Ue e la lotta alle infiltrazioni criminali nell’economia
Le istituzioni dell’Unione europea sono state impegnate per l’armonizzazione dei metodi di prevenzione e contrasto del fenomeno del riciclaggio, ritenuto in grado di «minare l’integrità, la stabilità e la reputazione del settore finanziario e costituire una minaccia per il mercato interno dell’Unione nonché per lo sviluppo internazionale»[1].
Per la criminalità, l’ingresso e il successivo investimento nell’economia costituisce una necessità imprescindibile, si realizza attraverso l’acquisizione della proprietà o della gestione delle imprese, ovvero attraverso il loro finanziamento[2] e si indirizza alla ricollocazione e reinserimento, nel tessuto dell’economia lecita, delle risorse finanziarie illecitamente accumulate.
L’antiriciclaggio nel nostro Paese
L’ordinamento italiano, per effetto del decreto legislativo n. 231 del 21 novembre 2007 e con le modifiche e integrazioni che si sono susseguite nel corso degli anni, ha inteso recepire e dare attuazione alle numerose disposizioni normative, ai princìpi fissati e agli orientamenti forniti a livello di Unione europea, individuando un sistema di prevenzione dell’utilizzo del sistema finanziario ed economico per scopi di riciclaggio o di finanziamento del terrorismo[3].
La Pubblica amministrazione pur non essendo più compresa formalmente nella categoria dei “Soggetti obbligati” di cui all’art.3 del decreto antiriciclaggio, è tenuta a comunicare alla UIF dati e informazioni concernenti le operazioni sospette, sulla base di istruzioni dettate dalla medesima Unità.
Il ruolo fondamentale della Pubblica amministrazione nel combattere le infiltrazioni criminali nell’economia
Un elevato livello di partecipazione e collaborazione attiva è dunque richiesto agli uffici della Pubblica Amministrazione, alla luce delle attività istituzionali in concreto svolte e dei delicati compiti cui è investita in particolare nei settori degli appalti, dei contratti e dei finanziamenti pubblici. La PA costituisce un “osservatorio privilegiato” idoneo a intercettare i contesti più rischiosi e permeabili all’ingresso di capitali proventi di comportamenti criminosi alla luce dell’attuale sistema di prevenzione disegnato dalla disciplina antiriciclaggio; rappresenta un importante presidio di legalità che deve contribuire fattivamente all’inibizione delle infiltrazioni della criminalità nel tessuto economico legale, evitando che le risorse pubbliche vengano sottratte alla loro naturale destinazione.
I doveri di collaborazione in capo alle Pubbliche Amministrazioni tese al riconoscimento e alla successiva comunicazione delle operatività sospette di riciclaggio trovano la loro base normativa al comma 4 dell’ articolo 10 del decreto legislativo n. 231 del 2007, nella sua versione attualmente vigente, secondo cui «Al fine di consentire lo svolgimento di analisi finanziarie mirate a far emergere fenomeni di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo, le Pubbliche amministrazioni comunicano alla UIF dati e informazioni concernenti le operazioni sospette di cui vengano a conoscenza nell’esercizio della propria attività istituzionale».
Il Gestore
All’interno dello scenario oggetto della presente analisi, si è avvertita la necessità di individuare un unico soggetto, incaricato di effettuare le attività di analisi e approfondimenti, nonché di gestire le comunicazioni alla UIF. Ebbene, tale profilo professionale, è denominato: “Gestore”. Il gestore è il soggetto che, in quanto accertatore di primo livello all’analista/segnalatore, è titolato a interfacciarsi con la UIF. Spetta allo stesso gestore farsi carico dell’onere di organizzare la formazione del personale interessato e l’eventuale filiera di collaboratori.
UIF e Pubblica amministrazione
Al fine di comprendere appieno il livello di collaborazione sinora offerto dalle Amministrazioni pubbliche al sistema di prevenzione antiriciclaggio si rende necessaria una analisi dei flussi segnaletici indirizzati all’Unità di Informazione Finanziaria per l’Italia. Nell’anno 2021 si è assistito all’invio di ben 139.524 segnalazioni di operazioni sospette trasmesse all’UIF, in aumento del 23,3% rispetto a quelle pervenute nel periodo corrispondente del 2020 che sono state pari a 113.187[4], a testimonianza di un trend in continuo e costante aumento negli ultimi anni.
Tuttavia, a fronte dell’incoraggiante dato che emerge dall’analisi macroscopica dei flussi, non ci si può esimere dal valutare la partecipazione delle singole categorie di soggetti, misurando i singoli livelli di partecipazione all’aggregato.
La risposta formulata da parte della Pubblica amministrazione risulta essere suscettibile di un adeguato incremento rispetto alle esigenze di prevenzione del sistema economico e finanziario dall’utilizzo a fini di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo. Il contributo prestato dal comparto pubblico potrà risultare maggiormente significativo nel prossimo futuro e garantire gli standard di collaborazione.
Alla data del 30 novembre 2021, nonostante l’ampiezza del perimetro del settore pubblico, risultavano iscritti al sistema telematico “Infostat-UIF” soli 151 Uffici della Pubblica Amministrazione, con un aumento di appena 22 nuovi iscritti rispetto al precedente anno 2020.[5]
Tra gli uffici iscritti, il flusso segnaletico diretto all’Unità di Informazione Finanziaria ha interessato il 23% del totale, corrispondente a soli 35 Uffici della Pubblica Amministrazione; all’organo preposto sono pervenute sinora 436 comunicazioni totali a partire dall’anno 2007.
Ulteriore utile analisi statistica deve rivolgersi alla tipologia di uffici della Pubblica Amministrazione protagonisti nella fase di invio delle comunicazioni. Il contributo maggiore è stato prestato dalle PA “centrali” come l’Agenzia delle Entrate, che polarizzano un apporto superiore al 75% del totale, seguite con il 17,5% dagli enti territoriali (regioni, province e comuni). In misura minore intervengono le Camere di Commercio con il 5,5 % e gli Enti sanitari con l’1,50%.
Accrescere il dialogo e i flussi di informazioni
Come si è più volte affermato, la Pubblica amministrazione riveste un ruolo chiave nella valutazione e comprensione dei rischi insiti nell’attività istituzionale svolta, nell’ottica di una imprescindibile, corretta ed efficiente collaborazione attiva nel sistema di prevenzione disciplinato dalla normativa antiriciclaggio.
Risulta quindi determinante accrescere l’apporto complessivo prestato alla disciplina antiriciclaggio da parte di questi uffici che, in ragione dell’attività istituzionale svolta, rappresentano un cruciale presidio di protezione dalle infiltrazioni criminali. Una opportuna politica di formazione e di aggiornamento del personale che opera all’interno della PA non può che considerarsi propedeutica al conseguimento di questo fondamentale risultato e, anche in questo caso, emerge con evidenza il ruolo del gestore che deve risultare formalmente incaricato dalla PA.
[1]Dir. (UE) 2015/849 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 20 maggio 2015 relativa alla prevenzione dell’uso del sistema finanziario a fini di riciclaggio o finanziamento del terrorismo.
[2] Banca d’Italia, La criminalità organizzata in Italia: un’analisi economica, dicembre 2021.
[3] Per un opportuno approfondimento si rimanda a: Bozzelli G., Miceli G., Vavallo L. “Nuovo Manuale Antiriciclaggio: Rischio criminalità nel sistema finanziario, fiscale e dei crypto asset”, Legislazione Tecnica, 2022; Miceli G. Nuovi obblighi antiriciclaggio. Guida operativa per professionisti e intermediari finanziari. Con Prefazione scritta dal Prof. Gian Maria Fara, Presidente dell’Eurispes, Maggioli, 2017.
[4]Banca d’Italia, Unità di Informazione Finanziaria per l’Italia, Quaderni dell’antiriciclaggio dell’Unità di Informazione Finanziaria, Dati statistici, marzo 2022.
[5]Banca d’Italia, Unità di Informazione Finanziaria per l’Italia, newsletter 1 – 2022, “Le comunicazioni di operazioni sospette della pubblica amministrazione”, gennaio 2022.
*Giuseppe Miceli, AML e compliance expert.
**Leonardo Vavallo Ispettore del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della GdF.