L’analisi del fenomeno della corruzione appare un esercizio di indubbia complessità. Ad ostacolarne la corretta perimetrazione e impedire la comprensione delle sue reali dimensioni concorrono, infatti, molteplici fattori. Primo fra tutti, la percezione della corruzione, un indice di misurazione che non può soddisfare le reali esigenze di descrizione e conoscenza di un fenomeno che appare tanto più complesso quanto più lo diventano le nostre economie. A confermarlo è anche la graduatoria stilata da “Transparency International” che, nel rapporto sulla “Corruzione percepita” per il 2021, pur riconoscendo al nostro Paese un significativo miglioramento, colloca l’Italia al 42esimo posto nella graduatoria stilata per 180 paesi, con un punteggio di 56 che è ancora al di sotto della media Ue, attestata a 64. Tale graduatoria, se da un lato ha il merito di attirare l’attenzione sul fenomeno, dall’altro si basa su un “indice di percezione della corruzione” che è, quindi, influenzato da fattori di valutazione soggettiva.
Corruzione, l’Italia al 42esimo posto nella graduatoria stilata per 180 paesi
A condizionare in modo negativo la percezione per il nostro Paese concorrono vari fattori. Tra cui:
– la complessità di molte procedure burocratiche e la diffusa percezione di inefficienza dell’amministrazione pubblica;
– la frequente emersione di comportamenti certamente riprovevoli, con i quali i cittadini quotidianamente si confrontano nell’approcciarsi con la Pubblica Amministrazione;
– la coscienza dell’esistenza del fenomeno mafioso (con il suo portato di pratiche corruttive che si associano alla violenza ed al condizionamento) spesso presente anche all’estero, ma ivi sottovalutato perché non riconosciuto o qualificato giuridicamente.
Da ciò consegue che la reputazione dell’Italia, con riferimento agli indici di corruzione percepita, non è particolarmente favorevole, con le evidenti conseguenze negative anche sotto il profilo dell’attrattività per gli investimenti.
Il Report del Servizio Analisi Criminale
Il Servizio Analisi Criminale*, struttura a composizione interforze incardinata nell’ambito della Direzione Centrale della Polizia Criminale, ha voluto stilare un report sui reati corruttivi basato su variabili quantificabili e relative all’operato delle Forze dell’ordine.
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Nell’argomentare sul fenomeno, il report analizza non solo lo specifico delitto definito dal legislatore come “corruzione”, ma fa riferimento ad una pluralità di reati che vengono considerati come espressione di atti corruttivi o, comunque, rientranti nel concetto della corruzione. L’ambito esplorato è, quindi, quello più ampio dei delitti legati al fenomeno corruttivo, ricompresi tra i delitti contro la Pubblica Amministrazione, che sono contemplati nel titolo II del libro II del Codice penale e riguardano gli illeciti che incidono negativamente sulle attività dello Stato e degli Enti pubblici. Sono state quindi individuate dodici fattispecie, in relazione alle quali si intende valutare l’evoluzione del fenomeno a livello nazionale ed individuare le aree geografiche che risultano maggiormente interessate, analizzando un periodo di tempo ampio, che va dal 2004 al 2021, sviluppando poi degli approfondimenti in relazione al triennio 2019-2021.
Abuso di ufficio stabile, in diminuzione reati corruttivi, peculato, concussione
Dai dati raccolti dal Servizio Analisi Criminale emerge che l’abuso di ufficio (art. 323 c.p.) è l’unico reato ad aver mantenuto un trend sostanzialmente costante per i 18 anni analizzati. Per le altre fattispecie selezionate i valori risultano più contenuti e con un andamento oscillante anche se, nell’ultimo triennio, si rileva una flessione per il peculato (art. 314 c.p.), la concussione (art. 317 c.p.), la “corruzione” (artt. 318 e 319 c.p.) e l’istigazione alla corruzione (art. 322 c.p.). Nell’ambito dei delitti contro la Pubblica amministrazione (concussione, reati corruttivi, peculato, abuso d’ufficio), negli anni che vanno dal 2004 al 2021 l’abuso d’ufficio è rimasto costante e in leggera crescita (+0,9%), mentre gli altri risultano in flessione per lo stesso periodo considerato (concussione -57,2%; reati corruttivi -44%; peculato -12%). Per quanto riguarda la “geografia criminale” dei suddetti reati, emerge una prevalente distribuzione del fenomeno nelle regioni tirreniche sud-occidentali, con spiccata prevalenza di eventi in alcuni capoluoghi (Milano, Torino, Napoli e Palermo) e, soprattutto, nella città metropolitana di Roma. A livello regionale, in considerazione del numero dei reati georeferenziati su 100 mila residenti, le regioni a più alto tasso di corruzione risultano essere il Molise (25,2 reati per 100 mila residenti), la Calabria (23,32), la Basilicata (22,64), il Lazio (15,12), la Campania (14,31), l’Umbria (13,90) e la Sicilia (13,22), tutte regioni che, insieme a Puglia e Abruzzo, riportano una incidenza della delittuosità superiore alla media nazionale (10,03 per 100 mila residenti).
Corruzione registrata in capoluoghi come Milano, Roma, Torino, Napoli e Palermo
Il reato di concussione si riscontra maggiormente in Basilicata, con 1,70 reati per 100 mila abitanti, Campania con 1,23 reati, Calabria 1,19 reati, con una media nazionale di 0,47 reati per 100 mila residenti (in riferimento al periodo 1 gennaio 2019-31 dicembre 2021). In relazione al medesimo periodo, i “reati corruttivi” registrano una media nazionale di 1,80 reati per 100 mila residenti. Le regioni maggiormente interessate sono Molise (4,38), Umbria (3,53), Calabria (3,28), Valle D’Aosta (3,12). Emerge una prevalente distribuzione del fenomeno nelle regioni meridionali e nord-occidentali, con una predominante concentrazione del fenomeno nell’hinterland delle città metropolitane di Roma e Milano. Il peculato registra una media nazionale di 1,82 eventi delittuosi per 100 mila abitanti, sopra la media nazionale emergono di nuovo il Molise (5,94 reati per 100 mila residenti), Toscana (3,60), Valle D’Aosta (3,12), mentre Campania (1,47) e Basilicata (1,36) risultano al di sotto della media nazionale. L’abuso d’ufficio negli anni 2019-2021 ha fatto registrare 5,94 eventi per 100 mila abitanti sul territorio nazionale. Il fenomeno prevale in città metropolitane come Roma, Milano e Napoli, mentre le regioni maggiormente interessate dal fenomeno sono Basilicata (16,85), Calabria (16,36), Molise (14,38), Lazio (9,46), Campania (9,20).
*Il Servizio Analisi Criminale è una struttura a composizione interforze, incardinata nell’ambito della Direzione Centrale della Polizia Criminale e rappresenta un polo per il coordinamento informativo anticrimine e per l’analisi strategica interforze sui fenomeni criminali e costituisce un utile supporto per l’Autorità Nazionale di Pubblica Sicurezza e per le Forze di polizia.