Nel 2021 l’Italia ha ospitato il G20, l’incontro tra i paesi più ricchi e potenti della Terra. L’occasione ci ha stimolato a guardare il nostro pianeta dall’altra faccia, quella in ombra che pochi conoscono e vedono: la faccia dei Last20, ovvero gli “Ultimi 20”. Last20 è stata un’esperienza inedita, un tentativo di guardare il mondo, affrontare le grandi questioni che lo attraversano, leggendole con gli occhi, le sofferenze, le emozioni , le paure e le speranze degli Ultimi, nata in occasione ma non in contrapposizione alla Presidenza italiana del G20. E proponendo, da quell’osservatorio, dei percorsi, processi, visioni in grado di aprire spiragli di luce e speranza per le condizioni di vita di centinaia di milioni di uomini e donne “impoveriti”, costretti a subire guerre, carestie, fame, sete, landgrabbing, violenze di ogni sorta, desertificazione e inquinamento del loro habitat, da chi a loro spese e a spese dell’intero pianeta si è arricchito.
The Last20, una chiave di lettura per la nostra società globalmente intesa
Un’altra visione del mondo, con l’obiettivo di misurare la “temperatura sociale, ambientale ed economica della Terra” partendo dalle parti più fragili. Per analogia con il mutamento climatico che leggiamo bene a partire dallo scioglimento dei ghiacciai, pensiamo che conoscere cosa succede in questi paesi “impoveriti”, gli Ultimi 20 che stanno in basso a tutte le classifiche socio-economiche, possa fornire una chiave di lettura su dove stia andando la nostra società globalmente intesa.
In evidenza il ruolo delle seconde generazioni di immigrati come ponte tra l’Europa e i Last20
Un’esperienza, quella del The Last20, che è partita dalla città di Reggio Calabria, su input del suo vice sindaco pro tempore prof. Tonino Perna, affrontando come primo tema la grande questione delle cause e del governo delle migrazioni, dei corridoi umanitari, dell’accoglienza, dell’inclusione, del ruolo delle comunità locali, dell’importanza dell’incontro e dell’incrocio di culture, storie, esperienze, saperi e del loro impatto sul miglioramento della qualità dei sistemi territoriali dei paesi e delle comunità di partenza o fuga, e di quelle di arrivo coinvolte. Successivamente, l’iniziativa si è snodata in cinque impegnative tappe. A Reggio è seguita Roma con il tema del contrasto alla povertà, alla fame, la sicurezza alimentare e le misure per invertire la tendenza in atto: agrobiologia, commercio equo e solidale, conoscenza, alta formazione e ricerca, la cooperazione e il grande tema della questione femminile nei Last20. In seguito, la tappa dell’Abruzzo e del Molise dedicata a “I piccoli ed i giovani con gli Ultimi”, centrata sull’importanza del dialogo interreligioso sulla scia dell’enciclica Laudato Sì e della lettera Fratelli Tutti di Papa Francesco. E subito dopo la tappa di Milano, con al centro i grandi temi del mutamento climatico, della salute, dell’altra economia, della cooperazione internazionale. La conclusione in Puglia, a Santa Maria di Leuca con il tema centrale della Pace, decisivo per invertire la tendenza in atto (sono circa 60 i conflitti in attualmente in corso nel mondo), il ruolo delle seconde generazioni di immigrati in Europa come ponte tra noi e i Last20.
Emergono così i saperi di intere popolazioni che per sopravvivere si devono districare tra fame, guerra e violenze
È stata questa nostra una esperienza di grande respiro partita da un input ideale e costruita con scarsi sostegni economici, poca pubblicità, ma con il deciso impegno volontario di decine di associazioni laiche e religiose, Ong impegnate su quei territori, comunità ed associazioni della diaspora dei paesi Last20, il CIRPSI (Centro Interuniversitario per lo sviluppo Sostenibile), reti di enti locali impegnati nell’accoglienza e nella cooperazione internazionale decentrata (Recosol e Welcome). Una iniziativa che ha aperto un percorso inedito di valenza geopolitica, fondato sul confronto e l’intreccio di conoscenza e rapporti tra le comunità e le associazioni della diaspora e delle stesse con i loro paesi di provenienza, le reti di Comuni solidali, le Ong impegnate da anni in quelle difficili realtà. E poi le testimonianze dirette pervenute da alcuni di quei territori attraverso grandi associazioni di contadini come Roppa del Sahel, dai tragici teatri di guerra e miseria, come l’Afghanistan, il Libano o l’Etiopia; di rapina e sfruttamento come nella Repubblica del Congo, del Burundi; di grandi contraddizioni come nel Mozambico. Ma insieme alla denuncia di queste condizioni è emersa nel corso delle diverse tappe la cultura, la storia, l’arte, i saperi e il saper fare di intere popolazioni che per sopravvivere si devono districare quotidianamente tra fame, sete, guerra e violenze di ogni sorta.
The Last20 vuole dare voce non solo ai drammi, ma anche al grande patrimonio culturale di questi paesi
Quanto emerso da questa faticosa ma esaltante iniziativa ci ha portati a pensare di costruire un Osservatorio Last20, strumento permanente di collegamento per produrre un Report annuale sull’evoluzione delle condizioni dei paesi Last20 e discuterlo ogni anno a partire dalle scuole e dalle Università. Lo scopo è anche quello di dare voce agli abitanti di questi paesi, far conoscere non solo i loro drammi, ma anche il grande patrimonio culturale, ambientale, storico, offrendo occasioni ai loro artisti di esprimersi, alla voce degli Ultimi di farsi ascoltare. Per il 2022, uscirà a Settembre un Report Last20 che rappresenta per noi solo un primo, sia pure ancora insufficiente, passo per intraprendere questo cammino.