Work life balance, c’è ancora un gap di genere da colmare

work life balance

Il work life balance – ovvero l’equilibrio tra vita e lavoro – è una delle cifre del nostro tempo. un principio divenuto di grande attualità, in un momento storico in cui lo sviluppo tecnologico ha reso più labile il confine tra vita professionale e vita privata. Ma il discorso sul work life balance comprende anche tutte quelle attività relative alla cura delle persone (bambini o anziani) o alla gestione della vita quotidiana, e che dunque toccano direttamente temi come la parità di genere, i bisogni dei caregiver, e il diritto alla genitorialità. Le politiche pubbliche devono fare la loro parte ma molto possono fare le aziende. Adnkronos Q&A Demografica ha dedicato al tema un incontro dal titolo “La cura delle persone. Work life balance per tutti, il tempo risorsa per genitori e caregiver” avvenuto ieri, in coincidenza con la Giornata mondiale della Popolazione. Il dibattito è nato con l’obiettivo di sensibilizzare sulle tematiche legate alla demografia, come l’importanza del controllo familiare sulle nascite, la parità tra i sessi, il contrasto alla povertà, la salute durante la maternità e i diritti sociali.

Work life balance, parità di genere e caregiver

L’incontro si è concentrato su tre temi principali: work life balance, la parità di genere, i caregiver. E proprio su quest’ultimo tema è intervenuta con un videomessaggio Alessandra Locatelli, ministro per le Disabilità, stigmatizzando il fatto che spesso il caregiver si senta solo e poco supportato nel proprio lavoro di cura. «È necessario ripensare i servizi e tracciare una nuova cornice normativa a tutele differenziate – ha dichiarato il ministro – Il primo passo è stato fatto con l’apertura di un tavolo interministeriale tra Ministero della Disabilità e Ministero del Lavoro, ma per noi l’impegno più cogente è la riforma sulla disabilità, a partire dal “progetto di vita”, con al centro la persona e la rete familiare. Ci vuole un progetto globale che tenga conto non solo dei servizi sanitari e sociosanitari ma anche delle relazioni, degli affetti e della dimensione sociale della vita». «Il trend demografico ci interroga e incide in maniera rilevante sulle politiche sociali. La demografia serve a intercettare il futuro e governare i processi politici – ha poi affermato Maria Teresa Bellucci, viceministro del Lavoro e delle Politiche sociali – In Italia, come è noto, stiamo attraversando una situazione particolarmente difficile, con un inverno demografico che si prolunga ormai da circa 20 anni. Tuttavia, accanto alla bassa natalità, c’è una speranza di vita più lunga. Abbiamo quasi un record di 22mila centenari. È sicuramente una buona notizia ma ci pone tanti interrogativi sulla necessità di rimodulare le politiche sulla terza età, sulla non autosufficienza, sulle fragilità. Il Governo sta lavorando su queste che sono ormai considerate delle vere emergenze, con la riforma in favore della terza età e della non autosufficienza». «La necessità – ha proseguito il viceministro – è quella di avviare politiche attive con piani di esistenza e non solo di assistenza. Bisogna reimmaginare un sistema di long care che sia sostenibile. Ci sono tanti fronti aperti di riforma, che riguardano l’introduzione di un sistema misto previdenziale, pubblico e complementare, oltre alla volontà di riscrivere il Codice del terzo Settore, asset strategico del nostro Paese, allo scopo di semplificare i processi amministrativi e operativi, facilitare e incentivare i tanti volontari attivi, spina dorsale delle politiche sociali».

L’invecchiamento della popolazione evidenzia la necessità di rimodulare le politiche sulla terza età 

Un modo nuovo di governare i processi relativi all’aspetto è stato prospettato dall’intervento di Gabriele Fava, presidente Inps, il quale ha assicurato che «l’Inps gode di buona salute ed è ormai una vero partner di vita di tutti noi cittadini. L’Istituto vorrebbe inaugurare un nuovo corso anche per diventare partner importante delle istituzioni nelle nuove politiche di welfare generativo, in risposta alle esigenze sempre più diversificate di lavoratori, famiglie, anziani, caregiver, persone con fragilità. La platea dei bisogni negli ultimi anni si è ampliata con un livello maggiore di complessità che va governato con strumenti nuovi e soprattutto con una progettualità concreta». 
«Abbiamo voluto riflettere insieme su un tema di grande rilevanza: i genitori e i caregiver nel mondo del lavoro, un argomento che tocca la vita di milioni di persone – ha affermato Davide Desario, direttore di Adnkronos – È quanto mai necessario, sia nel pubblico che nel privato, che i datori di lavoro facciano di tutto per garantire la parità di genere (non solo salariale), ma anche un diritto fondamentale come quello di decidere se, quando e quante volte avere figli. Tematiche a cui Adnkronos dà molta attenzione e spazio nelle proprie attività multicanale. E non intende abbassare la guardia”.

Work life balance, insoddisfatto il 66% del campione interpellato da Adnkronos

La necessità di garantire alle persone un giusto work life balance è emersa con chiarezza anche nella recente rilevazione realizzata da Adnkronos su un’audience di 1900 utenti sui propri canali web e social, in un periodo compreso tra il 14 giugno e l’8 luglio 2024. Alla domanda sul grado di soddisfazione del proprio work life balance, il 66% ha risposto in modo negativo e, di converso, nella stessa percentuale, gli utenti hanno affermato l’importanza di questo, unitamente al welfare aziendale, nella scelta del luogo in cui lavorare, anche rispetto alle valutazioni su carriera, stipendio e formazione. Tuttavia, il dato generale che emerge dalla rilevazione, è la convinzione (80%) che il welfare pubblico e accessibile a tutti sia di gran lunga auspicabile rispetto al welfare privato.

Nel mondo del lavoro cresce la consapevolezza di un bilanciamento tra genitorialità e carriera per entrambi i genitori

E sul work life balance una recente indagine di Manageritalia offre dei numeri che sono spunto di riflessione. L’indagine condotta con la collaborazione tecnica di Ipsos, su un campione di 547 manager italiani (58% uomini e 41% donne), evidenzia come nel mondo del lavoro italiano cresca la consapevolezza di un bilanciamento tra genitorialità e carriera per entrambi i genitori. Il 78% dei manager coinvolti considera la parità di genere un problema reale. Riguardo al congedo di paternità, il 61% degli uomini lo vorrebbe obbligatorio; la percentuale sale all’85% tra gli under 45, superiore anche all’83% indicato dalle donne. I principali ostacoli sul posto di lavoro sono considerati in maniera diversa tra uomini e donne: i primi indicano la loro maggiore flessibilità per spostamenti e orari (51% contro il 34% delle donne) e le maggiori assenze delle donne perché impegnate con figli e anziani (46% contro il 36%), la tendenza a favorire carriere maschili (45% contro il 39%), e la valorizzazione maggiormente attribuita agli uomini (43% contro il 41%). Ma le donne indicano al primo posto il pregiudizio sociale che vede gli uomini come più adatti a ricoprire ruoli di alto livello (46% contro il 36% degli uomini).

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