Il quoziente familiare è un indicatore della situazione economica delle famiglie che, al momento, viene utilizzato solo in via di sperimentazione per l’agevolazione del Superbonus edilizio al 90% sugli edifici unifamiliari. L’intenzione del Governo è però quello di estendere la sua portata nel 2024, anche in termini di imposizione generale Irpef. Rispetto all’ISEE, il quoziente familiare è un indicatore più semplice, perché si ottiene dividendo il reddito complessivo del nucleo familiare per il numero dei suoi componenti in base a dei coefficienti, senza tener conto della composizione del patrimonio, come invece fa l’Indicatore della Situazione Economica Equivalente (ISEE). Chiaramente, entrambi gli indicatori favoriscono le famiglie con più figli, anche se con motivazione differenti: il quoziente familiare perché divide il reddito per un numero maggiore di componenti, l’ISEE perché considera la presenza di figli come un fattore che aumenta il bisogno economico della famiglia. Il modello ISEE ha, tuttavia, molti limiti e proprio per questo potrebbe essere sostituito dal quoziente familiare, nell’ambito del quale, come detto, le aliquote d’imposta si basano sul reddito familiare diviso per il numero di componenti, corretti per una scala di equivalenza. In questo modo, almeno sotto il profilo delle imposte dirette, si può realizzare infatti una maggiore equità orizzontale, bilanciando in tal modo anche la regressività tipica delle imposte indirette sui consumi dei redditi familiari più bassi.
Il quoziente familiare è un indicatore della situazione economica delle famiglie ad oggi utilizzato solo in via di sperimentazione
L’ISEE, del resto, potrebbe anche fungere, in una prima fase, da base di partenza per tale riforma, già considerando questo strumento il reddito complessivo del nucleo familiare, più il 20% del patrimonio mobiliare e immobiliare, diviso per una scala di equivalenza, laddove il primo membro “pesa” 1, il secondo 0,57, il terzo (che corrisponde al primo figlio) 0,47, il quarto (che corrisponde al secondo figlio) 0,42, con poi maggiorazioni per il terzo figlio e per problemi di disabilità. L’ISEE dovrebbe essere comunque, più correttamente, uno strumento di politica assistenziale e non di politica familiare, dato che la famiglia deve essere sostenuta indipendentemente dal reddito (seppur con correttivi calibrati appunto a seconda del reddito). Per questo motivo, in una riforma complessiva della fiscalità della famiglia, bisognerebbe fare rientrare, oltre al quoziente familiare, passando dalla tassazione su base individuale a quello della tassazione per parti, anche l’Assegno unico universale. Introdurre anche in Italia il quoziente familiare secondo il modello francese potrebbe senz’altro comportare per le famiglie un risparmio medio annuo di imposta; risparmio che andrebbe ad aumentare al crescere del reddito e del numero dei componenti delle famiglie. Per fare un esempio, in una famiglia composta da due genitori e tre figli con reddito complessivo di 60.000 euro, la base imponibile sarà: 60.000/(2+0,5+0,5+1) = 15.000 euro. A parità di reddito, ma con un solo figlio, la situazione sarebbe invece pari a 60.000/(2+0.5) = 24.000 euro. Su questa base imponibile si dovrebbe applicare poi l’aliquota Irpef. Il costo di una tale operazione sarebbe peraltro almeno in parte compensato dall’incremento dei consumi familiari, con conseguente maggior gettito fiscale generale.
Il modello francese di quoziente familiare, qualche esempio in numeri
Analizziamo ora alcuni esempi basati sul quoziente familiare come sistema di calcolo. Utilizzando il sistema vigente in Francia, in caso di un cittadino single con un reddito imponibile di 30mila euro senza alcuna deduzione o detrazione, essendo il coefficiente pari a 1, il quoziente familiare risulterà di 30mila euro e il totale di imposta da pagare (con aliquota marginale del 30%) sarà pari a 2.921,95 euro. Nel caso di una coppia senza figli con reddito imponibile di 60mila euro, dividendo il reddito imponibile per il coefficiente determinato dai componenti del nucleo familiare, otterremo un quoziente familiare di 30mila euro. L’imposta da pagare per ciascun componente della coppia sarà dunque ancora una volta di 2.921,95 euro. Questo importo dovrà però essere poi moltiplicato di nuovo per il coefficiente utilizzato per calcolare il quoziente familiare. L’imposta totale per l’intera famiglia sarà dunque di 5.843,90 euro. Nel caso di un genitore single con due figli e un reddito di 30mila euro, il quoziente familiare sarà di 12mila euro (ovvero 30mila diviso 2,5), per un’imposta di 195,25 euro che, moltiplicata per il coefficiente di 2,5, darà un totale di 488,12 euro. Rispetto al lavoratore single del primo esempio, a parità di reddito, il risparmio sarà di ben 2.433 euro. Nel caso, infine, di una coppia con due figli e reddito di 60mila euro, l’imponibile questa volta dovrà essere diviso per tre (2+0,5+0,5); di conseguenza, il quoziente familiare sarà pari a 20mila euro. In tal caso, il vantaggio fiscale diventa evidente. I due coniugi pagheranno infatti lo 0% sul reddito fino a 10.225 euro (soglia della no tax area in Francia) e l’11% sulla differenza tra 20mila euro (ovvero il reddito calcolato sulla base del quoziente familiare) e 10.226 euro, la parte di reddito eccedente l’importo massimo dello scaglione precedente. In sostanza, bisognerà calcolare l’11% di 9.775 pari a 1.075,25 euro. Questo importo andrà poi moltiplicato di nuovo per 3, ovvero il coefficiente del quoziente familiare. La famiglia presa in esame pagherà dunque 3.225,75 euro, ben 2.618 euro in meno rispetto a una famiglia senza figli con lo stesso reddito.
Bisogna pensare a una riforma complessiva della fiscalità della famiglia che introduca anche il quoziente familiare
In conclusione, è senz’altro necessario perseguire una concreta politica di equità fiscale, ancor più rilevante laddove sia di aiuto alle famiglie. In tal senso, l’assegno universale è stato certamente un primo passo importante, ma tale innovativa introduzione dovrebbe comunque legarsi ad una riforma complessiva della fiscalità della famiglia, che introduca, a sostegno dello stesso assegno, anche il detto quoziente familiare. Il Testo unico delle imposte sui redditi, del resto, interviene già oggi per agevolare le famiglie con meccanismi di detrazione fiscale legati alla tipologia di familiari a carico e all’ammontare del reddito del singolo contribuente. Un sistema che prevede, sostanzialmente, delle detrazioni il cui ammontare decresce in rapporto all’aumentare dei redditi, con un sistema di calcolo che è, tuttavia, oltremodo farraginoso. Il sistema del quoziente familiare, intervenendo attraverso coefficienti da applicare al reddito familiare, variabile in ragione della numerosità dei familiari a carico, supererebbe invece il sistema delle detrazioni per carichi di famiglia, con vantaggi (in termini di risparmio fiscale) assicurati dal fatto che le aliquote progressive verrebbero applicate sul reddito medio pro capite (per definizione inferiore) e non sul reddito di ogni componente familiare. Una tutela ulteriore dovrebbe essere poi rivolta alle famiglie al cui interno vi siano persone affette da disabilità, attraverso una ulteriore riduzione della base imponibile. L’agevolazione non dovrebbe comunque spettare a tutti, ma solo entro un determinato reddito lordo familiare (per esempio, tra i 50-60mila euro annui di reddito complessivo lordo). Infine, per eliminare possibili “distorsioni” si potrebbero utilizzare metodi correttivi o integrativi di controllo, come, ad esempio, l’utilizzo degli ISA (gli Indicatori Sintetici di Affidabilità fiscale).
*Giovambattista Palumbo, Direttore dell’Osservatorio dell’Eurispes sulle Politiche fiscali.