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Sicurezza sul lavoro, cosa dicono i dati 2020/2021 in Italia

di
Marco Omizzolo*

I dati della sicurezza sul lavoro continuano a rincorrere drammaticamente infortuni e decessi dei quali si parla troppo poco. Dal 1° gennaio al 1° maggio 2021 in Italia è, infatti, deceduta più di una persona al giorno mentre svolgeva la sua attività quotidiana. Una strage che, nel corso del 2021 secondo l’Anmil, Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro, ha riguarda 120 persone.

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I dati della sicurezza sul lavoro 2020

Secondo una nota dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro nel corso di tutto il 2020 sono state condotte 79.952 ispezioni e sono stati tutelati 267.677 lavoratori interessati da irregolarità, nel cui computo sono compresi uomini e donne che non lavoravano in sicurezza, esposti ad infortuni, in alcuni casi anche mortali o invalidanti. Rispetto ai 267.677 lavoratori controllati, ben 22.366 sono risultati impiegati senza un regolare contratto di lavoro. Una percentuale pari all’8,4% del totale degli irregolari. Inoltre 20.000 sono stati i lavoratori tutelati con gli istituti della diffida accertativa e della conciliazione monocratica (art. 11 e 12 D.lgs. n. 124/2004).

Questa attività risulta evidentemente fondamentale, in primis per richiamare il sistema d’impresa al rigoroso rispetto della normativa a tutela della salute dei lavoratori e delle lavoratrici e poi per recuperare contributi previdenziali e premi evasi che, in questo caso, risultano pari ad un importo complessivo di 882.669.154 euro. Denaro fondamentale per il sistema previdenziale italiano per reggere in equilibrio il Paese. Le attività ispettive dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro hanno inoltre riscontrato illeciti nei confronti di 55.664 aziende, con un tasso di irregolarità pari al 70%. Un dato incredibilmente elevato per un Paese avanzato e democratico come l’Italia. Le vigilanze definite ‒ fa sapere ancora l’INL – hanno evidenziato una media di oltre 3 lavoratori irregolari e di 11.040 euro di recuperi previdenziali per azienda oggetto di verifica.

Tenendo conto soltanto delle aziende risultate irregolari, non considerando le posizioni tutelate con il ricorso alla diffida accertativa e alla conciliazione monocratica, si ricava peraltro una media di 4,4 lavoratori irregolari (3,6 nel 2019) e di 15.857 euro di recuperi previdenziali (12.485 nel 2019).

 

I dati nel dettaglio

Volendo guardare più nel dettaglio questi dati, si individuano informazioni assai interessanti. Infatti rispetto alle ispezioni definite ben 61.942 (oltre il 77%) hanno riguardato la vigilanza in materia di lavoro, con una quota di irregolarità rilevata nel 66% dei casi esaminati. Inoltre 10.524 (oltre il 13%) hanno riguardato la vigilanza in materia previdenziale, con un tasso di irregolarità rilevato nell’81% dei casi esaminati. Infine, 7.486 (oltre il 9%) hanno riguardato la vigilanza in materia assicurativa, con una percentuale di irregolarità rilevata nell’87% delle fattispecie esaminate.

Controlli che hanno riguardato in piena pandemia anche il rispetto dei protocolli e dei doveri di tutela contro il Covid-19. Da questo punto di vista, su 28.317 “verifiche e accertamenti”, ben17.080 hanno riguardato il rispetto dei “protocolli anti-COVID” nei luoghi di lavoro che hanno contribuito a garantire un’adeguata tutela della salute dei lavoratori dai possibili rischi di contagio.

Ancora lunga è la strada perché il lavoro diventi emancipazione e non sopraffazione, infortunio o morte. È infatti richiesto maggiore impegno da parte delle Istituzioni, un welfare più attento ai famigliari delle vittime e attività di controllo e vigilanza in condizione di svolgere correttamente e ovunque il loro fondamentale lavoro. Intanto a Luana, alla famiglia e al suo bambino non possiamo che chiedere scusa per ciò che la legge prevedeva di fare e che non siamo riusciti a garantire.

 

*Marco Omizzolo, sociologo e ricercatore dell’Eurispes.

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