Far fronte alle spese e capacità di risparmio
Il 45,3% delle famiglie italiane sono costrette ad utilizzare i risparmi per arrivare a fine mese, dato in crescita dell’8,2% rispetto al 2021, sebbene l’anno peggiore sia stato il 2020 con il lockdown (47,7%).
Diminuiscono del 9% (rispetto al 2021) le famiglie che affrontano senza problemi tutte le spese mensili (35,3%), una percentuale comunque superiore rispetto a quelle registrate nelle altre rilevazioni, ad eccezione del 2017, quando la maggior parte delle famiglie italiane affermava di arrivare a fine mese senza grandi fatiche (51,7%). Queste alcune indicazioni che emergono dall’analisi dei dati contenuti nel Rapporto Italia 2022 realizzato dall’Eurispes.
Anche la capacità di risparmiare è diminuita nell’ultimo anno (22,9%; -4,7%), ritornando a livelli simili a quelli registrati in passato; mentre aumentano del 4,8% le famiglie che trovano difficoltà a pagare la rata del mutuo raggiungendo il livello più alto finora registrato (43%); al contrario, diminuiscono, seppur di poco, gli intervistati che affermano di riuscire con difficoltà a far fronte al canone d’affitto (-1,8%).
Circa una famiglia su quattro affronta con fatica le spese mediche (24,5%), dato abbastanza in linea con quelli degli anni precedenti, mentre sono sempre di più le persone che affermano di avere difficoltà a pagare le utenze di gas, luce, ecc., segnale che il caro energia si fa sentire sui bilanci familiari: con il 34,4% di risposte affermative si registra quest’anno la percentuale più alta della serie storica considerata, 2017-2022 (+7,4% sul 2021).
Le strategie e le rinunce per far quadrare i conti nelle difficoltà economiche
Per quanto riguarda il bisogno di liquidità il 35,7% (+7,2% rispetto al 2021) del campione ha chiesto un sostegno finanziario alla propria famiglia oppure si è rivolto ad amici, colleghi o altri parenti (18,2%, +3,1%); ha chiesto un prestito bancario il 18% (+2,9%) dei rispondenti, mentre è molto più diffuso il ricorso alla rateizzazione dei pagamenti per effettuare acquisti, utilizzata da circa un italiano su tre (33,6%). C’è da considerare che l’11,1% del campione, non potendo accedere a finanziamenti bancari, ha richiesto prestiti a privati (non parenti o amici), pratica che spesso si traduce in forme di usura, il 14,4% ha dovuto vendere o ha perso dei beni (casa, attività, automobile, ecc.) e il 12,9% è tornato a vivere in casa con la famiglia di origine o con i suoceri (+2,9%).
Sul fronte dei pagamenti sono il 27,6% gli italiani che hanno pagato con forte ritardo le bollette, il 18,6% si è trovato in arretrato con la rata condominiale e il 16% ha saldato con difficoltà il conto presso commercianti/artigiani. Il 19% ha accettato di lavorare senza contratto (+3,6%) e il 22,8% ha svolto più di un lavoro contemporaneamente (+7,7%).
Negli ultimi anni stanno fiorendo, oltre al classico E-Bay, numerosi siti di aste e vendite on-line (ad esempio, Vinted o Wallapop), un modo rapido e sicuro per vendere ciò che non serve e guadagnare qualcosa: il 18,1% degli italiani nell’ultimo anno ha utilizzato queste piattaforme per mettere in vendita beni e oggetti; circa un rispondente su dieci ha invece preferito affittare abiti e/o accessori in occasione di feste e cerimonie, piuttosto che acquistarli (10,9%).
Chi avrebbe avuto bisogno di una badante per sé o per un proprio caro, vi ha rinunciato nel 31,6% dei casi e sono il 27,5% i genitori che hanno rinunciato all’aiuto di una/un baby sitter.
La casa e una pensione integrativa sono gli investimenti che gli italiani farebbero in questo momento
In questa situazione di instabilità è stato chiesto agli italiani quali siano le forme di investimento più sicure in questo periodo. La casa rappresenta ancora un buon investimento per il 48,2% della popolazione. Al secondo posto si colloca la stipula di una pensione integrativa (40,6%); segue il deposito dei risparmi in conti bancari/postali (26,9%), mentre sono molto più tiepide le percentuali in favore degli acquisti di azioni, obbligazioni e fondi in Borsa (18,6%) e dell’acquisto di attività commerciali (16,4%).
L’acquisto di una casa è considerato un buon investimento specialmente per le fasce d’età centrali (57,5%: 35-44 anni; 53%: 25-34 anni). Circa un italiano su cinque fra i 18 e i 24anni investirebbe nell’acquisto di un’attività commerciale (20,6%). Fra i 35 e i 64 anni si guarda con più favore alle pensioni integrative (45,4%, 45-64 anni e 42,8%, 35-44 anni). I depositi bancari sono un buon investimento soprattutto per i 18-24enni (33,9%), seguiti dai 25-34enni (29,5%) e, sempre i più giovani, guardano con più favore degli altri agli investimenti in Borsa (22,4% fra i 18 e i 24 anni; 22,3% fra 25 e 34 anni).