L’Eurispes ha indagato sulla percezione della sicurezza e sulla presenza di elementi di degrado e problematiche sociali nella zona in cui si vive. La criminalità giovanile emerge come il fenomeno percepito in più netta crescita: ben il 52,5% degli intervistati ritiene che baby gang e teppismo siano aumentati nella propria zona, un dato particolarmente allarmante poiché rappresenta una maggioranza assoluta e mostra la percentuale più bassa di indecisi (16,9%), suggerendo una percezione più definita e diffusa rispetto agli altri fenomeni esaminati. Circa un intervistato su tre (33,3%) ha ravvisato un incremento dell’accattonaggio, con un ulteriore 31,8% che ritiene il fenomeno stabile. Per quanto riguarda le persone senza dimora, il 26,3% degli intervistati nota un incremento, mentre il 34,4% percepisce una situazione stabile. In tutti e tre i contesti, solo una piccola minoranza degli intervistati percepisce una diminuzione dei casi (rispettivamente 7,8%, 8,5% e 5,3%), evidenziando una visione prevalentemente negativa sull’evoluzione della situazione sociale del contesto in cui si vive.
Lungo la Penisola alcune regioni sono più interessate di altre dall’aumento dei fenomeni di degrado urbano
L’analisi per area geografica rivela una percezione non uniforme lungo la Penisola, con alcune regioni più interessate di altre all’aumento dei fenomeni di degrado urbano. L’incremento della presenza di persone che vivono per strada è particolarmente marcato nel Centro Italia (32,7%) e al Nord-Ovest (31,6%), aree che includono grandi centri metropolitani come Roma, Milano e Torino. La criminalità giovanile mostra la variazione geografica più marcata: nel Nord-Ovest quasi due terzi degli intervistati (63,6%) percepiscono un aumento. Nel complesso, dunque, le aree metropolitane del Nord-Ovest e del Centro sembrano più sensibili alla presenza di elementi di criticità urbana. Coerentemente con una diffusa percezione dell’aumento della delinquenza giovanile, il campione di cittadini si è espresso in maniera favorevole rispetto all’imputabilità penale dei minori sotto i 14 anni per reati gravi: il 55,4% degli italiani è d’accordo, mostrando affinità rispetto al “decreto Caivano” del Governo Meloni (Dl 15 settembre 2023, n. 123) che interviene proprio sulla criminalità minorile con una stretta in merito alla responsabilità giuridica del minore e della famiglia del minore coinvolto.
Il 63% degli italiani è soddisfatto rispetto al vivere in Italia, ma 1 su 10 esprime malcontento sul fronte sicurezza
La percezione di insicurezza sul territorio nazionale risulta in relazione anche con la generale soddisfazione rispetto al vivere in Italia. Accanto a chi considera una fortuna vivere in Italia (il 62,9% del campione), esiste una parte non trascurabile ella popolazione che esprime insoddisfazione (33,9%). Le ragioni di questo malcontento affondano in motivazioni eterogenee, criticità strutturali che da tempo incidono negativamente sulla qualità della vita e sulle prospettive future. Tra i vari fattori di insoddisfazione rispetto al nostro Paese, oltre un decimo degli intervistati riconduce la propria insoddisfazione alla diffusione della criminalità (11%). Nel quadro dei timori degli italiani in tema di sicurezza, l’indagine Eurispes ha anche rilevato che la possibilità di un attacco terroristico in Italia spaventa quattro italiani su dieci (39,7%).
Nel quadro dei timori degli italiani in tema di sicurezza, la possibilità di un attacco terroristico in Italia spaventa quattro italiani su dieci
Gli episodi di antisemitismo, non soltanto in Italia, ma anche in altre nazioni europee e negli Stati Uniti, non sono purtroppo infrequenti e tendono puntualmente ad aumentare in concomitanza con eventi tragici legati all’intensificarsi del conflitto israelo-palestinese. Ai cittadini italiani è stato chiesto di esprimersi in merito ai concreti episodi di antisemitismo avvenuti di recente, anche nel nostro Paese. La maggioranza del campione è del parere che si tratti di episodi isolati, che non sono indice di un reale problema di antisemitismo in Italia (54%); un non trascurabile 46% è però di avviso opposto. Più della metà degli intervistati (53,6%) è dell’opinione che questi episodi siano la conseguenza di un diffuso linguaggio basato su odio e razzismo. Per il 38,9% del campione gli atti di antisemitismo avvenuti anche in Italia sono il segnale di una pericolosa recrudescenza del fenomeno nel nostro Paese, una quota minoritaria ma pari quasi a 4 soggetti su 10, prova del fatto che l’idea non è peregrina. Meno numerosi gli intervistati per i quali, invece, si tratta di bravate messe in atto per provocazione o per scherzo (27,6%).
Discorsi d’odio alla base degli episodi di antisemitismo
Gli italiani appaiono in parte divisi nella valutazione delle azioni antisemite periodicamente riportate dalla cronaca. Sebbene generalmente non sembrino minimizzare, prevale l’idea che non si tratti di una vera e propria, generalizzata, corrente antisemita all’interno del Paese. Non si può, però, ignorare il fatto che oltre un quarto del campione senta di poter derubricare azioni vergognose – scritte antisemite, svastiche, devastazione di pietre d’inciampo, ecc. – a bravate o scherzi. In molti cittadini è diffusa la sensazione che questi comportamenti derivino o siano almeno favoriti dal dilagare dell’hate speech sui media, ed in particolare in Rete, che amplificherebbe razzismo ed aggressività.
3 cittadini su 10 hanno esperienza diretta o indiretta di truffe agli anziani
Un altro fenomeno crescente, anche nel nostro Paese, è quello delle truffe agli anziani. Agli italiani è stato posto un quesito utile a rilevare l’esperienza personale sia dal punto di vista di una sperimentazione diretta sia da quella indiretta attraverso casi noti di truffe agli anziani riportati da amici, parenti oppure conoscenti. La prima indicazione che emerge con evidenza dai risultati è che, pur non essendo un problema diffuso su larga scala, quella delle truffe agli anziani è una realtà comunque da tenere in considerazione, partendo da una percentuale di quasi 3 casi su 10 nei quali tale reato si è verificato. Il 28,3% dei cittadini interpellati riferisce di una propria esperienza diretta o indiretta di episodi che hanno visto gli anziani cadere vittime di truffe. Risultano molto praticate le truffe telefoniche, i malfattori contattano telefonicamente gli anziani e con degli escamotage riescono a farsi consegnare, solo per fare un esempio, dati di accesso ai conti bancari. In questi casi, ad essere vittima di reato o ad averne conoscenza attraverso il racconto di amici, conoscenti o parenti sono il 71% del sottocampione. Molto diffuse anche le truffe di persona, ossia malintenzionati che si presentano alla porta di casa degli anziani e riescono a farsi aprire e ad entrare, spesso rubando oggetti e denaro all’interno delle abitazioni. Questo accade in 6 casi su 10 tra quelli segnalati. In percentuale più ridotta, ma non per questo meno preoccupante, si sono verificate truffe telematiche attraverso Internet (43,9%).
Anche la sottrazione di dati di autenticazione come nome, password, riferimenti bancari minaccia la sicurezza degli anziani
Entrando ancora più nel dettaglio di altri reati subiti da persone anziane, si colloca al primo posto la richiesta di denaro da parte di estranei con la scusa di aiutare un parente della vittima (53%), a seguire troviamo un buon numero di quanti sono rimasti vittime di visite a domicilio di falsi operatori del gas, dell’energia elettrica, dell’acqua, del telefono (50,6%) ed è anche abbastanza diffusa la sottrazione di dati di autenticazione come nome, password, riferimenti bancari, furto d’identità o altre strategie per sottrarre denaro (42%). Con minore frequenza sembrano verificarsi: il trucco della falsa consegna di pacchi (28,7%); la ormai nota “truffa dello specchietto” o altre truffe in auto (24,3%); l’offerta di aiuto mentre si preleva allo sportello bancomat o postale per poi sottrarre il denaro alla vittima di turno; l’incontro con finti maghi/cartomanti o guaritori (in entrambi i casi circa il 15% delle risposte).
*Raffaella Saso, Vicedirettore della Ricerca dell’Eurispes.