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Campania, nelle carceri media ore settimanali di psicologi tra le più alte d’Italia

di
redazione

In Campania sono presenti quindici carceri: sei case circondariali (ad Arienzo, Benevento, Napoli Poggioreale, Napoli Secondigliano, Santa Maria Capua Vetere e Vallo della Lucania), tre case di reclusione (ad Aversa, Eboli e Sant’Angelo dei Lombardi), quattro case sia circondariali che di reclusione (ad Ariano Irpino, Avellino, Carinola e Salerno), una casa circondariale femminile (a Pozzuoli) e un Istituto a Custodia attenuata per tossicodipendenti (a Lauro). Sono questi i luoghi dell’indagine dell’Eurispes sulla situazione all’interno delle carceri italiane. Presentato all’interno del Rapporto Italia 2023, il lavoro si propone di affrontare il tema del diritto alla salute nelle carceri d’Italia, attingendo come fonti al Ministero della Giustizia e all’Osservatorio Antigone. Al 31 maggio 2023, sono presenti in Campania 6.893 detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 6.196. Le detenute sono 343, di cui 9 con figli al seguito (in totale sono 10 i minori al seguito delle madri). Gli stranieri detenuti sono 860.

Campania, media ore settimanali di psicologi tra le più alte d’Italia

Nelle carceri della Campania è più che ottima la media di ore settimanali di psicologi all’interno delle carceri che si piazza come una delle più alte d’Italia (41,29 ore). Ma, per le undici carceri interrogate da Antigone, mancano dati essenziali circa i reparti di ostetricia, il protocollo di prevenzione del rischio suicidario e i reparti di ginecologia. Inoltre, è emergenza nelle carceri sia per la questione salute mentale dei detenuti sia per le «condizioni igienico-sanitarie carenti, mancata attivazione di percorsi terapeutici, mancanza di acqua potabile e visite esterne rimandate per assenza di organizzazione», come testimoniano sia gli interventi del Garante campano dei reclusi sia varie interrogazioni parlamentari portate avanti negli anni passati. Grave è anche la mancanza del personale, che sta progressivamente portando ad una riduzione della qualità del servizio all’interno delle carceri sia per i detenuti sia per la Polizia penitenziaria.

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