Che grande cronista della debolezza morale che è stato Alberto Sordi.
Cronista, ma anche interprete e regista della ipocrisia nazionale, una delle qualità a cui non siamo secondi a nessuno nel mondo. Un ambiente ricco e apparentemente raffinato, questa è l’ambientazione del film, una bella moglie e tre figli pieni di desideri e capricci inutili.
E poi i nonni, tutti a carico del capofamiglia, vibranti di sdegno quando viene scoperta la vera professione del capofamiglia: trafficante di armi. Ma appena si deve scegliere si sceglie solo e sempre l’omertà ed il silenzio.
Il personaggio di Sordi riparte sapendo che tutto, nella sua vita, è merce.
A Berlino, a Berlino, gridavano nel ’14 le patriote ed i patrioti francesi.
A Parigi urlavano gli studenti tedeschi nel ’14.
E così nel ’39 e poi dopo ancora, fino ad oggi: tamburi di guerra ovunque.
Ma le guerre, una volta, non si facevano per vincerle? Oggi non sembra che sia proprio così.
Anzi sembra quasi che la guerra sia una componente preziosa del nulla di fatto: non interessa a nessuno
fare la mossa decisiva. Perchè? È così preziosa la tensione permanente? Non rischiamo di cadere in homo hominis lupus?
Nel mar cinese meridionale Hanoi compra a man bassa nuovi battelli, sommergibili, aerei, cannoni.
Per fare la guerra alla Cina, che ha grandi piattaforme petrolifere nella zona contesa, neanche per idea.
Lo fa per andarci meglio d’accordo.
Ed in medio oriente le parti in commedia sono così tante da far venire il mal di testa.
Gli unici che non ce l’hanno il mal di testa, sono quelli che sanno.
Ma, un giorno, avranno il coraggio di parlar chiaro e di dire che cosa è in gioco?
Da inguaribile ottimista della democrazia, penso che siamo vicini a questa drammatica resa dei conti.