Per il prossimo 4-6 novembre 2025 le Nazioni Unite (Onu) hanno programmato un Vertice Mondiale dei capi di Stato e di governo sullo sviluppo sociale globale che si svolgerà in Qatar. La decisione è stata presa nel corso dell’Assemblea generale del 27 febbraio 2024 e ha dato vita ad un processo di elaborazione di documenti e proposte che è attualmente in corso e che vede impegnati, in particolare, i governi, le parti sociali – imprese e sindacati – e le organizzazioni della società civile. La sfida è ambiziosa: definire un Contratto Sociale Mondiale come strumento per intervenire al meglio nelle dinamiche di sviluppo, correggendo i gravi e crescenti squilibri tra le diverse aree geografiche e nell’ambito dei singoli Stati, per dare un contributo concreto sia alle politiche per la sostenibilità definite nell’Agenda 2030, sia alle politiche finalizzate a un progresso più equo e diffuso, secondo gli impegni presi con la definizione del “Patto per il futuro”, approvato lo scorso settembre 2024.
Per il 2025 l’Onu ha programmato un Vertice Mondiale dei capi di Stato e di governo sullo sviluppo sociale globale che si svolgerà in Qatar
La decisione dell’Assemblea dell’anno scorso, risultato di un intenso negoziato intergovernativo, ha definito anche le caratteristiche della prossima Dichiarazione. Facendo riferimento alla Dichiarazione sullo sviluppo sociale approvata nel primo vertice di Copenaghen nel 1995, il nuovo documento dovrà essere “conciso e orientato politicamente all’azione” (v. UN, 2024) per mettere i singoli Stati e i rispettivi governi nelle condizioni di promuovere politiche concrete ed efficaci. Si riconosce, in sostanza, che è urgente e importante intervenire energicamente per la correzione degli squilibri sociali che nel loro progressivo e diffuso accentuarsi rischiano di pregiudicare ogni sforzo in atto o programmato per la più generale strategia dello sviluppo sostenibile.
Lo scopo è definire un Contratto Sociale Mondiale come strumento per intervenire al meglio nelle dinamiche di sviluppo
Per aver chiaro il possibile impatto di questo approccio politico e pragmatico bisogna tenere conto – ciò vale in particolare per i responsabili delle decisioni pubbliche e per gli operatori privati – che normalmente queste Dichiarazioni approvate nei maggiori consessi internazionali finiscono in breve tempo, secondo gli esperti nel giro di due o tre anni, per essere tradotte in politiche, piani, dispositivi, anche prescrittivi, applicate nei più diversi contesti regionali, nazionali e locali, quindi per diventare un elemento che contribuisce a modificare le dinamiche dello sviluppo, comprese le condizioni di competitività tra i vari sistemi. In sostanza, seguire con molta attenzione i lavori del prossimo Vertice Sociale Mondiale 2025 e comprendere la portata delle decisioni che saranno prese dai capi di Stato e di governo in quella occasione significa mettersi nelle condizioni per capire la natura dei nuovi scenari e del nuovo sistema di opportunità/condizionalità che potranno aprirsi, ad esempio anche sul piano economico, per gli operatori pubblici e privati che scelgono di collocarsi dalla parte di chi è impegnato nella correzione degli attuali squilibri sociali globali, nazionali e locali, di rimuovere gli ostacoli ad un tipo di progresso più accettabile, giusto e diffuso.
Non solo Agenda 2030: il futuro dell’Onu guarda a politiche finalizzate a un progresso più equo e diffuso
Allo stato attuale, i documenti del prossimo vertice di novembre 2025 sono in preparazione all’Onu, a New York, presso il Dipartimento degli Affari Economici e Sociali (UNDESA), alla Sezione Sviluppo della Divisione per lo Sviluppo Sociale Inclusivo (DISD) e al Settore sui Problemi e Tendenze Emergenti. Un ruolo di primo piano lo sta svolgendo anche l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), a Ginevra, impegnata a definire i termini e le condizioni per promuovere una vera giustizia sociale e un lavoro dignitoso a livello internazionale. In questo caso, di grande rilievo è il lavoro svolto da uno specifico Comitato tripartito che è impegnato su un obbiettivo strategico fondamentale: la definizione di un Nuovo Contratto Sociale da sottoporre alla approvazione dei capi di Stato e di governo e da far valere a livello internazionale, come strumento chiave per l’attuazione dell’Agenda 2030 sullo sviluppo sostenibile. Il Comitato, nella sua sezione istituzionale, è composto da 16 membri, in rappresentanza dei governi, delle associazioni imprenditoriali e dei sindacati dei lavoratori. Tra gli Stati presenti nella struttura troviamo, ad esempio, esponenti di Cina, Stati Uniti, India, Argentina Francia, Germania, Olanda, Spagna; ma, purtroppo non dell’Italia.
È importante intervenire per la correzione degli squilibri sociali che rischiano di pregiudicare ogni sforzo in atto per lo sviluppo sostenibile
Nel Rapporto approvato dall’ILO e dal Comitato lo scorso 25 novembre 2024, che contiene una bozza di proposte da approfondire nel corso del 2025 e presentare in via definitiva al vertice dei capi di Stato e di governo del prossimo novembre (v. Governing Body, INS, 2024) è sottolineata, in particolare, l’importanza dei tre pilastri su cui si deve fondare lo sviluppo sociale: lotta alla povertà, occupazione produttiva e dignitosa, inclusione sociale. Quindi si fa appello, in estrema sintesi, alla responsabilità degli Stati nel garantire ai cittadini un sistema di servizi sociali efficienti e a quella del mondo delle imprese nel legare le iniziative produttive e di crescita all’inclusione delle persone nel mondo del lavoro. Infine, tutti i principali attori dello sviluppo dovrebbero contribuire, tramite lo strumento del dialogo sociale, alla costruzione di un sistema economico, produttivo e commerciale valido, ben regolato, in grado di affrontare le sfide dei cambiamenti strutturali in atto per il clima, la demografia, il digitale.
Lo sviluppo sociale auspicato dall’Onu si basa su lotta alla povertà, occupazione produttiva e dignitosa e inclusione sociale
Una riflessione conclusiva e, allo stesso tempo, un appello. Con queste iniziative decise all’unanimità dai capi di Stato e di governo in àmbito Onu, tra i quali il nostro Paese, siamo entrati in una situazione destinata a introdurre molti elementi di novità nei processi di sviluppo e negli equilibri non soltanto sociali delle nostre comunità. In un passaggio del genere, in particolare il mondo scientifico italiano potrebbe dare un prezioso contributo in termini di analisi, idee, proposte. Sarebbe, in realtà, anche un dovere etico per coloro che sono impegnati nella costruzione di quella che viene definita “una buona società” (v. Eurispes, Rapporto Italia, 2022). In effetti, è davvero il momento che i tanti organismi qualificati che operano nella ricerca e nelle analisi sociali definiscano in uno sforzo collaborativo e sinergico il contributo da trasmettere alle competenti autorità pubbliche che rappresenteranno l’Italia nel prossimo Vertice Sociale Mondiale di novembre 2025.
*Prof. Marco Ricceri, Segretario generale dell’Eurispes.