In Ecuador il sistema penitenziario versa in situazione di estrema crisi, che ha raggiunto dimensioni preoccupanti per il degradarsi della sicurezza all’interno degli istituti di pena, sempre più spesso terreno di rivolte intramurarie innescate da detenuti appartenenti alla criminalità organizzata.
Solo nel 2021 il totale dei reclusi vittime degli scontri e di “sicariati” nel paese è stato di 327, numero cresciuto del 587% rispetto al 2020. Nel mese di settembre, il penitenziario El Litoral di Guayaquil, scenario di scontri sanguinosi, ha registrato la rivolta più violenta nella storia del paese, con 118 detenuti uccisi e 80 feriti, seguita a novembre da un ulteriore tragico evento che ha provocato 68 decessi. Molte delle vittime erano brutalizzate.
La popolazione carceraria in Ecuador si attesta intorno alle 40.000 persone, di cui circa 9.000 si trovano concentrate nel carcere di Guayaquil. Il tasso di sovraffollamento nazionale è del 55% (il 62% nelle carceri del litorale). Numericamente il rapporto tra guardie carcerarie e detenuti è di circa 1 a 27.
In Ecuador nel 2021 il totale dei reclusi vittime di scontri è stato di 327, + 587% rispetto al 2020
La Comisión Interamericana de Derechos Humanos (CIDH), nel suo Rapporto “Personas Privadas de Libertad en Ecuador” ha delineato le criticità emerse nel corso della visita di monitoraggio eseguita tra l’1 e il 3 dicembre 2021. Tra le cause della violenza nelle carceri menzionate nel Rapporto si annovera la mancanza di un controllo effettivo degli istituti penitenziari da parte dello Stato. Questa situazione ha inevitabilmente permesso ai detenuti di esercitare forme di autogoverno. Le prigioni ‒ soprattutto le più grandi, come quella precedentemente menzionata di Guayaquil ‒ sono oggi sotto il controllo dei detenuti, a loro volta guidati dai capi delle organizzazioni criminali e veri e propri eserciti armati che spesso entrano in conflitto gli uni con gli altri.
Le prigioni sono oggi sotto il controllo dei detenuti, a loro volta guidati dai capi delle organizzazioni criminali
È stato proprio il Governo ecuadoriano ad indicare alla CIDH che alcune prigioni sono dominate da gruppi della criminalità organizzata ‒ compresi quelli legati ai cartelli internazionali ‒ e che i problemi strutturali del sistema (risalenti a più di 20 anni addietro) si riflettono nella progressiva perdita di sovranità dello Stato all’interno dei centri di riabilitazione sociale. La scarsa capacità di sorveglianza nei penitenziari facilita l’ingresso di droga e armi, contribuendo ad aggravare violenze e ad approfittare della corruzione. Ciò si ripercuote anche all’esterno delle carceri: molti delitti commessi in Ecuador sono ideati ed oggetto di specifico mandato dai capi delle organizzazioni in stato di detenzione. È emblematico il fatto che i detenuti al primo delitto ed i delinquenti comuni fanno ingresso nel circuito penitenziario con un grado di pericolosità minore rispetto a quello che presentano all’uscita dalla prigione.
Molti delitti commessi in Ecuador sono ideati dai capi delle organizzazioni in stato di detenzione
Altra grave criticità, emersa dal Rapporto, è il numero insufficiente di guardie carcerarie incaricate della sorveglianza e del controllo delle prigioni; il personale penitenziario è inoltre privo dell’attrezzatura, della formazione e della preparazione necessarie. Alla luce di quanto evidenziato, l’Ecuador sembra sostanzialmente necessitare di una più ampia riforma penale e penitenziaria.
La stessa dichiarazione del dicembre 2021 dei relatori speciali indipendenti del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, ha espresso la propria preoccupazione per la situazione del sistema carcerario in Ecuador. Gli esperti hanno infatti denunciato il grave sovraffollamento in parte causato da una politica, altamente punitiva, di contrasto alla droga, così come le altre criticità consistenti nella disponibilità di armi nelle carceri, nella violenza tra bande criminali rivali e l’inadeguata separazione dei prigionieri negli istituti penitenziari. La dichiarazione ha messo in luce come le dinamiche criminali si appoggino sulla corruzione e sulla complicità di parte del personale delle stesse strutture.
Infine, le informazioni ed i dati sulla situazione penitenziaria restano scarsi: non esiste difatti alcun registro fotografico completo delle persone private della libertà, così come non è attivo un registro di impronte digitali, né un registro accurato del numero e dell’identità dei detenuti. Ciò dimostra l’inadeguatezza strutturale del sistema penitenziario ecuadoriano nel suo complesso.
La pena detentiva non è una risposta ex se ai temi di sicurezza, soprattutto laddove il sistema penitenziario è fallace
L’emergenza descritta, che risale nel tempo ad errori nelle politiche penitenziarie degli anni Novanta e della prima decade del terzo millennio, fa emergere ancora una volta la necessità di coordinare il sistema penitenziario di un paese con le componenti di un più ampio sistema di giustizia e sicurezza. L’abdicazione, de facto, del potere all’interno delle carceri può infatti trasformare queste strutture in luoghi di concentrazione dei gruppi criminali e scuole per futuri recidivi. In assenza di separazione tra criminalità comune e criminalità organizzata, l’ambiente carcerario diventa luogo di proselitismo, reclutamento, radicalizzazione ed addestramento, nonché sito decisionale di crimini perpetrati all’esterno delle mura carcerarie. La pena detentiva non è una risposta ex se ai temi di sicurezza, soprattutto laddove il sistema penitenziario è fallace.
Il Governo ecuadoriano, nell’impossibilità di fronteggiare con la sola propria esperienza la sfida consistente nella ripresa del controllo delle carceri, ha rivolto, nel dicembre 2021, un’istanza di assistenza tecnica a livello internazionale. La diplomazia giuridica europea, nella sua componente dell’assistenza tecnica in materia di giustizia e sicurezza, ha risposto prontamente, offrendo, attraverso il programma EL PAcCTO (Europa Latinoamérica Programa de Asistencia contra el Crimen Trasnacional Organizado), assistenza tecnica, allo scopo di rafforzare il sistema penitenziario nella classificazione e nel trattamento dei detenuti.
Il Programma europeo EL PAcCTO fornisce assistenza tecnica allo scopo di rafforzare il sistema penitenziario in Ecuador
Il Programma europeo che coordina il componente penitenziario, impegnato nel contrasto ai gruppi criminali in America Latina, ha composto nell’immediato una delegazione di esperti italiani, francesi e portoghesi. Allo stesso tempo, ha costituito una Task Force di alto livello istituzionale per approntare un’adeguata riforma penale e penitenziaria ed avviare una serie di iniziative contro la violenza negli istituti penitenziari.
Il Programma regionale europeo di assistenza tecnica ai paesi dell’America Latina EL PAcCTO ha iniziato la sua attività nel 2017. Prima di EL PAcCTO non esisteva un’attività di cooperazione penitenziaria volta a condividere standard e modelli. Attraverso il Programma, sono state costituite ben due reti di cooperazione penitenziaria (REDCOPEN, o rete di cooperazione penitenziaria tra i Sistemi centrali nazionali penitenziari, e RAP o Red Academias Penitenciarias, tra gli Istituti di formazione del personale penitenziario).
Il componente penitenziario di EL PAcCTO ha anche promosso tra le proprie attività uno studio di settore relativo al fenomeno della corruzione come strumento facilitatore del crimine transnazionale organizzato nell’ambito penitenziario. L’interconnessione esistente tra criminalità organizzata e corruzione è profonda e consolidata: in particolare, la corruzione nelle carceri rappresenta un serio rischio per la sicurezza dei detenuti e del personale carcerario. Non sorprende dunque che la corruzione sia spesso identificata come uno dei principali ostacoli all’applicazione pratica delle norme e degli standard internazionali relativi alla gestione delle carceri e al trattamento dei detenuti.
La corruzione è uno dei principali ostacoli all’applicazione degli standard internazionali relativi alla gestione delle carceri
Il sostegno offerto all’Ecuador dal PAcCTO rappresenta un percorso di accompagnamento istituzionale per la ripresa della sicurezza del sistema nel rispetto dei diritti umani e dei princìpi dello stato di diritto.
- Innanzitutto, è stata avviata un’attività di assistenza tecnica per la raccolta, l’analisi e la gestione dei dati che fotografi la realtà e consenta successivamente lo sviluppo di una politica penitenziaria e di riabilitazione efficace. A tal fine, El PAcCTO assisterà l’Ecuador nella creazione di un Registro affidabile dei detenuti ed un Censimento della popolazione carceraria.
- È in programma un’intensa attività di affiancamento delle Istituzioni del Paese per la formazione professionale degli operatori, con particolare focus sulla intelligenza penitenziaria e sulla riabilitazione.
- È stata condivisa con l’Ecuador la metodica del trattamento del circuito penitenziario differenziato, volta all’isolamento dei capi delle organizzazioni criminali, sul modello dell’art.41 bis ord. penit. italiano.
- Verrà fornito supporto allo SNAI (Servizio Nazionale di Attenzione Integrale agli Adulti Privati della Libertà e ai detenuti Adolescenti) per la gestione di crisi future: l’Italia condividerà anche il regolamento per la costituzione di una sala di contingenza in caso di crisi ed il relativo protocollo operativo.
- È stata, infine, formalizzata la partecipazione dell’Ecuador alla REDCOPEN, rete di cooperazione internazionale per lo scambio di informazioni e dati penitenziari, così come la sua partecipazione alla RAP, rete che riunisce accademie penitenziarie europee e latinoamericane.
Prima di EL PAcCTO non esisteva un’attività di cooperazione penitenziaria volta a condividere standard e modelli
Il passo più significativo delle attività del programma EL PAcCTO è stata l’organizzazione, con le Istituzioni ecuadoriane e la società civile, di una Conferenza di Consenso tenutasi dal 3 al 7 maggio 2022, finalizzata a promuovere il coordinamento interistituzionale e la partecipazione attiva della società al processo di riforme necessarie avviato con l’assistenza de EL PAcCTO.
Questa iniziativa è la più alta rappresentazione della costante attività che l’Italia svolge nell’ambito del consensus building, uno dei quattro pilasti che caratterizzano la nostra metodologia di assistenza tecnica in materia di Giustizia e Sicurezza. All’attività di capacity building , espletata attraverso la formazione del personale penitenziario, di institutional building che si traduce nel rafforzamento dei protocolli per la gestione delle crisi intramurarie e a quella di law building, ovvero l’ammodernamento del quadro normativo, si deve affiancare un’instancabile azione di value dissemination. La condivisione attiva della società civile costituisce, infatti, un elemento essenziale affinché la condivisione di standard e modelli sia efficace e duratura.
Nel corso dei lavori di Quito hanno trovato conferma l’attualità e la validità della teoria dell’ambiente legalmente orientato in un ordinamento giuridico sempre più multilivello. Altra conclusione, che assume particolare rilievo, è stata l’affermazione di un diritto al trattamento penitenziario in un sistema penale efficiente, inquadrato come diritto fondamentale della persona e come diritto della collettività.