Le rinnovabili in Italia
In Italia continua a crescere l’impiego delle fonti energetiche rinnovabili (FER): in questo senso, per consumi totali il nostro Paese si colloca tra i 12 Stati Membri dell’Ue ad aver già raggiunto l’obiettivo di diffusione e utilizzo al 2020 (17%).
Tra gli obiettivi fissati dal Piano Nazionale Integrato Energia e Clima – PNIEC, presentato dal Ministero dello Sviluppo Economico alla Commissione Europea a gennaio 2019, entro il 2030 il 30% dell’energia consumata in Italia dovrà provenire da fonti rinnovabili.
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Gli obiettivi fissati vengono accompagnati dall’imponente piano di investimenti approvato dal Parlamento Ue a gennaio 2020, per trasformare l’Europa in un Paese a “impatto climatico zero” entro il 2050.
Nonostante la grande attenzione rivolta all’ambiente ed una crescita sostenibile, sicuramente la pandemia ha ridimensionato la possibilità di impiegare risorse a questo scopo. In questo senso, non sono mancate critiche alla Legge di Bilancio 2021 come quelle sollevate da Legambiente.
Verso un’energia condivisa?
Negli ultimi anni i princìpi della sharing economy stanno trovando applicazione anche nel settore energetico, con l’obiettivo di contrastare l’inquinamento e i cambiamenti climatici attraverso una ridefinizione del modello di produzione e consumo. A tale fine, è stata prospettata e si sta sviluppando la soluzione dell’autoproduzione attraverso il decentramento di piccoli impianti da fonti rinnovabili, diffusi sul territorio, e collegati da reti intelligenti, che consentono di immettere in rete la produzione di energia in eccesso e di condividerla: in poche parole, una formula di energy sharing, la cui logica è la condivisione di impianti di produzione e distribuzione di energia. Tale formula è già affermata in molti paesi europei, tra i quali è da citare la Germania, dove sono nate cooperative di autoproduzione di energia rinnovabile, i cui soci sono al contempo produttori e consumatori (prosumer).
In Italia, un mercato potenziale di circa 500mila comunità energetiche, consentirebbe un risparmio tra 2 e 6 miliardi di euro l’anno, e una riduzione di anidride carbonica tra 3,6 e 11 milioni di tonnellate (Simulazione Politecnico di Milano).
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La nascita di comunità energetiche
Esempio virtuoso dell’utilizzo dell’energia condivisa è dato dalla Regione Piemonte che, nel 2018, si è dotata di una legge che disciplina l’energy sharing, con l’obiettivo di promuovere l’istituzione di comunità energetiche e di agevolare la produzione e lo scambio di energie provenienti da FER.
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Il 14 giugno 2018, è stato firmato a Strasburgo l’accordo tra Parlamento Europeo e Consiglio Ue per l’abbattimento del 32% di CO2 entro il 2030, che permette, ad ogni produttore di energia elettrica, di aggregarsi e creare una comunità energetica “autonoma” attraverso cui condividere energia. Inoltre, la Direttiva Ue sulle rinnovabili “Red II” (2001/2018), agli articoli 21 e 22, stabilisce che è possibile produrre, accumulare e vendere energia con un modello da “uno a molti” e che, diversi soggetti/utenti, possano unirsi nelle cosiddette “comunità delle rinnovabili”, fondate su autoconsumo e condivisione dell’energia prodotta. Le utilities non avranno più una mera funzione commerciale e cambieranno il loro modello di business: si passerà da un sistema produttivo e distributivo centralizzato, ad uno decentrato, con energia autoprodotta e condivisa.
In Lombardia è stata annunciata ad ottobre 2020 la nascita della prima comunità energetica rinnovabile di Sorgenia. La società, uno dei principali operatori del mercato elettrico nazionale, ha lanciato un’iniziativa dedicata alle nuove forme di generazione distribuita intelligente. Il progetto partirà dai comuni di Turano Lodigiano e Bertonico con la presenza di cinque impianti fotovoltaici integrati.
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A Tirano, in provincia di Sondrio, il comune è alimentato al 100% da fonti pulite, tra fotovoltaico e biomasse, e mira a diventare la prima comunità energetica del territorio.
Il progetto Green Energy Community dell’Agenzia per l’Energia e lo Sviluppo Sostenibile mira, invece, ad aumentare la sostenibilità e generare un ciclo economico a basse emissioni di carbonio nel distretto di Pilastro-Roveri a Bologna. I cittadini e le 900 aziende del quartiere otterranno la riduzione delle tariffe grazie a una combinazione di fonti rinnovabili, generazione distribuita, stoccaggio di energia e ottimizzazione dei consumi.
Questi sono solo alcuni degli esempi a dimostrazione di come la diffusione dell’utilizzo di energia pulita non comporti solo un miglioramento dell’ambiente e dei luoghi nei quali viviamo, ma anche un notevole risparmio economico per gli utenti consumatori.