Se un agricoltore su cinque riuscirà a passare a pratiche di agricoltura intelligente, grazie alla quale le nuove tecnologie e gli applicativi giocano un ruolo primario anche per la salvaguardia del clima, aumenterà la resilienza dell’Unione europea agli shock dell’approvvigionamento alimentare e saremo più pronti ad affrontare gli effetti peggiori dei cambiamenti climatici. La guerra in Ucraina ha reso fondamentale per l’Europa il rafforzamento dei propri sistemi alimentari in modo da garantire forniture a breve termine e salvaguardare la resilienza a lungo termine. La crescita del settore agricolo dell’Ue – e non solo – è avvenuta a scapito della salute ambientale, con il degrado del suolo che è costato quasi 100 miliardi di euro, in gran parte a causa della perdita di produttività, che minaccia la futura fornitura di colture. Inoltre, la produzione agricola rappresenta il 10% delle emissioni di gas serra dell’Unione ed è una parte fondamentale del futuro dello zero netto.
La produzione agricola responsabile del 10% delle emissioni di gas serra dell’Unione
Un nuovo Rapporto del World Economic Forum, “Transforming Food Systems with Farmers: A pathway for the EU”, divulgato oggi nell’ambito degli sforzi in corso della EU Carbon+ Farming Coalition, formula raccomandazioni su come collaborare con gli agricoltori per rafforzare i sistemi alimentari dell’Ue. Il report si basa sulle indicazioni degli agricoltori di sette paesi che costituiscono la maggioranza della base di agricoltori nell’Ue. I risultati si concentrano su quattro aree che possono stimolare l’adozione di pratiche intelligenti per il clima tra gli agricoltori.
- Finanziamento e gestione del rischio: gli agricoltori hanno bisogno di forme innovative di prestito, flussi di entrate garantiti e soluzioni assicurative all’avanguardia. Ciò riflette il fatto che quattro agricoltori su cinque intervistati considerano la sostenibilità una necessità, ma solo due su cinque la considerano un bene per le imprese.
- Ecosistemi dell’innovazione: è opportuno continuare a sviluppare nuove tecnologie intelligenti per il clima e a ridurne i costi. Al momento, l’adozione delle pratiche digitali è in ritardo, con un tasso di adozione del 31% da parte degli agricoltori rispetto al 44% di altre buone pratiche a salvaguardia del clima.
- Istruzione e sensibilizzazione: gli agricoltori dovrebbero essere guidati nella comprensione della progettazione per il cambiamento, con accesso a piattaforme di condivisione, apprendimento peer-to-peer o formazione aziendale. Al momento, solo il 25% degli agricoltori ha dichiarato di avere una conoscenza “buona” o “molto buona” della materia.
- Ambiente politico: l’Ue deve definire le politiche giuste per guidare l’attuazione delle riforme ambientali, consentendo anche agli Stati membri di adeguare le politiche alle condizioni locali. Questa flessibilità ha finora portato a 166 diversi eco-schemi identificati in 22 progetti di piani strategici in 21 Stati membri.
L’agricoltura intelligente aumenterà la resilienza dell’Ue agli shock dell’approvvigionamento alimentare
Se un ulteriore 20% degli agricoltori europei adottasse pratiche intelligenti per il clima, entro il 2030 l’Ue potrebbe ridurre le proprie emissioni di gas serra in agricoltura di circa il 6%; ripristinare la salute del suolo di oltre il 14% del totale dei suoi terreni agricoli, migliorando così la biodiversità e la resilienza dei sistemi alimentari; e, a seconda del livello di attuazione, aggiungere 1,9 miliardi di euro ai redditi degli agricoltori. «L’Ue si sta rendendo conto dell’importanza di rimodellare i suoi sistemi alimentari, riconoscendone il ruolo fondamentale nel raggiungimento del Green Deal e di un futuro sostenibile e dinamico. Lavorare con gli agricoltori, in particolare con la prossima generazione di agricoltori europei, sarà fondamentale per garantire che questa transizione sia inclusiva ed efficace» ha affermato Diana Lenzi, Presidente del Consiglio europeo dei giovani agricoltori (CEJA). La transizione verso un’agricoltura intelligente dal punto di vista climatico richiederà investimenti significativi e cambiamenti politici per tutta la catena del valore alimentare, che coinvolgeranno agricoltori, rivenditori, investitori e consumatori.