Un’analisi più completa della quarantena sociale
«Gli effetti del Covid-19 non sono stati ancora completamente indagati; di conseguenza è incerto quale sarà lo sviluppo futuro» delle nostre società. È questo il punto chiave della riflessione del professore Ka Lin*, Direttore del Dipartimento di Sicurezza Sociale e Gestione dei Rischi al Collegio di Pubblica amministrazione presso l’Università cinese di Zhejiang, nell’ultimo Rapporto 2022 sulla precarietà pubblicato dalla Rete SUPI. «Questa incertezza – secondo Ka Lin – è legata a diversi aspetti della crisi pandemica, tra cui la qualità e il ritmo di produzione dei vaccini e dei farmaci, il cambiamento degli stili di vita e degli atteggiamenti delle persone nella vita quotidiana». Durante la crisi pandemica, i governi si sono adoperati per sventare la minaccia alla salute pubblica ma hanno spesso dimenticato di tenere in considerazione i modelli comportamentali e psicologici delle persone, concentrandosi solo sugli aspetti clinici. Le politiche di risposta alla pandemia dovrebbero essere progettate, invece, non solo per affrontare i problemi di salute pubblica, ma anche per stabilizzare i sistemi sociali nelle nuove condizioni determinate dalla crisi. Ciò che occorre stabilire è la relazione tra gli approcci clinici e sociali, da valutare in termini di coesione sociale di un sistema; è questa la condizione per costruire quella che viene definita una assistenza pubblica intelligente.
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Le modalità della quarantena sociale
Ka Lin muove da un’analisi approfondita dei diversi approcci che i paesi di tutto il mondo hanno adottato nella gestione della crisi pandemica con le misure di quarantena sociale e ne individua quattro modalità principali:
- Modalità clinica: la quarantena come misura per la tutela della salute pubblica. È introdotta per fermare l’infezione, rilevare, isolare ed esaminare ogni caso sospetto, fornire cure tempestive e appropriate ai pazienti Covid-19.
- Modalità comunitaria: la quarantena come misura per ridurre la diffusione del virus nella popolazione con provvedimenti di chiusura di scuole e strutture organizzate, restrizioni per i viaggi, il coprifuoco e le limitazioni agli assembramenti. In questo caso, sono necessari quattro fattori per rendere efficace la quarantena: entrare in sintonia con le opinioni della comunità locale, creare interazione e collaborazione con i vari stakeholders della comunità, organizzare la fornitura dei servizi necessari per la quarantena e per mantenere il distanziamento sociale e, infine, costruire un ambiente favorevole per le pratiche sanitarie e igieniche da mettere in atto.
- Modalità di comportamento individuale: perché la quarantena sociale funzioni come strumento efficace deve tener conto dei modelli comportamentali degli individui. Essa può funzionare soltanto quando i membri di una comunità aderiscono alle limitazioni e applicano volontariamente il distanziamento sociale. Per ottenere questo risultato, un ruolo fondamentale è svolto dai media con l’informazione e la sensibilizzazione dell’opinione pubblica. Quando le persone sono ben informate sulla natura e sui rischi di una malattia, tendono a adottare in maniera volontaria dei cambiamenti comportamentali, senza cadere nell’incertezza e nella confusione.
- Modalità psicologica: una quarantena sociale produce delle conseguenze sulle caratteristiche psicologiche del comportamento individuale. Lo può fare in termini positivi, indirizzando le persone verso la disciplina, l’azione collettiva, la responsabilità sociale e la solidarietà, oppure in termini negativi, facendo emergere pregiudizi e soprattutto disuguaglianze. È importante perciò analizzare lo strumento della quarantena sociale anche attraverso la modalità psicologica, considerando che il fenomeno può portare con sé dei disturbi e dei problemi di salute mentale legati alla depressione e alla frustrazione, esacerbando il senso di solitudine e influenzando in maniera negativa anche la salute nel lungo termine.
Gli aspetti macro e micro della quarantena
Con riferimento a queste modalità di quarantena sociale, Ka Lin confronta diverse esperienze fatte in alcuni Paesi, come Germania, Cina e gli Stati del Nord Europa. E ne emerge che i migliori risultati si sono registrati in quelle realtà, come la Germania, dove le misure di distanziamento sociale adottate per ridurre la pressione sulle attività cliniche sono state accompagnate dallo sviluppo di un sistema sanitario di assistenza intelligente. Un particolare successo ha registrato il potenziamento del ruolo del medico di famiglia, dei servizi in grado di fornire consigli, analisi, cure e assistenza a distanza. Ma il problema aperto è un altro e riguarda il fatto che attualmente le analisi sugli effetti della quarantena si limitano a valutare soltanto gli aspetti clinici e comunitari, che operano a livello macro, tralasciando invece gli aspetti comportamentali e psicologici, che agiscono a livello micro. «Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, applicando nelle analisi l’approccio di tipo macro emerge con chiarezza che la pandemia di Covid-19 non è solo una crisi di salute pubblica, ma anche un’emergenza socioeconomica» ricorda il professor Lin, aggiungendo che «per ottenere i migliori risultati nella gestione della salute pubblica, nei provvedimenti di quarantena sociale devono essere incorporate anche delle specifiche misure comportamentali e psicologiche. Le misure adottate dagli Stati in risposta al Covid-19 hanno in pratica causato anche notevoli effetti psicologici sulla mentalità delle persone e sul livello del loro consenso all’adozione delle misure di quarantena sociale; tra gli effetti immediati si devono considerare diversi sintomi, come i traumi e l’ansia delle vittime della pandemia».
Gli effetti psicologici del Covid e la diffusione della precarietà esistenziale
La solitudine e l’isolamento sociale aumentano il carico di stress e possono avere degli effetti dannosi sulla salute psicologica, cardiovascolare e immunitaria delle persone. Infatti, le persone in quarantena spesso riferiscono di provare depressione, senso di isolamento, rabbia e sentimenti negativi associati alla stigmatizzazione di cui sono oggetto. Nel caso specifico del Covid-19, il rischio di infezione è ancora in grado di causare ansia e paura, danni per la salute mentale che colpiscono anche chi è stato contagiato dal virus. Nel corso degli ultimi due anni, la necessità clinica di isolamento sociale è diminuita e le barriere comunitarie sono state in parte rimosse. Sono emersi così gli effetti psicologici della quarantena nel lungo periodo: le regole di controllo sono state integrate nel comportamento delle persone e hanno influenzato il ritmo della riabilitazione. Confusione, paura e incertezza verso il futuro sono ancora gli stati emotivi predominanti e sono il risultato delle nuove condizioni dell’interazione umana, dell’alto grado di isolamento dal pubblico e dei limiti imposti ai contatti ravvicinati tra gli individui. Le persone stanno trovando difficoltà a tornare nelle condizioni di normalità e le conseguenze psicologiche di questa situazione sono destinate ad avere un notevole impatto anche sul funzionamento dell’economia e la coesione sociale di ogni sistema. La precarietà esistenziale si afferma così come un fenomeno strutturale nelle nostre società. È questa, una delle principali conseguenze della crisi pandemica che dovrebbe essere valutata e affrontata con grande attenzione.
*Ka Lin, Professore, Direttore, Dipartimento di Sicurezza Sociale e Gestione dei Rischi, Collegio di Pubblica Amministrazione, Università di Zhejiang (Cina). Vice presidente Associazione Internazionale di Qualità Sociale (IASQ). Riferimento: Rete Europea SUPI sulla Precarietà Sociale 2022 (Berlino-Roma).
**Ida Nicotera, Dipartimento Internazionale dell’Eurispes.