Cyberbullismo, l’indagine dell’Eurispes nelle scuole della Sardegna

cyberbullismo

L’indagine sul Cyberbullismo nelle scuole della Sardegna realizzata dall’Eurispes, con il contributo dell’Assessorato Regionale alla Programmazione e al Bilancio, e dell’Assessorato Regionale alla Pubblica Istruzione, ha fornito le coordinate necessarie alla riflessione e alla programmazione degli interventi relativi all’universo giovanile. Comunicare, attraverso le tecnologie, consente ai ragazzi di interfacciarsi fra di loro a distanza e in forma anonima, con tutte le conseguenze, anche negative, che possono crearsi sulla formazione della personalità degli adolescenti. Oggi, ci si interroga sempre di più sulle possibili conseguenze che lo sviluppo tecnologico-scientifico può avere sulla vita dei giovani. La tecnologia consente, infatti, ai cosiddetti bulli di materializzarsi in ogni momento della vita della vittima prescelta, perseguitandola con i nuovi strumenti high-tech e dando così vita al fenomeno del Cyberbullismo. Le conseguenze psicologiche per chi è vittima di atti di Cyberbullismo sono facilmente deducibili, e spaziano dalla vergogna e dall’imbarazzo all’isolamento sociale della vittima, senza tralasciare, oltre a varie forme depressive, attacchi di panico e atti estremi come le azioni suicidarie o autolesioniste.

Lo scopo della ricerca

L’indagine è stata finalizzata ad individuare le seguenti tipologie di fenomeni attribuibili al Cyberbullismo:

  • Battaglie verbali on line (Flaming)
  • Molestie (Harassment)
  • Cyberpersecuzione (Cyber-stalking)
  • Denigrazione (Denigration)
  • Sostituzione di persona (Impersonation)
  • Inganno e diffusione di informazioni (Outing and Trikery)
  • Esclusione (Exclusion)
  • Violenza diffusa sul web (Cyberashing o Happy Slapping)
  • Sexting (l’invio digitale di messaggi e immagini sessualmente espliciti).

Lo scopo della ricerca è stato non soltanto quello di determinare l’entità del fenomeno del Cyberbullismo e delle sue molteplici dinamiche, ma anche quello di fornire strumenti utili all’individuazione di interventi mirati alla crescita personale, etica e sociale dei giovani. Sono stati predisposti e somministrati tre modelli di questionario, uno destinato ai ragazzi, uno ai genitori e uno ai docenti.

I risultati dell’indagine Eurispes

Nella rilevazione sono state coinvolte 48 Scuole Secondarie di primo grado e 49 Scuole Secondarie di secondo grado, per un totale di 97 Istituti, distribuiti proporzionalmente in tutta l’Isola. Sono stati compilati 5.784 questionari, di cui 3.586 dai ragazzi, 1.361 dai genitori e 837 dal corpo docente. L’analisi dei questionari somministrati ha permesso di individuare le caratteristiche peculiari dei Cyberbulli, di coloro che ne sono stati vittime, degli spettatori, e di rilevare il parere e il ruolo dei genitori e del personale docente nel contesto delle vessazioni digitali.

I Cyberbulli non hanno genere e distinguono identità virtuale da identità reale

Dalla ricerca è emerso che il 50,3% degli autori di atti di vessazioni digitali sono di genere maschile e il 49,7% femminile. Hanno un’età compresa tra i 13 e i 19 anni e le azioni che hanno compiuto con più frequenza sono state quelle relative alle telefonate mute, agli scherzi telefonici o, in alternativa, hanno escluso intenzionalmente qualcuno da gruppi on line. Per fare ciò, hanno usato prevalentemente chat di gruppo e messaggi individuali (WhatsApp, Telegram e applicazioni simili). Coloro che compiono tali azioni, secondo il parere degli intervistati, sono ragazzi ansiosi, insicuri che prendono di mira soprattutto chi non è in grado di difendersi o chi ha un handicap fisico. Secondo i risultati dell’indagine, l’opinione predominante dei ragazzi è che identità reale e identità virtuale siano due cose diverse, così come la realtà e la realtà virtuale. Questo sdoppiamento della personalità, in cui le conseguenze delle proprie azioni vengono attribuite esclusivamente al profilo utente creato on-line, giustifica, in un certo senso, i comportamenti riconducibili al Cyberbullismo. La difficoltà dei ragazzi di concettualizzare la realtà virtuale si manifesta nonostante l’89,1% (3.196) degli studenti ritenga che il Cyberbullismo sia un reato, l’80,3% (2.879) abbia affrontato a scuola il problema delle vessazioni digitali e che quasi il 50% delle vittime di prevaricazioni digitali riferisca di avere vissuto emozioni molto negative. 

Un giovane su cinque vittima del cyberbullismo

Sono state soprattutto le ragazze tra i 15 e i 19 anni ad essere vittime di Cyberbullismo. Un giovane su cinque (19,6%) ha dichiarato di avere subìto atti di Cyberbullismo, “raramente” nel 10,3% dei casi, “qualche volta” nel 7,8% o “spesso” nell’1,5%. A seguito degli episodi vessatori, le vittime si sono sentite sole, hanno perso autostima, hanno vissuto nell’ansia, si sono isolate. Chi ha subito tali azioni ha provato rabbia, ha perso la voglia di andare a scuola e ha iniziato a sentirsi sempre depresso. In questi casi, i ragazzi avrebbero voluto consigli da parte dei genitori, ma non sempre sono riusciti a comunicare con loro; ne hanno parlato, invece, con amici e compagni di scuola.

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Dalle interviste effettuate è emerso che sono state soprattutto le ragazze tra i 15 e i 19 anni che hanno assistito a tali episodi. Hanno provato pena e rabbia per la vittima e hanno disapprovato senza intervenire. Sono stati, altresì, consapevoli che tali atti costituiscano un reato.

Genitori preoccupati ma poco consapevoli dei rischi del web

Gli intervistati hanno affermato di concedere il cellulare per la prima volta ai propri figli tra i 6 e gli 11 anni, controllandone spesso i contenuti. Inoltre, hanno messo loro a disposizione un computer connesso a Internet in un’area comune della casa, utilizzando anche il “Parental Control”.
L’opinione comune tra i genitori è stata che tali episodi richiedano l’intervento degli adulti e che questo sia un fenomeno preoccupante e in crescita. Sono stati anche molto proibitivi per quanto riguarda l’uso di Internet: hanno impedito loro di comunicare con persone sconosciute, di rivelare in Rete dati personali, di incontrare persone conosciute on-line, di rimanere connessi troppo a lungo, di accedere ad alcuni siti web, ecc. Ciò che però è emerso con più forza dalle interviste è stata l’opinione predominante secondo cui identità virtuale e identità reale non siano la stessa cosa.

Docenti: parlare in classe dei rischi del web

Dalle interviste effettuate ai docenti è emerso che una esigua parte degli stessi intervistati è stata vittima di episodi di Cyberbullismo e si è rivolta al personale scolastico. Quando sono stati, invece, gli alunni a subire atti di Cyberbullismo, gli insegnanti hanno suggerito loro di rivolgersi ai propri genitori, o i docenti si sono rivolti direttamente al responsabile o ai responsabili. Quando si sono verificati questi episodi, i docenti hanno trovato grosse difficoltà nel rendere consapevoli gli alunni della gravità delle loro azioni. Anche per i docenti il Cyberbullismo è un fenomeno preoccupante e in crescita, che richiede sempre l’intervento degli adulti. Hanno affermato, inoltre, che il modo migliore per difendere i ragazzi dalle insidie della Rete sia quello di parlare in classe dei rischi del web. Anche per i docenti identità reale e identità virtuale siano due concetti diversi e la realtà e la realtà virtuale non sono la stessa cosa.

Possibili interventi contro il cyberbullismo

Il contrasto al Cyberbullismo potrebbe avvalersi di strumenti quali, ad esempio: attività di formazione rivolte ai docenti e agli studenti, eventi periodici di informazione riservati ai genitori da parte di esperti del settore per fornire agli agenti della socializzazione e ai ragazzi le indicazioni per riconoscere e far fronte a tutte le dinamiche che possano sfociare in comportamenti vessatori. Sarebbe auspicabile, inoltre, che tale formazione avvenisse all’interno degli Istituti scolastici che, come emerso anche dall’indagine, rappresentano i luoghi non solo dove il fenomeno ha origine, ma anche dove è più opportuno contrastarlo. La legge 71/2017, infatti, attribuisce all’Istituzione Scolastica un ruolo fondamentale nella prevenzione, in stretta alleanza educativa con la famiglia.

L’indagine in versione integrale è visualizzabile online previa iscrizione al sito

 

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