Una notizia postata sui social che parla di cospirazione, locale o planetaria, viene letta sei volte di più di qualsiasi altra, con i retwitt e le condivisioni può raggiungere fino a migliaia di persone. La notizia che la smentisce passa invece quasi inosservata.
Quando il “falso” diventa “vero”, si trasforma in una arma letale capace di annientare singoli o popolazioni intere, come avvenne ai due terzi degli ebrei d’Europa, per i quali il regime nazista pianificò lo sterminio. Secondo l’ultimo rapporto Eurispes il 15,6% degli interpellati sulla Shoah, hanno risposto che non è mai avvenuta; nel 2004 erano il 2,4%.
Inevitabile il cattivo pensiero che associa questa preoccupante involuzione del pensiero all’esplosione dei social network, fonte primaria di conoscenza soprattutto per i giovani.
La “teoria della cospirazione” – che portò all’Olocausto degli Ebrei – si definisce come la tecnica per attribuire la causa di uno o più eventi ad un complotto ordito da un soggetto o da una comunità.
L’ultima frontiera si chiama QAnon, la teoria del complotto di estrema destra, organizzato dai poteri forti, contro il Presidente Trump e i suoi sostenitori che, al contrario, avrebbe voluto scardinare un nuovo ordine mondiale fondato su trame occulte. QAnon si sta diffondendo in tutto il mondo ed ha i suoi seguaci anche in Italia, dove c’è chi crede, ancora, che la Shoah sia soltanto una invenzione.