La decisione dell’ONU, che è stata assunta con il concorso di tutti gli Stati membri, compresa l’Italia, di convocare un Vertice Sociale Mondiale il prossimo novembre 2025 conferma la gravità della situazione che stiamo vivendo, anche sul fronte dello sviluppo comune. Da oltre un anno, i governi nazionali stanno lavorando a definire delle proposte da sottoporre alla valutazione finale del Vertice. Sarà molto importante che in questa occasione il governo italiano possa presentare delle proposte innovative, frutto di un confronto e un lavoro condiviso con la comunità scientifica, con le organizzazioni sindacali e della società civile. La conferenza scientifica dell’Eurispes e CNR-DSU svoltasi a Roma oggi, “Verso il Vertice Sociale Mondiale dell’ONU 2025. Il contributo dell’Italia”, ha proprio questa finalità: riflettere sulla complessità dei problemi da affrontare – a cominciare dai termini per definire la qualità dello sviluppo –, elaborare proposte e raccomandazioni, come risultato di un confronto aperto e costruttivo. L’occasione è troppo importante per non definire un contributo di questo genere. L’ auspicio è che questa riflessione comune possa strutturarsi in modo organico nel prossimo futuro e possa diventare un tavolo di lavoro permanente, punto di riferimento per qualificare al meglio il ruolo dell’Italia in ambito internazionale.
Elaborare un Contratto Sociale Mondiale come strumento per intervenire al meglio e correggere le attuali dinamiche di sviluppo
La sfida che abbiamo di fronte è ambiziosa come emerge dai documenti preparatori elaborati finora dalle Nazioni Unite e dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO): definire un Contratto Sociale Mondiale come strumento per intervenire al meglio e correggere le attuali dinamiche di sviluppo, colmando i gravi squilibri crescenti tra le diverse aree geografiche e nell’ambito dei singoli Stati. Tutto ciò per dare un contributo concreto sia alle politiche per la sostenibilità definite nell’Agenda 2030 sia alle politiche per un progresso futuro più equo e diffuso, secondo gli impegni presi con la definizione del “Patto per il futuro”, approvato lo scorso settembre 2024. Una cosa è certa: definire un Contratto Sociale Mondiale significa operare in modo sistemico sui molteplici fronti delle più diverse discipline scientifiche come diritto, economia, le discipline legate alle scienze umane e sociali. Significa coinvolgere nelle nuove dinamiche della crescita tutti i principali attori dello sviluppo; in primo luogo le autorità pubbliche, i sindacati dei lavoratori, le organizzazioni imprenditoriali, da riunire in un partenariato stabile. Ma, soprattutto significa cogliere l’occasione di collaborare in vista del prossimo vertice mondiale, per promuovere una grande iniziativa innovativa di natura culturale, educativa e informativa per riaffermare nella nostra società e nella sua proiezione in àmbito internazionale il valore dell’Io Globale.
L’io globale deve confrontarsi con mondi, fenomeni, persone, che, per quanto lontani, lo riguardano molto da vicino
La società complessa è caratterizzata dalla vicinanza del lontano, da appartenenze e mobilitazioni molteplici quasi istantanee che riguardano le piccole e le grandi quotidianità; da simboli di appartenenza forti (linguaggio, estetica, ecc.), da confini indefiniti e che tendono a scomparire, da princìpi morali che una volta raggiunto il livello iperparticolaristico, si fanno sempre più globalizzanti e trascendenti. È in questa società che sta emergendo l’uomo del “post-individualismo”: il global-io. Fino ad oggi l’imprevedibilità del mondo globale ci ha reso apatici e abbiamo finito con l’affidarci al caso o a temerlo. La pervasività della globalizzazione ci ha aiutato a superare l’illusione di una separatezza dell’io dal resto del mondo. L’io globale non è la negazione dell’io, ma l’io che prende coscienza del fatto che deve confrontarsi con mondi, fenomeni, persone, che, per quanto apparentemente lontani, lo riguardano molto da vicino.
Il patto sociale che l’uomo della società complessa prima o poi dovrà sottoscrivere si dovrà fondare su una solidarietà globale
Il patto sociale che l’uomo della società complessa prima o poi dovrà sottoscrivere si dovrà fondare su una solidarietà globale. Ispirato da uno spirito neo-solidale o neo-egoista di un egoismo illuminato e conscio di sé e del mondo con cui deve confrontarsi, l’io globale potrà compiere scelte coraggiose: potrà perdere, distruggere per ricostruire, confrontarsi con la diversità, con la complessità, accettare la sfida e rispondere complicando ulteriormente. Dovrà essere sempre più attento alla tutela dei suoi e degli altrui diritti, perché gli uni si confondono negli altri. Dobbiamo imparare a ragionare come se il mondo dipendesse da noi, se vogliamo liberarci del nostro fatalismo, della mancanza di coraggio e di responsabilità. Solo recuperando il senso vero di appartenenza ad una comunità; solo combattendo concretamente i fenomeni di esclusione sociale, operando con politiche e azioni conseguenti verificabili, sarà possibile ricreare le condizioni per una forte coesione sociale e perseguire l’obiettivo di un progresso comune, giusto e condiviso.
Pensiero essenziale e io globale: la tutela dei diritti per sé e per gli altri
Sappiamo che la nostra società è soggetta a processi di cambiamento radicale in cui sono messi in discussione i valori etici, religiosi, culturali, politici, sociali sui quali è stato costruito ed ha potuto progredire per decenni il nostro sistema. Quando sono in discussione i valori essenziali di una comunità, come accade attualmente, quantomeno in Italia e nell’ambito della Unione europea, noi tutti, come ricordato nelle pagine di apertura del Rapporto Italia di quest’anno, dovremmo compiere ogni sforzo per considerare la vera realtà che abbiamo di fronte. Dovremmo sforzarci di intenderla e affrontarla, con un “pensiero essenziale”, mettendo da parte le valutazioni effimere, gli atteggiamenti superficiali. La scienza, insieme alla politica e alle organizzazioni sociali, potrebbe davvero definire un importane contributo su questa linea di solidarietà, un passaggio indispensabile per mettere tutti i cittadini nelle condizioni di sentirsi partecipi di una comunità e impegnati a costruire un futuro degno di essere vissuto da parte di tutti i suoi membri.
*Gian Maria Fara, Presidente dell’Eurispes.