Ogni generazione attraversa eventi che influiscono sull’evoluzione della coscienza e sul modo di guardare e comprendere la società in cui vive. La generazione giovane, meglio nota come Generazione Z, manifesta a tutt’oggi notevoli dubbi e timori rispetto ai rischi sociali ed economici che deve affrontare. Le ragazze e i ragazzi nati tra il 1996 e il 2010 sono, in questo mondo fortemente interconnesso e digitalizzato, definiti “nativi digitali”. Questa esposizione si tradurrebbe in una maggiore consapevolezza delle ingiustizie sociali, delle diversità culturali e dei problemi ambientali, uniti al desiderio di fare la differenza. Tuttavia, nello stesso momento, questi ragazzi si sono confrontati con una serie di problematiche uniche e, auspicabilmente eccezionali, rispetto alle generazioni precedenti. Sono stati i primi a sperimentare in massa il fenomeno dell’apprendimento a distanza e a soffrire maggiormente gli effetti reclusivi imposti dalla pandemia. Inoltre, hanno assistito ad un aumento della disoccupazione e ad un calo dei redditi in una fase cruciale del loro sviluppo personale e identitario. Di conseguenza, uno degli obiettivi fondamentali della ricerca degli ultimi anni è stato quello di analizzare in quali modi e proporzioni questo segmento sociale abbia modificato la propria struttura di valori e le proprie aspettative future. Soprattutto, quali effetti siano destinati a prodursi in àmbito economico e sociale.
Nella gerarchia delle priorità personali svetta l’istruzione a scapito della costruzione di una famiglia
Ma quali sono invece gli obiettivi dei giovani? Che cosa sognano? Che cosa li spaventa? Già dall’indagine Eurispes “L’idea del futuro tra i giovani: prima e dopo la pandemia” realizzata nel 2020 su un campione di giovani tra i 18 e i 30 anni, era emerso un quadro sul quale sarebbe opportuno riflettere. In primo luogo, si era registrato un significativo calo di valori etici, tra i quali l’onestà (-22,5%), la giustizia (-21,2%) e la libertà (-19%). La quasi totalità degli intervistati dichiarava un forte desiderio di indipendenza dal proprio nucleo familiare, sebbene in pochi sognassero di emigrare in altri Paesi. Tuttavia, quasi la metà affermava che ad alimentare dubbi sulla propria autorealizzazione intervenissero l’insufficiente disponibilità economica e l’impossibilità di beneficiare di un periodo di vacanze. Nella gerarchia delle priorità personali svetta l’istruzione a scapito della costruzione di una famiglia. Circa un terzo degli intervistati è disposto a cimentarsi in àmbiti professionali differenti e si dichiara maggiormente favorevole ad un lavoro autonomo piuttosto che subordinato. Infine, i giovani oggetto di studio si riconoscono soprattutto nella propria generazione e con persone di uguale status sociale, pur trovando validi modelli di riferimento tra gli uomini politici, i calciatori, gli artisti pop e gli scienziati. Tuttavia, si registra una quota (13%) che rinuncia a programmare ogni ricerca di lavoro e un’altra (23,3%) che non ha modelli di riferimento.
L’edilizia abitativa è uno dei settori con i livelli di soddisfazione più bassi tra i giovani
Anche l’indagine internazionale Risks that Matter, (RTM) realizzata nel 2022, offre approfondimenti sulle preoccupazioni, le fragilità percepite e le preferenze politiche di un campione di giovani della stessa età, proveniente da 27 paesi OCSE. I risultati del sondaggio mostrano che 7 giovani su 10 hanno identificato l’incapacità di pagare tutte le spese come una delle principali preoccupazioni. Il rischio di perdita del lavoro è più alto in Grecia (51%), Turchia (45%) e Corea (45%) e più basso in Austria (16%), Belgio (18%) e Irlanda (19%). Un divario simile si osserva tra i giovani con un lavoro standard (assunti con un contratto a tempo indeterminato) rispetto ai lavoratori autonomi. Più della metà dichiara di non riuscire a trovare e mantenere un alloggio adeguato oltre i prossimi 10 anni, a causa del rapido aumento degli immobili e dell’inflazione complessiva. L’edilizia abitativa si dimostra quindi uno dei settori con i livelli di soddisfazione più bassi. D’altro canto, si rivelano meno preoccupati di ammalarsi o diventare disabili e di non accedere a un’assistenza sanitaria di buona qualità.
La Generazione Z si dichiara disponibile a cambiare lavoro o a trasferirsi per migliorare la propria condizione lavorativa
Rispetto alle politiche sociali i giovani sono in media più soddisfatti dell’attuale fornitura di servizi pubblici, anche se ritengono che le istituzioni governative dovrebbe fare molto di più per garantire loro sicurezza e benessere socio-economico. Tre quarti dei giovani avvertono ancora un forte senso di ingiustizia riguardo all’assegnazione dei benefici pubblici: questa percentuale è più alta in Portogallo (78%) e Italia (69%) e più bassa in Lettonia (36%), Lituania (37%) e Israele (40%). Ciononostante, gran parte dei giovani si dichiara disponibile a cambiare lavoro o a trasferirsi per migliorare la propria condizione lavorativa. Grande fiducia ripongono nella tecnologia, che li aiuterà a conciliare professione e vita privata e renderà il lavoro meno noioso e ripetitivo. Unico neo: essere rimpiazzati da un robot, un algoritmo o un’Intelligenza Artificiale. In media, le preoccupazioni sul futuro del lavoro sono più alte in Corea (56%) e più basse in Austria (20%), a suggerire che nei paesi in cui le aspettative sul ruolo della tecnologia sono forti, i timori sono altrettanto intensi.
Risorse tecnologiche, umane e finanziare per valorizzare una generazione
Nonostante il miglioramento delle prospettive economiche generali nel mondo post-pandemia, le preoccupazioni economiche e sociali persistono e colpiscono i giovani in modo più forte. Oggi disponiamo di più strumenti (smart working, co-working, e-learning). Ma come possiamo capire e sostenere al meglio i bisogni dei nostri giovani? Sarebbe auspicabile nutrire curiosità e interesse sulle attuali tendenze e culture giovanili attraverso un’educazione continua. Prestare attenzione a ciò che i giovani dicono e a come lo dicono. Mettersi nei loro panni per comprendere meglio le loro esperienze e sfide, ricordando che ogni individuo è unico e ciò che funziona per uno potrebbe non funzionare per un altro. Proporre attività formative parallele alla scuola d’obbligo, in cui possano esprimere le proprie passioni ed esplorare i propri talenti, senza timore del giudizio altrui. La sfida per il futuro potrebbe essere quella di integrare tutte le risorse tecnologiche, umane e finanziarie, per sviluppare nuove forme di cooperazione e scambio tra generazioni, in un sistema lungimirante e inclusivo, al fine di valorizzare e utilizzare al meglio la diversità generazionale.