Rebibbia, storie di vita dal carcere per affermare la funzione rieducativa della pena

Rebibbia carcere

Lo scorso 28 aprile, presso la sala teatro della Casa Circondariale Femminile Rebibbia, è stato presentato il report dal titolo La funzione rieducativa della pena tra sicurezza e trattamento – storie di vita dal carcere, frutto della collaborazione tra il dipartimento della pubblica sicurezza e il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria.

Il lavoro presentato offre uno spaccato del sistema penitenziario in grado di cogliere e raccontare i segnali indicativi delle mutazioni dei fenomeni criminali più evidenti nella realtà carceraria, avvalendosi delle testimonianze delle figure che operano all’interno dell’istituto penitenziario: il direttore, il comandante del reparto, l’ispettore di polizia penitenziaria, il funzionario della professionalità giuridico pedagogica e un gruppo di psicologhe. Il report lascia ampio spazio inoltre, alle esperienze di vita delle detenute e in particolare il contesto sociale di provenienza e i motivi che le hanno spinte a delinquere
Centrale, nel report, emerge inoltre il valore attribuito al profilo della rieducazione, prevista dalla Costituzione all’articolo 27, e intesa come possibilità per le detenute di impiegare il proprio tempo anche nell’apprendimento di un lavoro, in vista di un futuro reinserimento nella società. 

Hanno preso parte all’incontro, oltre al direttore della Casa Circondariale Germana Stefanini, il vice direttore generale della pubblica sicurezza Vittorio Rizzi, il vice capo di dipartimento dell’amministrazione penitenziaria Roberto Tartaglia, il comandante del reparto Dario Pulsinelli e il direttore del Servizio analisi criminale della direzione centrale di polizia criminale Stefano Delfini.  Il report realizzato dal Servizio Analisi Criminale è stato definito proprio da Stefano Delfini come un lavoro «frutto della collaborazione avviata tra il Dipartimento della PS, Direzione Centrale Polizia Criminale e il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria». Il report, ha inoltre aggiunto Delfini, «offre uno spaccato del sistema detentivo, da sempre inestimabile fonte informativa, che consente di cogliere quei segnali indicativi delle mutazioni dei fenomeni criminali, più evidenti nella realtà carceraria, la cui individuazione costituisce il presupposto per fornire supporto al decisore e orientare l’azione delle Forze di Polizia. È fondamentale mettere a fattor comune competenze trasversali per affrontare le sfide del presente e del futuro».

«Desidero sottolineare la grande potenzialità rappresentata dalla costante e proficua collaborazione con il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria che ha consentito, tra l’altro, la realizzazione del report. La criminalità è un fenomeno complesso che per essere combattuto richiede studio, strategia e, soprattutto, prevenzione, cercando di anticiparne le iniziative», ha commentato il prefetto Rizzi.
Il lavoro, predisposto dal Servizio analisi criminale, è la seconda tappa di un percorso di analisi iniziato lo scorso giugno con la condivisione del report Donne e Criminalità, Analisi dei reati commessi dalle donne e della detenzione femminile negli Istituti Penitenziari.

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