori questi che già scontano una propria tassazione.

Flat tax e copertura finanziaria: un problema di evasione più che di numeri

Il tema legato alla introduzione della flat tax è allora, semmai, quello della copertura finanziaria. Per avere però chiaro il quadro giuridico e contabile di riferimento (e rispetto al quale anche valutare il concetto di progressività), occorre guardare ai numeri “dichiarati” dai contribuenti. La media del dichiarato in Italia è infatti di circa 20.000 euro. E stiamo parlando di lordo. Se dunque è vero che il 45% dei contribuenti italiani dichiara meno di 15.000 euro all’anno (pagando però solo il 4,5% dell’Irpef totale, con aliquota al 23%), l’applicazione di una flat tax “a regime”, per esempio al 23%, riguarderebbe (ed avvantaggerebbe) il rimanente 55% dei contribuenti, che sconta oggi aliquote ben superiori. Il problema (o il vantaggio, a seconda dei punti di vista) è che quel 55%, in termini di gettito erariale, vale il 95% dell’Irpef. E dunque le risorse da coprire (in termini di minore gettito) sarebbero notevoli.

Il 45% dei contribuenti italiani dichiara meno di 15.000 euro all’anno

Non c’è bisogno però di grande spirito intuitivo per rendersi conto che i numeri del dichiarato in Italia non appaiono così “veritieri”, o almeno non corrispondono a quelli dei consumi del Paese. E dunque, lo “spirito” della flat tax” sarebbe in realtà proprio quello di trovare una soluzione per contrastare un’evasione fiscale che nel nostro Paese è stimata in (almeno) 100 miliardi di euro. Considerata l’enorme evasione fiscale che affligge il nostro Paese, e considerato che quelli che oggi dichiarano redditi sopra i 28.000 euro (lordi), che dalla flat tax avrebbero immediato vantaggio, sono soggetti ad aliquote oggettivamente molto alte (tra il 38% e il 43%), è allora evidente che tali contribuenti pagano un carico fiscale molto alto proprio per compensare le mancate entrate di chi non dichiara (apparendo quanto meno poco credibile che la metà della popolazione italiana, sulla base di quanto dichiara, percepisca un reddito mensile sui 1.000 euro lordi).

Una misura volta a disincentivare i redditi non dichiarati

Una delle motivazioni “logiche” sottese alla introduzione della flat tax è allora proprio basata sul fatto che, presunta una rilevante evasione, l’applicazione di un’aliquota più bassa farebbe sì che quella parte di contribuenti che oggi dichiara cifre irrisorie sarebbe incentivata ad “emergere” spontaneamente. Quando si parla di equilibri finanziari pubblici puntare però sulla “scommessa” di quello che potrà succedere (l’emersione spontanea di chi oggi non dichiara) è sempre piuttosto pericoloso. E allora la flat tax, per “prudenza” contabile, almeno in una prima fase (necessaria per poi arrivare, in una seconda fase, ad una revisione generale del sistema delle aliquote), potrebbe applicarsi solo su quella parte di reddito che gli italiani, vista la nuova tassazione, si convincessero (effettivamente) a dichiarare, in più, rispetto al pregresso (non tanto rispetto all’anno precedente, quanto rispetto ad un periodo pluriennale di riferimento, per evitare possibili aggiramenti), magari con la garanzia, anche normativa, che il Fisco non corra ad accertarli per le annualità del passato. Questo è ciò che si intende quando si parla di flat tax “incrementale”. Che andrebbe peraltro a risolvere anche un’altra criticità del nostro attuale sistema tributario. Ititolari di partita IVA che operano nel regime forfettario (e cioè imprenditori individuali e professionisti con redditi non superiori a 65mila euro l’anno), già godono oggi di un’aliquota del 15% su un imponibile determinato in base al Codice ATECO (e questo senza considerare l’aliquota del 5% sulle nuove attività). L’introduzione generalizzata di una flat tax incrementale potrebbe allora risolvere anche un ulteriore problema tecnico, legato a tale, attuale, legislazione: quello del cosiddetto “scalino”, laddove, se si sfora il tetto (lo scalino, appunto) dei 65mila euro, i benefici fiscali, concessi a chi rientra nel regime forfettario, si perdono. Chi guadagna 65mila euro l’anno non avrebbe allora alcuna convenienza a incassarne ulteriori 10mila, perché si vedrebbe costretto a pagare migliaia di euro di imposte in più, azzerando così, di fatto, il maggiore guadagno ottenuto. Nella peggiore delle ipotesi, poi, qualcuno potrebbe avere la tentazione di restare sotto la soglia, anche a costo di “nascondere” parte del fatturato. Anche in tal caso, quindi, un sistema di flat tax incrementale tutelerebbe l’impegno di maggiore produttività.

Alla flat tax dovrebbero seguire semplificazione normativa e rafforzamento del sistema legale e di giustizia fiscale

Certo, per realizzare una tale riforma in modo efficace e strutturato, la sua introduzione dovrebbe essere preceduta da simulazioni sui dati relativi alle dichiarazioni fiscali, dall’analisi dei dati della “Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva”, e dei dati relativi al consumo delle famiglie italiane. Si dovrebbero poi acquisire ulteriori informazioni, quali, ad esempio, la composizione delle famiglie “fiscali” italiane per fasce di reddito; i dati sull’evasione fiscale distinti per settori; i redditi da dividendi di società di capitali per soci qualificati e non qualificati; i dati di altri redditi soggetti a ritenuta alla fonte a titolo d’imposta, a imposta sostitutiva o a tassazione separata. All’adozione della flat tax dovrebbero poi seguire un’effettiva ed efficace semplificazione normativa ed un rafforzamento del sistema legale e di giustizia fiscale, facendo, in pratica, pagare davvero a tutti tutto il dovuto. E, in vista del mantenimento di un’adeguata soglia di gettito fiscale, si dovrebbero abolire almeno parte delle detrazioni in vigore. L’analisi dovrebbe, infine, essere estesa a tutti gli altri redditi già attualmente soggetti a ritenuta alla fonte a titolo d’imposta, o ad imposta sostitutiva, o a tassazione separata. E per valutare l’impatto della variazione di tassazione su questi redditi, occorrerebbero i dati dei redditi complessivi e della relativa imposta complessiva, divisi per le diverse tipologie di reddito (a titolo meramente esemplificativo: gli interessi sui conti correnti non relativi all’attività d’impresa; gli interessi sui Bot e quelli su obbligazioni quotate; il Tfr, le plusvalenze dovute alla cessione onerosa o alla liquidazione di azienda posseduta da più di 5 anni; i premi e le vincite, etc.).

Qualsiasi idea di flat tax si intenda sposare, il percorso dovrà essere comunque graduale, laddove, come sempre per le misure fiscali, tutte le proposte vanno analizzate in modo concreto e pragmatico, evidenziandone (a volte anche in visione prospettica) i pro e i contro e gli effetti sui contribuenti e sul bilancio pubblico. Poi la scelta spetta alla politica.

*Direttore Osservatorio sulle Politiche fiscali dell’Eurispes

Leggi anche

Ultime notizie
vegetariani
Società

Vegetariani e vegani, quasi un italiano su dieci sceglie di non mangiare proteine animali

Gli italiani sono in maggioranza onnivori, ma il 7,2% nel 2024 si dichiara vegetariano, con una crescita del 3% rispetto alle rilevazioni precedenti. I vegani sono invece il 2,3% del campione, facendo arrivare quasi al 10% la percentuale di italiani che rinuncia alle proteine animali.
di redazione
vegetariani
università
Intervista

Più laureati, ma non a scapito della qualità: intervista al Prof. Vincenzo Milanesi

L’Università italiana sforna ancora professionisti richiesti anche all’estero, ma bisogna investire più risorse, come per la Scuola. Un’intervista sulle sfide e sul ruolo della formazione nel Sistema-Paese con il Prof. Vincenzo Milanesi, Professore emerito di filosofia morale ed ex Rettore dell’Università di Padova.
di redazione
università
Video

“Per costruire il futuro della scuola serve il coraggio delle decisioni”. Intervista Roberto Ricci, Presidente INVALSI

  “Per costruire il futuro della scuola serve il coraggio delle decisioni”. Intervista Roberto Ricci, Presidente INVALSI - Istituto nazionale per la valutazione...
di redazione
giovani
Società

Una riflessione su giovani, futuro, valori

In Italia i giovani credono in valori quali la democrazia, la salute, il valore del tempo libero, ma non hanno fiducia nelle possibilità di realizzazione che il nostro Paese può offrire loro.
di  RAFFAELLA SASO*
giovani
toscana 2050
Futuro

“Toscana 2050”: un progetto per anticipare il futuro

“Toscana 2050” è il primo progetto multidisciplinare nato per scrivere il futuro con un approccio inclusivo e partecipativo, coinvolgendo tutti gli attori della società, con un’attenzione particolare verso le scuole e i giovani e l’IA come tecnologia chiave di progettazione.
di Elena Vian*
toscana 2050
economia digitale
Tecnologia

Economia digitale, imprese italiane promosse ma c’è un gap nelle competenze

Economia digitale motore della crescita: secondo un recente report OCSE le imprese italiane superano la media OCSE per uso del cloud computing e di Internet of Things, ma al di fuori del contesto aziendale esiste ancora un gap nelle competenze digitali e nella formazione scientifica, ancora più evidente per le donne.
di Mariarosaria Zamboi
economia digitale
porti
Recensioni

I porti italiani hub energetici e di sostenibilità nel saggio di Sergio Prete

I porti italiani hanno un ruolo cruciale nella transizione energetica, per la sostenibilità e lo sviluppo dei traffici di materie prime con il Nordafrica, come spiega il saggio di Sergio Prete, Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ionio e dell’Autorità Portuale di Taranto.
di Angela Fiore
porti
generazione
Società

I giovani e i loro obiettivi futuri. Rischi, valori e inquietudini di una generazione

La generazione giovane, meglio nota come Generazione Z, manifesta dubbi e timori rispetto ai rischi sociali ed economici che deve affrontare, nella consapevolezza di vivere in una epoca di incertezza e forte cambiamento a livello globale.
di Angela Fiore
generazione
piattaforme
Tecnologia

“Pagati per”: il business delle piattaforme che premiano passioni e attività quotidiane

La tecnologia, con la sua capacità di connettere persone e opportunità, ha dato vita a un nuovo modello economico basato su piattaforme digitali che pagano gli utenti per svolgere attività quotidiane o trasformare passioni in micro-redditi, ridefinendo così la relazione fra tempo libero, passioni e denaro.
di Mariarosaria Zamboi
piattaforme
Franco Ferrarotti
Società

Ricordo di Franco Ferrarotti. Per superare i contrasti proviamo a costruire un nuovo ellenismo

In ricordo di Franco Ferrarotti, padre della Sociologia italiana scomparso recentemente, una intervista che si propone come sintesi di diversi momenti di confronto avuti con lo studioso.
di Massimiliano Cannata
Franco Ferrarotti