Social media come le slot machine. L’attesa di un like è come quella di una vincita in denaro

Social media e gioco d’azzardo: alcune ricerche dimostrano che il meccanismo di dipendenza è simile, grazie a veri e propri “trucchi” psicologici che alimentano il cosiddetto “loop ludico”.
Di quante dipendenze soffriamo? E quanto ne siamo consapevoli? Sono queste le domande che si impongono dopo avere letto i recenti studi che assimilano la dipendenza da gioco d’azzardo all’uso giornaliero che ognuno di noi fa dei social media. Certo, se si considera il tempo, le energie, l’entusiasmo che spendiamo nella frequentazione di Facebook, Twitter, Instagram, Whatsapp, Messenger e tanti altri, allora il sospetto di soffrire di una dipendenza ci assale; e non serve crearsi l’alibi del “così fan tutti” o della pervasività di queste bacheche infernali nelle nostre vite, soprattutto se si tiene conto che i cellulari e i tablet li abbiamo sempre a portata di mano e di clic, in tutti i momenti della giornata.
Ma procediamo con ordine. Studi qualificati sostengono che i social network utilizzano gli stessi meccanismi psicologici che presiedono le attività proprie del gioco d’azzardo: dalle slot machine, ai Gratta e vinci, alle lotterie. In un reportage, il quotidiano britannico The Guardian, ha consultato diversi autorevoli psicologi, raccogliendone i pareri scientifici e i risultati dei test che dimostrano come i trucchi psicologici usati da chi alimenta, per mestiere, il desiderio del gioco d’azzardo, siano gli stessi di quelli adoperati dai grandi gruppi della Silicon Valley per tenere incollati quanti più utenti sui social. E si fa riferimento, in queste ricerche, alla sindrome di astinenza psicologica che colpirebbe gli utenti del web come gli habituè del gioco d’azzardo. Ma vediamo quali sono questi trucchi. Su tutti prevale il meccanismo del cosiddetto “loop ludico”: una serie continua di cicli di incertezza/anticipazione e feedback/ricompensa. Alla stessa stregua della slot machine dove, tirando una leva, mettiamo in moto il meccanismo della vincita o della perdita immediata, nei social media il controllo e l’aggiornamento costante delle notizie che ci riguardano, i like su un nostro post, nuove foto dei nostri amici e followers da apprezzare e commentare, rappresentano quelle gratificazioni che è possibile assimilare ad una eventuale vincita in danaro. In questo modo, il controllo degli aggiornamenti sui nostri social media ci costringe a controllare il desktop senza soluzione di continuità.
Il fenomeno non può che creare preoccupazione perché ogni dipendenza, al di là delle risorse che sfrutta e dissipa – tempo, danaro, attenzione – crea malesseri e sofferenze, con un costo sociale che va comunque considerato: depressione, ansia, stress, senso di alienazione. Sono le patologie nuove legate ai videogiochi e alla dipendenza da smartphone. Il giocatore d’azzardo soffre se non può giocare, puntare, fare la sua scommessa, attendere l’esito della vincita o della perdita. Chi ha sviluppato una dipendenza dai social media e dal web deve rimanere sempre connesso per non cadere nella “disconnection anxiety”, così viene definita la sensazione di vuoto e di preoccupazione causata dal rimanere fuori dal web, non fosse altro che per la mancata condivisione di contenuti con altri, della curiosità insoddisfatta, del sentirsi esclusi da una comunità sebbene virtuale. Da qui, il controllo continuo del cellulare, in media ogni sei minuti e mezzo. Una vera e propria dipendenza, magari non clinica ma psicologica, da compulsione, con rischi per la capacità di potersi relazionare con gli altri al di là di uno schermo. A questo occorre aggiungere anche l’allarme che è stato lanciato da diverse organizzazioni no profit internazionali sul fatto che i grandi gruppi del web possano manipolare ed esercitare pressioni psicologiche sugli utenti. Ma non dipenderà tutto questo dalla grande quantità di tempo che dedichiamo ai social media? E gli italiani quante ore passano sulle bacheche dei loro profili? In media, sei ore e quattro minuti al giorno. Lo rivela il Rapporto della Global Digital 2019 sul tempo trascorso in navigazione Internet e secondo il quale il paese in cui si “smanetta” di più sul web è quello delle Filippine, il secondo è il Brasile e il terzo la Thailandia. L’Italia si trova al ventiduesimo posto, dopo Hong Kong e prima della Polonia. Secondo questa ricerca, i filippini trascorrono una media di 10 ore 2 minuti al giorno, i brasiliani 9 ore e 29 minuti, i thailandesi 9 ore e 11 minuti, per una media mondiale che si attesta sulle 6 ore e 42 minuti. All’ultimo posto il Giappone, con una media giornaliera di 3 ore e 45 minuti. Inutile precisare che la gran parte del tempo delle nostre navigazioni online è dedicata ai social network: oltre il 45% degli utenti Internet ha almeno un account. La classifica dei siti più visitati vede, a livello mondiale, Google e Youtube nelle prime due posizioni, seguiti ‒ manco a dirlo ‒ da Facebook. C’è anche chi si chiede se tutto questo tempo speso sulla Rete debba preoccupare, e se possa avere effetti negativi sul lavoro, sulla produttività oltre che sulle nostre relazioni pubbliche, su quelle affettivo-sentimentali, amicali. Per alcuni studiosi l’incremento di ore trascorse davanti ad uno schermo dipende dalla progressiva digitalizzazione del lavoro e dalla ingerenza del web in quasi tutti gli aspetti della nostra vita odierna. Senza considerare che molti nuovi lavori e professioni si svolgono quasi esclusivamente su Internet. Ma, in ogni caso, di dipendenza si tratta e su questo non ci sono dubbi. Ed è una dipendenza, la nostra, che le multinazionali del web cercano di incentivare e di accrescere in ogni modo perché dal tempo della nostra permanenza sulle loro piattaforme dipendono i loro introiti pubblicitari. Ecco dunque il motivo delle finestre che si aprono in continuazione sullo schermo, per attirare la nostra attenzione in modo sempre più originale, senza considerare il proliferare delle notifiche sui nostri accessi e sulla nostra presenza in connessione, o i messaggi e le vibrazioni dello smartphone che ci segnalano novità da apprendere al solo scopo di riportarci sulle app o sulle loro pagine web. Quali possono essere i rimedi? Innanzitutto, è utile avere consapevolezza del fenomeno, oltre che di un uso critico e intelligente del web e delle sue piattaforme social. Nessuna demonizzazione, sia chiaro, dei social media e di Internet, ma una riflessione su quella che si è trasformata da una necessità ad una abitudine e, come diceva Mark Twain, «l’abitudine nessun uomo può buttarla dalla finestra; se mai la si può sospingere giù per le scale, un gradino alla volta».

Ultime notizie
Lavoro

La “mobilità circolare” dei giovani nell’area mediterranea

I giovani protagonisti del cambiamento Lo spazio Mediterraneo è un bene comune (“common good”) che appartiene a tutti gli Stati della UE ed...
di Avv. Angelo Caliendo*
Osservatorio sulla PA

Equo compenso o tariffazione?

Se solo il Codice dei Contratti fosse stato promulgato il 1° luglio 2023 (data della sua entrata in vigore) oggi non dovremmo affrontare questa spinosa questione, circa la portata e le modalità applicative della legge n. 49 del 21 aprile 2023 che ha introdotto “l’equo compenso” per i professionisti. Disposizione che di fatto modifica i criteri di aggiudicazione previsti nel Codice degli Appalti, vincolando il prezzo dei servizi professionali, o almeno così sembrerebbe.
di redazione
Intervista

Insularità, PNRR, fondi europei: il caso Sicilia

A più di un anno dall’introduzione nella nostra Costituzioni del principio di Insularità sono corrisposte politiche di sostegno e finanziamento delle attività necessarie a realizzare tale principio? Qual è l’incidenza dei fondi europei sulle attuali politiche di rigenerazione urbana e di sviluppo delle isole? Ne abbiamo parlato con chi ogni giorno deve confrontarsi con la gestione di una realtà complessa come quella della città di Catania: l’ingegner Biagio Bisignani, Direttore URB@MET.
di redazione
corse
Intervista

L’insularità possibile: il caso Corsica. Intervista a Marie-Antoinette Maupertuis, Presidente dell’Assemblea corsa

La Corsica è uno dei modelli europei in merito all’insularità e alle iniziative intraprese per favorire la coesione territoriale e l’autonomia fiscale necessaria per l’economia corsa, dinamica ma gravata da una “crescita depauperante”. Ne parliamo con l’Onorevole Marie-Antoinette Maupertuis, economista e Presidente dell’Assemblea della Corsica.
di Daniela Pappadà
corse
corse
Osservatori

Insularité possible: le cas de la Corse. Entretien avec Marie-Antoinette Maupertuis, Présidente de l’Assemblée de Corse

Insularité possible: entretien avec l’Honorable Marie-Antoniette Maupertuis, Presidente de l’Assemblee de Corse.
di Daniela Pappadà
corse
intelligenza
Intervista

Intelligenza artificiale e regole: serve un impegno dell’Unione sui diritti sostanziali

Intelligenza artificiale e diritto, ne parliamo con Giusella Finocchiaro, Professoressa ordinaria di diritto privato e diritto di Internet all’Università di Bologna. Per non cadere in un rischioso processo di “burocratizzazione digitale” bisogna partire da elementi culturali prima che giuridici, senza perdere di vista i princìpi.
di Massimiliano Cannata
intelligenza
Sicurezza

Tecnologia, sicurezza e istruzione: intervista a Nunzia Ciardi, Vice Direttore Generale dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale

La tecnologia è entrata di forza nella scuola grazie alla DAD, che in pandemia ha permesso a milioni di studenti di seguire le lezioni da casa. Bisogna continuare su questa strada e sfruttare le potenzialità offerte dalla tecnologia in àmbito scolastico e formativo secondo la dott.ssa Nunzia Ciardi, Vice Direttore Generale dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale.
di Massimiliano Cannata
scuole italiane
Immigrazione

Scuola e cittadini italiani di domani

La questione della presenza degli stranieri nelle scuole implica un’ambivalenza di obiettivi: migliorare la qualità dell’istruzione a prescindere dalla discendenza, oppure comprimere il diritto costituzionale all’apprendimento. La scuola deve avere una funzione di istruzione e integrazione sociale.
di Angelo Perrone*
scuole italiane
insularità
Intervista

Insularità e perifericità: costi e correttivi nell’intervista al Prof. Francesco Pigliaru

L’insularità si lega spesso all’idea di una compensazione economica, ma bisogna distinguere tra condizioni di prima e seconda natura legate all’insularità, come spiega il Prof. Francesco Pigliaru nell’intervista dedicata al tema delle isole e della continuità territoriale.
di redazione
insularità
insularità
Intervista

Il diritto costituzionale all’insularità: intervista al Prof. Tommaso Edoardo Frosini

Il professor Tommaso Edoardo Frosini, Ordinario di diritto pubblico comparato nell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, evidenzia le attinenze tra diritto costituzionale all'insularità e uguaglianza, così come sancito dalla nostra Costituzione, e individua trasporti e digitale come i settori nei quali investire per le isole.
di redazione
insularità