Migrazioni di massa dall’Europa all’Africa: c’è stato un tempo in cui il flusso andava nella direzione opposta a quella dell’epoca moderna. Quando il Sahara era verde, ovvero tra i 12mila e i 5mila anni fa, l’uomo ha attraversato il continente africano da nord verso sud e dall’Europa mediterranea al Nord Africa e poi, attraverso il Sahara, verso l’area Sub Sahariana.
Per la prima volta si è trovata la traccia genetica di migrazioni umane trans-sahariane che erano state sino a ora ipotizzate soltanto da reperti archeologici riconducibili ad antichi insediamenti sahariani. La scoperta arriva da una ricerca internazionale coordinata dall’Università La Sapienza, che ha utilizzato una tecnica innovativa di “sequenziamento” del Dna per ricostruire l’evoluzione della specie umana all’interno del continente africano.
Spiega Fulvio Cruciani, del Dipartimento di Biologia e Biotecnologie dell’Ateneo romano, che ha coordinato il team internazionale: “Le migrazioni più antiche, dal nostro continente verso un Sahara non ancora inaridito, sono state individuate attraverso il genoma di individui di sesso maschile. Le tracce più recenti, invece, stavolta dal Sub-Sahara al Nord Africa, appartengono a geni femminili. Questo confermerebbe che il fenomeno della tratta araba degli schiavi ha riguardato soprattutto il genere femminile e che le donne si sono riprodotte e hanno lasciato discendenza”.
Lo studio, partito quattro anni fa, è stato condotto da ricercatori italiani e stranieri, delle Università Sapienza e Tor Vergata, del Cnr e da studiosi delle Università di Barcellona e Tolosa. Oggetto della tesi di dottorato di Eugenia D’Attanasio, è stato pubblicato dal gruppo sulla rivista Genome Biology, e costituisce un importante contributo al progresso conoscitivo sull’evoluzione umana e in particolare sul ruolo del cosiddetto “Green Sahara” nel popolamento dell’Africa.
Durante l’optimum climatico dell’Olocene (tra 12 mila e 5 mila anni fa, come detto), il Sahara era una terra fertile (da cui “Green Sahara”) e dunque non rappresentava una barriera geografica per eventuali spostamenti umani tra le coste mediterranee del continente e l’Africa del Nord. Per analizzare il popolamento di questa regione i ricercatori si sono avvalsi di una tecnica innovativa (next-generation sequencing) per sequenziare circa 3,3 milioni di basi del cromosoma Y umano in 104 individui maschi, selezionati mediante uno screening di migliaia di campioni.
Lo studio della distribuzione geografica dei diversi cromosomi Y permette di fare inferenze riguardo eventuali eventi demografici del passato a carico della nostra specie. Mediante questa analisi, sono state individuate 5.966 varianti (il 51 per cento delle quali mai descritte in precedenza). Studiando la variabilità genetica di queste varianti in 145 popolazioni africane ed eurasiatiche è stato appunto possibile evidenziare massicce migrazioni umane avvenute sia attraverso il deserto del Sahara (prima della desertificazione) che attraverso il bacino del Mediterraneo.
Precisa Eugenia D’Attanasio, primo autore condiviso della ricerca: “Il cromosoma Y viene trasmesso dal padre ai figli maschi, fornendo quindi una prospettiva solo “al maschile” dell’evoluzione umana recente. Il confronto dei dati dell’Y con quelli relativi al DNA mitocondriale (trasmesso lungo la linea materna) e agli autosomi (trasmessi da entrambi i genitori) ha evidenziato differenze dei due sessi nel plasmare la variabilità genetica del Nord Africa, con un contributo femminile recente riconducibile alla tratta araba degli schiavi e un contributo maschile più antico, che risale principalmente al periodo del “Green Sahara””.