La lotta all’evasione fiscale si fa sempre più tecnologica e all’avanguardia. Le mappe dell’evasione e della criminalità finanziaria si aggiornano ormai in tempo reale, anche grazie all’utilizzo di software predittivi, sulla base dei quali programmare le verifiche a “colpo sicuro”. Tutto passa infatti da un uso efficace delle banche dati e dei milioni di dati in esse conservati. E infatti la Guardia di Finanza guarda al futuro e investirà in tale direzione 32 milioni di euro su big data e cybersicurezza. L’obiettivo è quello di creare una infrastruttura per semplificare le operazioni di analisi dei dati, anche attraverso modelli statistici. L’ottica è dunque previsionale piuttosto che repressiva. Il fine è quello di prevenire gli illeciti, anche attraverso, ad esempio, un’analisi automatica dei bilanci societari. Nell’evoluzione del sistema informativo tributario e delle tecniche di contrasto all’evasione fiscale l’efficace utilizzo delle banche dati assume quindi un ruolo sempre più determinante. E alla base di questo processo c’è il ricorso alla cosiddetta intelligenza artificiale, il cui utilizzo può aiutare ad individuare tecniche innovative di network analysis, machine learning e data visualization per l’individuazione dei soggetti ad alto rischio di evasione.
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Il tema è senz’altro di grande rilievo, e riguarderà (rectius: riguarda già oggi) non solo le tecniche di contrasto all’evasione, ma anche l’evoluzione di una vera e propria giustizia “predittiva”. Vero è che solo il raggiungimento del (difficile) equilibrio tra le diverse istanze ed interessi consentiranno di entrare finalmente, anche nel settore fiscale (ed ancor più in quello della giustizia), nell’era dell’intelligenza artificiale fiscale. Il meccanismo attraverso il quale si concretizza la decisione “robotizzata” (ovvero l’algoritmo) deve essere infatti, innanzitutto, conoscibile ed imputabile. Insomma, la decisione matematica deve essere spiegata e una persona fisica a cui imputare la responsabilità della decisione deve comunque essere individuata.
La lotta all’evasione fiscale in un’ottica previsionale anziché repressiva
In sostanza, lo scopo è sviluppare meccanismi che permettano di velocizzare determinate attività e la cui caratteristica principale sia la mancanza di discrezionalità. Nel caso specifico della giustizia predittiva si tratta dunque di creare sistemi basati su algoritmi in grado di analizzare sentenze, provvedimenti, leggi e contributi dottrinali, i quali, in funzione appunto predittiva, possano essere elaborati simulando il ragionamento umano. Attraverso piattaforme di giustizia predittiva, pertanto, i professionisti e i cittadini potrebbero valutare autonomamente i possibili esiti di un giudizio, e i giudici potrebbero avere un supporto per pronunce caratterizzate da equità ed uguaglianza. Certo, gli scenari da “minority report” risultano piuttosto inquietanti. Ma, senza arrivare all’eccesso di giudici robot, l’intelligenza artificiale potrebbe comunque utilmente affiancare il giudice nella fase decisoria e gli avvocati in quella istruttoria. Per intenderci, se, in base all’utilizzo di tali strumenti, la possibilità di vincere un giudizio fosse dello 0,1%, coltivare il contenzioso sarebbe davvero un azzardo, o addirittura una lite temeraria. Come si può ben intuire, una vera e propria rivoluzione copernicana.
*Direttore dell’Osservatorio Eurispes sulle Politiche fiscali.