L’Autorità Nazionale Anticorruzione (Anac) ha presentato oggi, presso la Camera dei Deputati, la Relazione al Parlamento del Presidente Giuseppe Busìa sull’attività svolta nel 2021. Presente all’incontro il vicepresidente della Camera, Ettore Rosato. La diretta è andata in onda su Rai3 dalle ore 11 e in streaming sulla WebTv della Camera dei Deputati. L’incontro, avvenuto presso l’Aula dei Gruppi parlamentari, rappresenta un momento centrale nella vita e nell’attività di Anac: di fronte ai parlamentari in aula viene indicato quanto è stato fatto lo scorso anno, e quali sono i programmi e la direzione da intraprendere per il futuro. Per l’Autorità Nazionale Anticorruzione questo appuntamento costituisce una occasione di dialogo con la massima rappresentanza del Paese, e di bilancio dell’attività fin qui portata avanti. L’incontro è inoltre un alto momento di indirizzo politico di come Anac, Autorità indipendente, porta avanti la sua missione nella comunità nazionale. L’Autorità Nazionale Anticorruzione è stata istituita nel 2014. Autorità indipendente, incaricata della prevenzione della corruzione e della vigilanza all’interno della Pubblica Amministrazione, della corretta gestione dei contratti pubblici, della concorrenza negli appalti, e del rispetto della trasparenza.
Busìa: “occorre lavorare essenzialmente sulla prevenzione della corruzione”
Come sostenuto dal Presidente dell’Anac, Giuseppe Busìa, nella relazione annuale: «la corruzione in Italia esiste, va combattuta con armi nuove, non possiamo pensare di lottare, prevenire, eliminare o ridurre la corruzione esclusivamente con le norme penali. Il diritto penale è l’estrema ratio, va bene in alcuni casi. Ci dobbiamo occupare di tutti gli ambiti in cui il diritto penale non arriva. È questo il compito principale di Anac.
Quindi: vigilanza su tutti gli appalti pubblici, ma anche inserimento in Italia della normativa europea sulla concorrenza. Un modo di prevenire la corruzione è anche quello di aprire il mercato, creando trasparenza. Laddove lo stato dà soldi agli imprenditori per fare qualcosa, se ne dà troppi e quelli fanno poco e male, commette un danno gravissimo per la società perché si tratta di risorse pubbliche spese male. Per combattere questo fenomeno così complesso e articolato, che non ha più un apice così evidente che è al centro di un sistema di redistribuzione piramidale ma ha una dispersione all’interno di diverse categorie, occorre lavorare essenzialmente sulla prevenzione della corruzione».
Corruzione e anticorruzione in Italia
Sempre secondo quanto riportato dal Rapporto Anac alla Camera, in questo ultimo anno il nostro Paese ha scalato dieci posizioni nella classifica di Transparency International: stando ai dati dell’Indice della percezione della corruzione 2021 l’Italia è al 42° posto su una classifica di 180 paesi, migliorando 10 posizioni rispetto all’anno precedente, anno in cui era al 52° posto. E ciò, anche grazie all’attività dell’Autorità nazionale anticorruzione.
Ad ogni modo, al fine di misurare la corruzione attraverso indici oggettivi e non percettivi, l’ANAC è attiva da tempo nel progetto “Misurazione territoriale del rischio di corruzione e promozione della trasparenza”, finanziato dal Programma Operativo Nazionale “Governance e Capacità Istituzionale 2014-2020”.
Il Progetto ha l’obiettivo di calcolare e rendere disponibile un insieme di indicatori sul rischio che si verifichino eventi corruttivi a livello territoriale, di sostenere la prevenzione e il contrasto all’illegalità, e di promuovere la trasparenza nell’azione della Pubblica amministrazione.
Nell’elaborazione degli indicatori si propone di progredire rispetto alle misure statistiche di corruzione attualmente disponibili, i cui limiti sono noti, essendo esse per lo più basate su dubbie percezioni del fenomeno e calcolate solitamente a un livello di aggregazione troppo elevato per potere aiutare la definizione di politiche di prevenzione a livello territoriale o settoriale.
Controlli digitali e Banca dati Anac
«Con l’arrivo dei 250 miliardi di fondi europei e l’avvio degli appalti, s’intensifica il rischio di corruzione e di infiltrazioni criminose nel nostro Paese», ha detto il Presidente Busìa. «Le nuove sfide del malaffare ci spingono ad usare armi nuove per combattere corruzione, spreco di denaro pubblico, infiltrazioni criminose negli appalti. Strategico è l’utilizzo in modo innovativo delle tecnologie informatiche, con l’incrocio dei dati nella Banca Dati, che contiene oltre 60 milioni di appalti e tutte le informazioni sulle imprese appaltanti. Sono questi gli strumenti più efficaci nel prevenire e combattere la cattiva amministrazione: controllo digitale preventivo, monitoraggi, amministrazione trasparente».
Più efficienza della Pubblica amministrazione: riforma delle stazioni appaltanti
Infine, sottolinea il Presidente dell’Anac: «Una maggiore efficienza e modernizzazione del sistema degli appalti in Italia resta, però, imprescindibile senza una profonda riforma e qualificazione delle stazioni appaltanti e delle centrali di committenza, che è peraltro uno degli obiettivi strategici nel Pnrr. Tra le cause di inefficienza e di sprechi di risorse pubbliche, nonché di possibile corruzione, vi è senza dubbio la scarsa professionalizzazione di chi acquista, e l’eccessiva dispersione dei soggetti acquirenti in un numero altissimo e non funzionali di stazioni acquirenti. Anac ha individuato i criteri per la qualificazione delle stazioni appaltanti, delineando aspetti di qualità, efficienza, professionalizzazione, che portino ad un accorpamento della domanda, e ad una riduzione conseguente del loro numero. In sostanza, chi è in grado di fare acquisti per dimensioni e capacità professionali, procederà ad acquistare. Gli altri saranno spinti ad accorparsi, o a rivolgersi a quelle in grado di farlo. Oggi in Italia esistono più di 39.000 stazioni appaltanti e centrali di committenza, con oltre 100.000 centri di spesa, dove ciascuno bandisce gare e gestisce appalti, pur senza averne le competenze economiche, informatiche e dimensioni operative di scala per spuntare prezzi favorevoli e svolgere le gare al meglio per l’interesse pubblico».