L’Eurispes ha sondato l’opinione dei cittadini in merito alla situazione economica generale del Paese dopo l’esplosione della pandemia da Covid-19. Otto italiani su dieci (79,5%) avvertono un peggioramento (netto 54,4% o in parte 25,1%) dell’economia nazionale negli ultimi dodici mesi. L’11,6% dei rispondenti ritiene che la situazione sia rimasta stabile, mentre solo il 3,8% indica un leggero (2,9%) o un netto (0,9%) miglioramento; il 5,1% non sa o non ha dato alcuna risposta.
La situazione economica del Paese: l’indagine dell’Eurispes
A sottolineare l’eccezionalità della crisi generata dalla pandemia è il confronto con le risposte registrate nei 5 anni precedenti, sebbene la domanda fosse posta in modo diverso non avendo naturalmente, in quegli anni, alcun riferimento al Covid-19. Negli ultimi sei anni è sempre prevalsa l’idea di una sostanziale stabilità nell’andamento della situazione economica del Paese e le opinioni sul peggioramento coinvolgevano meno della metà degli intervistati ad eccezione del 2017, ma ancora più impietoso è il confronto tra le risposte di quanti avvertivano un miglioramento che dal 2016 in poi non sono mai scese sotto il 12%, con dei picchi nel 2016 (17,3%) e nel 2018 (16,6%), mentre nel 2021 si fermano al 3,8%.
Il futuro dell’economia italiana
Rispetto al futuro dell’economia del nostro Paese prevale un sentimento di pessimismo con il 53,4% di chi si dice convinto che nei prossimi dodici mesi la situazione è destinata a peggiorare; secondo il 23,2% degli intervistati resterà stabile e poco più di uno su dieci pensa che ci sarà un miglioramento; l’11,8% non sa rispondere o non ha voluto fornire alcuna risposta.
La situazione economica personale: divisi tra stabilità e peggioramento
Interrogati, poi, sulla propria situazione personale e familiare gli italiani affermano nel 42,4% dei casi che la propria situazione negli ultimi dodici mesi è rimasta invariata e questo nonostante i giudizi negativi espressi sull’andamento dell’economia del Paese. In molti, d’altronde, hanno visto mutare in peggio la propria condizione con il 41,1% di chi indica un lieve (26,4%) o un netto (14,7%) peggioramento.
Le posizioni più critiche si riscontrano nelle regioni centrali, con un totale del 47,1% di rispondenti la cui situazione è in qualche misura peggiorata (“molto” e “lievemente”), al secondo posto troviamo il Nord-Ovest (41,3%), seguono Nord-Est e Sud (rispettivamente 40,4% e 40,3%) e chiudono con distacco le Isole, dove il peggioramento della condizione economica ha coinvolto il 32,8% dei residenti.
Quali sono state le maggiori difficoltà incontrate dalle famiglie?
Rispetto al passato sono diminuite le famiglie che devono utilizzare i risparmi per arrivare a fine mese (37,1%, il massimo si è raggiunto proprio lo scorso anno con il 47,7%) e aumentate quelle che dichiarano di arrivare senza grandi difficoltà a fine mese (44,3%, superato solo nel 2017 con il 51,7%) e di riuscire a risparmiare (27,6%): tutti segnali positivi se non ci fosse la tendenza opposta per quanto riguarda l’incremento di quelle che hanno difficoltà a pagare la rata del mutuo (38,2%) e l’affitto (47,7%, superato solo dalle risposte affermative del 2019 che erano il 50% per entrambe le situazioni). Aumentano di poco le percentuali di quanti faticano a pagare le spese mediche (24,1%; +1,8%) e le utenze domestiche (27%; +1,1%). Questi risultati fanno supporre che, sebbene la crisi abbia messo in difficoltà le famiglie nell’affrontare le spese fisse più consistenti (mutui, affitti e bollette), la chiusura di tutte le attività accessorie a causa dei decreti anti-Covid e la conseguente riduzione dei consumi (palestre, pranzi o cene fuori, attività extra-scolastiche, ecc.), hanno avuto l’effetto di contenere le spese mensili.
La situazione non è però uniforme lungo tutta la Penisola. A dover utilizzare più spesso i risparmi per arrivare a fine mese sono gli italiani provenienti dalle regioni del Centro Italia (43%), seguiti dagli abitanti del Nord-Est (36,9%), delle Isole (36,4%) e del Nord-Ovest (35,9); chiude il Sud che registra la percentuale più bassa di risposte affermative (34%). Coerentemente con quanto emerso, gli italiani del Centro dichiarano meno frequentemente degli altri di non avere grandi difficoltà ad arrivare a fine mese (38,4%); invece, al Nord-Ovest più della metà dei cittadini riesce ad arrivare senza grandi difficoltà a fine mese (51,5%) e altrettanto dichiara il 48,6% dei residenti nelle Isole.
Sempre nelle Isole si riesce a risparmiare con più facilità (40%) ma, nonostante questo, sono più della media gli intervistati provenienti da Sicilia e Sardegna che rispondono di avere difficolta a pagare la rata del mutuo (40,2%; eguagliati dal Nord-Ovest), ad affrontare le spese mediche (33,6%) e a pagare le utenze (39,5%); mentre fanno più fatica a risparmiare gli intervistati del Sud (18,7%) e del Centro (22,2%).
L’affitto è un ostacolo in particolare per i rispondenti del Nord-Est (56,2%), seguiti dal Nord-Ovest e dal Centro (50% per entrambe le zone) e poi dalle Isole (45%); anche in questo caso, al Sud si osserva meno spesso questa condizione rispetto al resto del Paese (38,2%). I residenti nel Nord-Est appaiono più in difficolta rispetto a quelli del Nord-Ovest faticando di più a pagare non solo mutuo e affitto, ma anche spese mediche (25,1% contro 19,9%) e utenze (26,1% contro 19,7%).
Le strategie adottate per far fronte alle difficoltà economiche
Il 28,5% afferma di essere dovuto ricorrere al sostegno economico della famiglia di origine, ma solo il 14,8% ha chiesto aiuto ad amici, colleghi o altri parenti. Il 15,1% ha fatto richiesta di un prestito bancario e quasi il doppio ha effettuato acquisti rateizzando il pagamento (28,7%).
Circa un decimo del campione ha messo in atto i seguenti comportamenti: chiedere soldi in prestito a privati (non amici/parenti) non potendo accedere a prestiti bancari (9,4%); tornare a vivere nella casa della famiglia d’origine o dai suoceri (10%); vendere/perdere dei beni (11,4%); ritardi nel saldo del conto presso commercianti/artigiani (11,8%). Sono di più invece gli intervistati che hanno pagato le bollette con forte ritardo (22,4%) e che sono stati in arretrato con le rate del condominio (18%). Per quanto riguarda particolari situazioni lavorative, sono molto simili tra loro le percentuali di quanti hanno accettato di lavorare senza contratto (15,4%) e hanno svolto più di un lavoro contemporaneamente (15,1%).
A ricorrere più spesso al sostegno economico della famiglia di origine sono gli abitanti del Nord-Est (34,9%), seguiti da quelli del Centro (29,2%). Un residente delle Isole su cinque ha chiesto il sostegno ad amici, colleghi e altri parenti (20%), al Nord-Est lo ha fatto il 17,3%. La richiesta di un prestito bancario ha riguardato più spesso gli isolani (25,9%), seguiti con circa dieci punti percentuali in meno dagli abitanti delle regioni centrali (16,4%).
Nel Centro Italia si registra il primato degli acquisti con rateizzazione dei pagamenti (38,4%), ma ha fatto altrettanto anche il 36,4% dei residenti nelle Isole. Per quanto riguarda la richiesta di soldi a privati in mancanza di possibilità di accesso ai prestiti bancari, sono di nuovo gli isolani quelli che vi hanno ricorso più spesso (16,4%); seguono i rispondenti del Centro Italia (12,3%). A tornare più spesso a vivere con la famiglia di origine sono stati gli abitanti delle Isole (15,5%), distanziati di poco da quelli delle regioni centrali (14,3%). Il dramma della vendita/perdita di beni durevoli o attività commerciali/imprenditoriali ha visto coinvolti soprattutto gli abitanti delle Isole e del Centro (17,7% e 17,1%).
Anche sul fronte dei pagamenti le situazioni più difficili si osservano sempre nelle Isole e nel Centro Italia: un residente su tre in queste zone è stato in forte ritardo con le bollette, il 31,4% degli isolani ha pagato in ritardo le rate condominiali e altrettanto ha fatto il 24,4% al Centro; nelle Isole sono forti anche i ritardi nei saldi dei conti presso artigiani/commercianti (26,8%), ma in questo caso il Centro Italia è superato dal Nord-Est (10,1% contro 14,6%).
Il 33,6% degli abitanti di Sicilia e Sardegna ha dovuto accettare di lavorare senza contratto e circa la metà lo ha fatto nelle regioni del Centro (16,4%), mentre è accaduto con minore frequenza ai rispondenti del Nord-Est (13,1%), del Sud (12,9%) e del Nord-Ovest (11,1%). Nelle Isole troviamo anche la fetta più ampia del campione che ha svolto più di un lavoro contemporaneamente (27,7%); seguono gli abitanti del Centro (15,9%) e del Nord-Ovest (14,2%).
A quali spese hanno rinunciato le famiglie per riuscire a contenere le uscite?
Sul fronte dei servizi alla persona, fra chi ha figli in età scolare ha rinunciato all’istruzione privata il 41,1%; nelle situazioni familiari in cui c’era la necessità di una badante ne ha fatto a meno un italiano su tre (33,4%), mentre in poco più di un caso su cinque sono state rimandate le visite mediche specialistiche (22,4%).
Per quanto riguarda i consumi, gli italiani hanno rinunciato più spesso all’acquisto di una nuova automobile (37,3%), ma anche alle spese sulla casa (sostituzione di arredi/elettrodomestici 34,5% e riparazioni/ristrutturazioni 34,2%), meno frequente il caso in cui è stata rimandata la riparazione del proprio auto/motoveicolo (23,9%).