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La crisi idrica in Europa: perché acqua, clima ed economia sono ormai inseparabili

di
Paolo Scacco

La crisi idrica in Europa: perché acqua, clima ed economia sono ormai inseparabili

La crescente scarsità di risorse idriche sta assumendo in Europa i tratti di una vulnerabilità strutturale. Il cambiamento climatico, la pressione antropica e modelli di gestione non più adeguati incidono non solo sugli ecosistemi, ma anche sulla sicurezza economica, sulla coesione sociale e sulla competitività dei sistemi produttivi.

Una crisi non più emergenziale

Negli ultimi anni la crisi idrica è divenuta una delle principali sfide strutturali per l’Europa. La riduzione della disponibilità di acqua dolce non può più essere interpretata come una sequenza di eventi eccezionali, ma come un processo di lungo periodo, strettamente connesso al cambiamento climatico e alle modalità di gestione delle risorse idriche.

Le evidenze scientifiche indicano una crescente polarizzazione geografica: mentre alcune aree dell’Europa settentrionale registrano un aumento delle precipitazioni, l’Europa meridionale e il bacino del Mediterraneo affrontano un progressivo processo di aridificazione. L’aumento delle temperature accelera l’evaporazione, riduce la ricarica delle falde e altera il regime delle piogge, sempre più irregolari e concentrate in eventi intensi.

Il Mediterraneo come area critica

In questo contesto, il Mediterraneo si configura come uno dei principali hot spot climatici globali. L’Italia, per la sua posizione geografica e per la fragilità strutturale di parte delle reti idriche, risulta particolarmente esposta.

La crisi idrica che da tempo interessa la Sicilia è stata raccontata anche dalla stampa internazionale come un caso emblematico di stress idrico prolungato: invasi ai minimi storici, razionamenti, difficoltà per l’agricoltura e per gli usi civili. Si tratta di un esempio che mostra come la scarsità d’acqua non sia più un rischio potenziale, ma una condizione concreta che incide sulla qualità della vita e sulla tenuta dei territori.

Consumi elevati e pressione agricola

Secondo lo studio Un sistema che fa acqua: lo stato delle acque in Italia, pubblicato dall’Eurispes nel 2023, l’Italia è tra i Paesi europei con i più elevati livelli di consumo idrico. I consumi domestici superano in media i 220 litri di acqua al giorno per abitante, a fronte di una media europea di circa 120 litri.

A ciò si aggiunge un utilizzo particolarmente intenso della risorsa in àmbito agricolo, che colloca il Paese ai primi posti in Europa per prelievi complessivi.

Crisi idrica: le perdite di rete come criticità strutturale

Una delle principali criticità del sistema idrico nazionale riguarda inoltre le perdite di rete. Oltre il 40% dell’acqua immessa nelle infrastrutture di distribuzione viene dispersa, con punte superiori al 50% in diverse regioni del Mezzogiorno.

In termini assoluti, si tratta di miliardi di metri cubi di acqua persi ogni anno, con impatti significativi sul piano economico, ambientale e sociale. Nel caso italiano, le inefficienze strutturali del sistema idrico si traducono in un costo economico permanente. Le perdite di rete e i bassi investimenti nel servizio idrico incidono sulla competitività dei territori, in particolare nelle filiere agricole e agroalimentari.

Investimenti insufficienti e divari territoriali

Lo studio Eurispes sottolinea come gli investimenti nel servizio idrico restino inferiori alla media europea e fortemente disomogenei sul territorio nazionale.

Il persistente divario tra Nord e Mezzogiorno si riflette nella qualità delle infrastrutture, nella capacità di manutenzione e nella possibilità di ammodernamento delle reti, contribuendo a una geografia della vulnerabilità idrica che ricalca storiche disuguaglianze territoriali.

L’acqua come fattore economico strategico

Accanto alla dimensione ambientale, la crisi idrica ha assunto un ruolo centrale anche nel dibattito economico internazionale. Secondo il World Economic Forum, una quota rilevante del PIL globale dipende direttamente o indirettamente dalla disponibilità di risorse idriche affidabili, con implicazioni per produttività, stabilità delle filiere e competitività.

La scarsità d’acqua può tradursi in un rallentamento della crescita economica, in una riduzione degli investimenti e in pressioni inflazionistiche. Studi della Banca dei Regolamenti Internazionali evidenziano come l’aumento dei costi legati all’approvvigionamento idrico possa riflettersi sui prezzi dell’energia, dei prodotti agricoli e industriali, con effetti che tendono a propagarsi lungo le catene globali del valore.

In Europa, analisi recenti mostrano che eventi legati all’acqua – siccità e alluvioni – producono già oggi perdite economiche rilevanti, destinate ad aumentare in assenza di strategie di adattamento efficaci. La crisi idrica emerge così come una questione di sicurezza economica, oltre che ambientale.

Che cosa sta facendo l’Unione europea: dalla “Water Resilience Strategy” alle regole su riuso, qualità e depurazione dell’acqua

Negli ultimi mesi l’Unione europea ha rafforzato in modo significativo il proprio quadro d’azione, riconoscendo che la crisi idrica richiede politiche integrate su quantità (scarsità/siccità), qualità (inquinanti) e resilienza del ciclo dell’acqua. Il passaggio più rilevante è l’adozione, il 3 giugno 2025, della European Water Resilience Strategy, con l’obiettivo di ripristinare e proteggere il ciclo dell’acqua, garantire acqua pulita e accessibile e rendere l’economia europea più “water-smart”, anche attraverso una migliore attuazione della normativa esistente e azioni su efficienza e inquinamento.

A supporto di questa impostazione, la Commissione ha pubblicato anche una Raccomandazione (2025/1179 – 4 giugno 2025) che fornisce indirizzi agli Stati membri su come affrontare scarsità e gestione della domanda (logica “efficiency first”), rafforzando l’orientamento a misure strutturali e di pianificazione.

Sul piano normativo, la resilienza idrica passa anche dalla dimensione della depurazione e del riuso:

  • la nuova Direttiva (UE) 2024/3019 (recast) sulle acque reflue urbane aggiorna e potenzia gli obblighi di trattamento, includendo obiettivi che favoriscono efficienza del sistema, innovazione e qualità ambientale.
  • il Regolamento (UE) 2020/741 stabilisce requisiti minimi armonizzati per il riuso delle acque (in particolare in agricoltura), applicabile dal 26 giugno 2023, inserendosi nella logica di economia circolare e riduzione della pressione sulle risorse.
  • la Direttiva (UE) 2020/2184 sull’acqua potabile rafforza standard di sicurezza e adotta un approccio basato sul rischio lungo la filiera, con effetti indiretti anche sul tema fiducia, qualità e monitoraggio.

In conclusione, è possibile affermare che le iniziative Ue segnano un passaggio importante: la crisi idrica viene trattata come questione di sicurezza e competitività, non come sola emergenza ambientale. Si pensi, ad esempio, allo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale a livello globale che richiede un enorme fabbisogno idrico. In prospettiva, la sfida per gli Stati membri sarà tradurre gli obiettivi strategici in capacità amministrativa, investimenti e attuazione coerente (reti, perdite, riuso, depurazione, tutela delle falde e governance per bacino idrografico), con un’attenzione particolare ai territori mediterranei più vulnerabili.

Una sfida di governance e di lungo periodo per far fronte alla crisi idrica

La crisi idrica italiana, dunque, non può essere interpretata esclusivamente come un problema di scarsità fisica della risorsa, ma come una questione strutturale di governance e di politica pubblica.

In un contesto di cambiamento climatico accelerato, consumi elevati, dispersioni infrastrutturali e investimenti insufficienti rischiano di compromettere la sicurezza idrica del Paese nel medio-lungo periodo.

Fonti 

  • European Commission, Q&A Water Resilience Strategy.
  • World Economic Forum, Global Risks Report; Water Security: The Water–Energy–Food Nexus Analisi sul ruolo strategico dell’acqua per l’economia globale e sui rischi macroeconomici legati alla scarsità idrica.
  • Banca dei Regolamenti Internazionali (BIS), Working Papers su scarsità idrica ed effetti macroeconomici – Studi sugli impatti della carenza d’acqua su crescita economica, investimenti e inflazione.
  • Banca Mondiale, High and Dry: Climate Change, Water, and the Economy
    Rapporti sul nesso tra risorse idriche, sviluppo economico e stabilità sociale.
  • Economist Impact, Global City Water Index; analisi su stress idrico e rischi economici in Europa – Valutazioni sugli impatti economici di siccità e alluvioni nei Paesi europei.
  • IPCC, Sixth Assessment Report (AR6)
    Quadro scientifico di riferimento sugli effetti del cambiamento climatico sul ciclo idrologico.
  • The Guardian, articoli e inchieste sulla crisi idrica nel Mediterraneo e in Sicilia
    Approfondimenti giornalistici internazionali sullo stress idrico in Europa meridionale.

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