L’allarme dell’Istat sull’inverno demografico italiano è una realtà che incombe sul nostro futuro. Se negli anni Sessanta il Paese registrava più di 1 milione di nuovi nati, nel 2022 siamo di fronte a meno di 400.000 nati. Anche i dati forniti dallo stesso presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo, al Sole 24 Ore parlano chiaro: «oggi abbiamo 800mila persone con almeno 90 anni, nel 2050 avremo 1,7 milioni. Nel 2070 avremo 2,2 milioni di persone con almeno 90 anni. E di queste 145mila saranno ultracentenari, oggi sono 20mila. Capite cosa significa tutto questo in un Paese che oggi ha 59 milioni di abitanti e nel 2070 avrà 48 milioni di abitanti?». Le conseguenze di tali numeri saranno evidenti, nel prossimo futuro, innanzitutto sui costi del Welfare, sullo spopolamento e sulla crisi delle aree interne. Senza contare il fatto che l’inverno demografico assottiglierà la popolazione in età lavorativa che rappresenta le fondamenta del sistema tributario, pensionistico, economico, insomma la stessa sopravvivenza del Sistema-Paese. Se da un lato la silver economy si propone come la nuova frontiera della crescita economica in relazione all’invecchiamento della popolazione, nel complesso i dati sono tutt’altro che rassicuranti. Sempre il presidente Istat, in un intervento ha parlato di una riduzione del Pil dai 1.800 miliardi di oggi ai 500 miliardi nel 2070, per effetto del cambiamento demografico che sta avvenendo nella popolazione per composizione, età e numero. L’inverno demografico porterà a una riduzione pari a un terzo del Pil nel 2070.
L’inverno demografico italiano porterà a una riduzione pari a un terzo del Pil nel 2070
Sulla scorta di questi temi nasce il progetto editoriale di Adnkronos “Demografica”, una proposta editoriale con l’obiettivo di mettere la produzione giornalistica al servizio di un dibattito sull’inverno demografico italiano, in grado di far dialogare gli aspetti politici, sanitari, sociali ed economici del tema. Il nuovo portale è stato presentato nell’ambito degli eventi celebrativi del 60esimo anniversario di Adnkronos, avvenuti martedì 27 giugno presso il Palazzo dell’Informazione di Roma. L’incontro che ha dato il via al progetto, dal titolo “Demografica. Popolazione, persone, natalità: noi domani”, si è aperto con un messaggio della Premier Giorgia Meloni, che ha messo l’accento sull’importanza della natalità nell’attuale progetto di governo. A seguire, l’intervento del Ministro per la famiglia, natalità e pari opportunità, Eugenia Roccella, ha trattato sia l’aspetto cultrale sul quale intervenire, che sulla libertà delle donne di fare i figli che desiderano. Una libertà che, secondo la Ministra, va supportata liberando tale desiderio dagli ostacoli che si oppongono, soprattutto sul fronte lavorativo.
Oltre al tasso di natalità, c’è bisogno di aumentare subito il numero della popolazione in età lavorativa
Significativo, inoltre, l’intervento di Linda Laura Sabbadini, Direttore centrale Istat, che parla di un tasso di natalità attuale paragonabile all’Italia del 1500, ma a fronte di una popolazione decisamente più esigua. Sabbadini avverte che il nodo strutturale dell’inverno demografico è rappresentato da una carenza di popolazione in età lavorativa da qui ai prossimi 20/30 anni. Un problema che non può essere risolto con una politica che incentivi la natalità oggi, ma con provvedimenti lungimiranti e di rapido accesso. Insomma, parallelamente a un discorso demografico legato al tasso di natalità, c’è bisogno di un’azione che faccia aumentare subito il numero della popolazione in età lavorativa. Un esempio per tutti, è rappresentato dalle politiche di Angela Merkel in Germania, con l’accesso nel paese di un milione di rifugiati siriani. Il calo di popolazione da qui al 2050 riguarderà dunque, soprattutto la popolazione d’impresa. Nei prossimi trent’anni la popolazione di 15-64 anni scenderebbe dal 63,6% (37,7 milioni) al 53,4% (28,9 milioni) in base allo scenario proposto da Istat. Parallelamente, negli stessi anni la fecondità è destinata a ridursi in quanto le donne in età riproduttiva passeranno da 12 a 8 milioni.
In risposta a tutti questi temi, tutt’altro che trascurabili, che vanno dagli aspetti puramente economici ad àmbiti culturali, sociali, o legati ai tassi di natalità, Demografica si propone come intermediario tra le diverse anime di questo dibattito. Lo scopo è determinare la convergenza tra interessi diversi, con lo scopo di trainare il Paese al di là del suo – ormai conclamato – inverno demografico.