Gli incidenti sul lavoro, in alcuni casi anche mortali, sono spesso il risultato di un’organizzazione del lavoro per nulla coerente con quanto previsto dalla legislazione nazionale, con ritmi di impiego elevati e con misure di sicurezza e prudenza scarsamente adeguate o addirittura non considerate.
La tutela del lavoratore nei luoghi di lavoro non è un aspetto scontato
L’attuale condizione sembrerebbe offrire strumenti aggiuntivi per esorcizzare il rischio di infortunio della forza lavoro: le innovazioni tecnologiche rendono le mansioni meno usuranti, l’aumentata scolarizzazione educa a una maggiore consapevolezza del rischio di incidenti sul lavoro, le politiche governative inducono alla prevenzione, persino la “retorica istituzionale” sulle morti bianche cattura attenzione mediatica. Pensare che le caratteristiche del capitalismo maturo si contrappongano automaticamente ai rischi dell’infortunistica sul lavoro sarebbe, però, un imperdonabile errore: la necessità della produzione just in time, l’adeguamento pedissequo alla domanda e la velocizzazione dei ritmi di produzione comportano una “continua pressione competitiva” che si ritorce sulla salubrità dei posti di lavoro.
Anche oggi, in definitiva, i luoghi di lavoro confermano vaste aree di criticità e di insalubrità, soprattutto per quanto riguarda le occupazioni usuranti (per quanto si stia diffondendo un’ampia letteratura sui rischi ambientali insiti anche in un ufficio, dietro a uno sportello o a un contatto con l’utenza).
Quanti sono gli infortuni sul lavoro in Italia?
Sono 554.340 gli infortuni sul lavoro denunciati all’Inail nel 2020 (dati al 31 dicembre), in calo del 13,6% rispetto ai 641.638 dell’anno precedente. Una diminuzione che costituisce solo in parte una nota positiva: il calo delle denunce registrato, infatti, è risultato pari al 13,6% a fronte però di 1.270 casi di incidenti mortali confermati durante l’anno, ossia 181 in più rispetto ai 1.089 del 2019. Si tratta di un aumento annuale del 16,6% rispetto all’anno precedente.
Nel merito del dato complessivo di 1.270 decessi per lavoro, si è registrata una riduzione di quasi un terzo dei decessi in itinere, passando dai 306 a 214 casi, ossia una diminuzione del 30,1% rispetto all’anno precedente, mentre quelli avvenuti in occasione di lavoro sono drammaticamente aumentati di oltre un terzo (+34,9%) passando da 783 a 1.056. Questo dato conferma l’urgenza di un impegno di più alto livello da parte del sistema istituzionale per garantire maggiore sicurezza sul lavoro nelle sue varie forme.
Covid e infortuni
Va ricordato che quasi un quarto delle denunce registrate e circa un terzo dei decessi sono riconducibili al virus e ai suoi effetti che possono essere inquadrati, per l’aspetto assicurativo, nella categoria degli infortuni sul lavoro, equiparandone la causa virulenta a quella violenta tipica degli eventi infortunistici, come avviene anche per altre affezioni morbose (Aids, malaria, tubercolosi, tetano, epatiti virali, ecc.).
Le infezioni da Covid-19 avvenute nell’ambiente di lavoro o a causa dello svolgimento dell’attività lavorativa, sono tutelate a tutti gli effetti come infortuni sul lavoro. A precisarlo è stato lo stesso Inail con la circolare n. 13 del 3 aprile 2020. L’ambito della tutela Inail riguarda, nell’attuale emergenza sanitaria, innanzitutto gli operatori sanitari esposti a un elevato rischio di contagio ma anche altre categorie in costante contatto con l’utenza, come i lavoratori impiegati in front-office e alla cassa, gli addetti alle vendite/banconisti, il personale non sanitario degli ospedali con mansioni tecniche, di supporto, di pulizia e gli operatori del trasporto infermi. La tutela assicurativa si estende anche ai casi in cui l’identificazione delle precise cause e modalità lavorative del contagio si presenti più difficile.
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Sul piano prettamente statistico, a influenzare la flessione degli infortuni denunciati è stato l’andamento registrato nei primi nove mesi del 2020 (-21,6% rispetto all’analogo periodo del 2019), mentre nell’ultimo trimestre, sempre del 2020, le denunce sono aumentate del 9,1% rispetto all’analogo trimestre dell’anno precedente. I dati rilevati al 31 dicembre di ciascun anno evidenziano, in particolare, un decremento sia dei casi avvenuti in occasione di lavoro, passati da 540.733 a 492.123 (-9%), sia di quelli in itinere, che registrano un calo percentuale più sostenuto, da 100.905 a 62.217 (-38,3%). Se per gli infortuni in itinere il segno è rimasto negativo sia nei primi tre trimestri (-37,1%) che nell’ultimo (-42,2%), per quelli in occasione di lavoro si è passati, invece, dal -18,6% del periodo gennaio-settembre al +18% di quello ottobre-dicembre.
Regioni: gli infotuni sul territorio
Le Regioni con il minor decremento annuale sono la Lombardia (-6,3%), la Campania (-6,8%) e la Liguria (-8,2%), mentre quelle con decrementi maggiori sono la Calabria (-27,7%), l’Umbria (-25,2%) e il Molise (-24,8%). Gli unici incrementi rispetto al 2019 sono quelli rilevati in Valle d’Aosta (+16,7%), Piemonte (+2,9%) e Provincia autonoma di Trento (+0,9%), mentre concentrando l’attenzione sull’ultimo trimestre del 2020 spiccano gli incrementi di Valle d’Aosta (+85,6%), Campania (+56,8%) e Piemonte (+43,6%).