La crisi idrica come banco di prova per l’Italia e l’Europa. Intervista al Prof. Luca Mercalli
La crisi idrica che interessa l’Italia e l’Europa non è soltanto una questione ambientale, ma si prospetta sempre più come un banco di prova per la capacità dei sistemi pubblici di governare il cambiamento climatico e proteggere la base materiale dello sviluppo, con particolare attenzione alle aree mediterranee, dove la vulnerabilità idrica tende a trasformarsi più rapidamente in vulnerabilità economica e sociale.
Ne abbiamo parlato con il Prof. Luca Mercalli, climatologo e Presidente della Società Meteorologica Italiana.
Prof. Mercalli, possiamo parlare di una vera e propria crisi idrica europea?
Sì, ormai possiamo parlare di una crisi strutturale. Non siamo più di fronte a una semplice alternanza tra anni secchi e anni piovosi, ma a una tendenza di lungo periodo legata al riscaldamento globale. Le temperature più elevate aumentano l’evaporazione e riducono l’acqua effettivamente disponibile.
Perché il Mediterraneo è particolarmente vulnerabile?
È una regione di transizione climatica molto sensibile. Anche piccoli aumenti di temperatura producono effetti rilevanti sulle precipitazioni. Inoltre, è un’area densamente popolata, con agricoltura intensiva e sistemi idrici spesso obsoleti.
Il caso della Sicilia, citato da un report del Guardian del 2024, è un’anticipazione di ciò che potrebbe accadere altrove?
In parte sì. La Sicilia mostra cosa accade quando periodi prolungati di siccità si sommano a infrastrutture insufficienti e a una gestione frammentata dell’acqua. Non è un caso isolato.
Perché le piogge intense non risolvono il problema della scarsità idrica?
Perché sono eventi concentrati e violenti. Provocano alluvioni e dissesti, ma non ricaricano in modo efficace falde e invasi. I sistemi idrici sono stati progettati per un clima che non esiste più.
Crisi idrica: quanto conta la gestione delle risorse?
Conta moltissimo. Il cambiamento climatico è il fattore di fondo, ma una gestione inefficiente amplifica gli effetti. Ridurre le perdite e pianificare meglio è essenziale.
Qual è il rischio principale se non si interviene?
Il rischio è che la crisi idrica diventi un fattore di instabilità economica e sociale. L’acqua è alla base di agricoltura, energia, industria e vita quotidiana.
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