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Fondi per il PNRR, erogata la prima rata: il punto della situazione

di
Claudia Bugno*

Il percorso per la realizzazione del PNRR è costellato di vincoli di performance. Una peculiarità nel panorama dei fondi europei che testimonia la volontà della Commissione Europea di portare a termine un Recovery Plan con obiettivi e tempistiche ben definiti. Il contributo proveniente dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza, che finanzia larga parte del nostro PNRR, è infatti «erogato in funzione del conseguimento dei risultati in riferimento ai traguardi e agli obiettivi del piano per la ripresa e la resilienza»[1].

La prima rata dei fondi per il PNRR versata all’Italia

Un importante traguardo è stato raggiunto lo scorso 13 aprile, quando è stata erogata la prima tranche di pagamenti per il PNRR. Il versamento dei 21 miliardi di euro (arrivato dopo un prefinanziamento di 24,9 miliardi di euro ottenuto dall’Italia lo scorso agosto) è legato al raggiungimento dei 51 obiettivi che l’Italia aveva programmato per lo scorso anno. Il 30 dicembre scorso, infatti, il Ministero dell’Economia e delle Finanze aveva inviato alla Commissione Europea la richiesta relativa al pagamento della prima rata dei fondi per un totale di 24,1 miliardi di euro. L’importo effettivamente versato di 21 miliardi di euro (suddivisi fra 10 miliardi di sovvenzioni e 11 miliardi di prestiti) è al netto di una quota che la Commissione trattiene su ogni rata di rimborso, pari al 13% del prefinanziamento ricevuto ad agosto 2021 dall’Italia.

Fondi per il PNRR: i prossimi step per il 2022

Il prossimo giugno sarà la deadline per ulteriori 45 obiettivi, di cui 15 riforme e 30 investimenti (parte delle complessive 100 condizioni da raggiungere entro la fine del 2022), che daranno accesso a ulteriori 24 miliardi di euro.

In tale processo, occorre sottolineare il ruolo primario del Parlamento: 154 obiettivi del PNRR, tra milestone e target, richiederanno l’approvazione di “riforme”, e di queste, più di un terzo (59) dovrà essere soddisfatto mediante l’approvazione di disposizioni legislative.

Alcune sfide per l’attuazione del Piano

Fondamentale sarà poi il ruolo degli Enti attuatori, poiché quest’anno, con la chiusura dei bandi e degli avvisi emanati dalle Amministrazioni centrali per la selezione dei progetti, inizierà la fase attuativa di numerosi interventi. I progetti selezionati dovranno garantire sia il raggiungimento degli obiettivi del Piano sia il rispetto delle scadenze previste. La fase in corso, ovvero quella di attuazione effettiva del Piano, è dunque estremamente delicata, come sottolineato anche dal Ministro dell’Economia e delle Finanze, Daniele Franco, in audizione lo scorso 23 febbraio.

Anche per tali motivi è stato recentemente istituito ilTavolo di monitoraggio delle misure per rafforzare gli Enti locali, coordinato congiuntamente dal Dipartimento della Funzione pubblica e dal Dipartimento degli Affari regionali e le Autonomie, a cui partecipano i rappresentanti del MEF, del Dipartimento per le politiche di coesione, delle Regioni, Province e Comuni. L’obiettivo del Tavolo è il monitoraggio delle modalità di funzionamento degli strumenti introdotti a sostegno degli Eenti locali, l’efficacia della loro attuazione e le eventuali ulteriori necessità che dovessero emergere nei territori.

Oltre alle sfide interne al nostro Paese, non vanno tuttavia dimenticati fattori esterni di preoccupazione per l’efficace ed efficiente realizzazione del Piano secondo la tabella di marcia. I ritardi e l’aumento dei costi per investimenti e riforme sono rischi particolarmente accentuati in questo momento storico, come recentemente evidenziato dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio: tra le cause, il conflitto ucraino-russo, le tensioni geopolitiche, la carenza di materie prime e l’inflazione.

[1] Dal Regolamento (UE) 2021/241 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 12 febbraio 2021.

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*Responsabile per l’Istituto dell’Osservatorio per lo Sviluppo dei Territori Eurispes/RGS.

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