Ponte Morandi, Col. Ivan Bixio della GdF: “Quattro indagini aperte, ad ottobre primi risultati”

 

Col. Ivan Bixio, Comandante del I Gruppo di Genova della Guardia di Finanza all’Eurispes: “A fine settembre, primi di ottobre consegneremo ai magistrati i risultati dell’inchiesta sul crollo del Ponte Morandi; altre tre sono ancora aperte”.

Nella triste ricorrenza del crollo del Ponte Morandi, l’Eurispes attraverso le pagine elettroniche del suo magazine online ha realizzato uno speciale, raccogliendo diversi videocontributi a firma di Emilio Albertario. Tra questi, l’intervista realizzata con il Col. Ivan Bixio, Comandante del I Gruppo di Genova della Guardia di Finanza.

Mancano pochi giorni all’anniversario del crollo del Ponte di Genova. Ci sono quattro inchieste; che cosa ci può dire al riguardo?

Ci sono quattro inchieste che nascono successivamente al crollo del Ponte Morandi: l’inchiesta madre – che è ancora in corso e vedrà una chiusura entro l’autunno – e altre tre inchieste scaturite dall’inchiesta madre. Una riguarda l’attività di falsificazione di report legati alla sicurezza sui viadotti autostradali: indagando sul Morandi, su come veniva monitorato e controllato, è emersa un’attività di falsificazione relativa ai controlli su altri viadotti; ne abbiamo contanti almeno una ventina. Queste falsificazioni si traducevano in condotte sia di tipo manipolativo – venivano alterati calcoli e quant’altro – sia di tipo omissivo – vale a dire che venivano attribuiti dei punteggi ai viadotti senza fare dei controlli, oppure omettendone una parte. Questa indagine ha già portato a venti misure cautelari confermate in Cassazione lo scorso febbraio. Un’altra inchiesta riguarda il tema delle barriere fonoassorbenti: ci siamo accorti, scavando fra i documenti di Autostrade acquisiti a suo tempo, che vi erano stati nel 2016-2017 dei sinistri legati al cedimento di tali barriere lungo la rete autostradale nelle giornate di vento. Da un esame interno stesso, dalle carte acquisite, abbiamo rilevato che c’era un difetto di progettazione noto, nonché l’utilizzo, in parte, di materiali non conformi. Da qui è nata questa ulteriore inchiesta, che vede otto indagati per frode nelle pubbliche forniture e attentato alla sicurezza dei trasporti. La società Autostrade ha poi rimosso, su tutta la rete ligure, queste barriere, annullando, sostanzialmente, il rischio di nuovi cedimenti. L’ultima, in ordine di tempo, delle quattro inchieste è quella legata al tema delle gallerie, perché il 31 dicembre vicino Genova, nella galleria Bertè c’è stato un cedimento importante di un pezzo di una volta. Fortunatamente, non ha avuto conseguenze gravi, però ha acceso un faro sul tema dei controlli e dello stato di sicurezza delle gallerie. Anche in questa inchiesta sta andando avanti un’attività di ricognizione sullo stato delle gallerie e della rete gestita da Autostrade e anche qui una delle ipotesi riguarda l’alterazione di alcuni report di verifica rispetto ai controlli effettuati.

Colonnello, l’inchiesta madre, quella che tutti gli italiani aspettano che vada in porto, a che punto è?

Come è noto, ci sono due incidenti probatori: il primo, legato allo stato del Ponte, ha restituito in una perizia importante quello che era lo stato di conservazione del Ponte al momento del crollo; il secondo incidente probatorio, invece, deve chiarire quali sono state le cause o le concause del crollo. La tempistica prevede che la perizia venga depositata a metà ottobre e la discussione inizi a dicembre senza soluzione di continuità. Per quanto riguarda la parte investigativa, stiamo procedendo alla stesura dei rapporti e delle informative finali, frutto di un’analisi di circa 60 terabyte di documentazione acquisita nel tempo – ovviamente la maggior parte di questa documentazione non era utile alle indagini, perché, quando si va a scavare in una società come quella di Autostrade, la quantità di documentazione è tale che solo una piccola parte poteva essere effettivamente utile alla ricostruzione dei fatti. Quindi, da questo punto di vista, siamo giunti alla fase finale della stesura di questa corposa analisi e contiamo di depositare tutto dopo l’estate, tra la fine di settembre e i primi di ottobre, comunque prima che scadano le indagini preliminari e comunque prima del secondo incidente probatorio.

La Guardia di Finanza ha seguito i tempi dettati dalla Magistratura. Ha trovato collaborazione all’interno di Autostrade nel momento in cui siete andati lì ad acquisire tutto questo materiale?

Quando andammo ad agosto, subito dopo il crollo, ci fu massima disponibilità nel recuperare tutto quello di cui avevamo bisogno. La difficoltà, ovviamente, se vado indietro a due anni fa, era quella di iniziare a domandarsi che cosa cercare rispetto, peraltro, ad un tipo di evento che è diverso rispetto ad altre attività di polizia economica e finanziaria che noi della Guardia di Finanza facciamo. Però è anche vero che le tecniche investigative, l’impianto investigativo che siamo soliti utilizzare nelle nostre tipiche inchieste ben si presta a qualsiasi tipo di investigazione, compresa questa. La ricerca documentale è uno degli elementi che ci caratterizza di più e, nonostante la difficoltà iniziale di dover prendere e selezionare, poi nel tempo, abbiamo reperito molti elementi anche informali che possono sicuramente essere utili all’inchiesta.

Avete esaminato, in particolare, il quadrante di Genova. Ma è possibile, o probabile, che la Guardia di Finanza venga mandata a controllare un po’ tutto lo stato della rete autostradale italiana, viste anche le vostre capacità investigative e tecnologiche?

Per ovvie ragioni, anche di competenza territoriale, finora ci siamo limitati a tutto ciò che è successo in quella circoscrizione. È vero che alcuni fatti riguardano in generale la rete autostradale, ma non sono in grado di risponderle su questo punto, non so se potranno esserci ricadute investigative su altri tratti autostradali. È vero che il tronco ligure è molto complesso, molto particolare anche dal punto di vista territoriale e ricchissimo di viadotti e gallerie. La maggior parte delle gallerie che sono state coinvolte nell’inchiesta sono concentrare nel territorio ligure o sono comunque di competenza della Procura di Genova.

Come operate tecnologicamente? Vedo i militari in divisa grigia, li immagino entrare ad acquisire documenti, materiali. Ma ci sono altre procedure che mettete in atto, di natura ingegneristica, o vi limitate all’acquisizione dei documenti?

Oggi la tecnologia ha un’importanza primaria, per cui anche quando si entra in una società – peraltro una società come quella di Autostrade – il grosso della documentazione è spostato su sistemi informativi, su sistemi informatici. Abbiamo degli analisti forensi tecnicamente formati proprio per acquisire correttamente, e in maniera giuridicamente inattaccabile, tutto il materiale informatico e questo riguarda la fase dell’acquisizione, che poi è una fotografia che viene fatta, cristallizzata al momento di quello che è un accesso. Successivamente, ci sono ricerca e analisi, due aspetti molto complessi, perché più è ampia la mole di dati e più diventa difficoltoso trovare quelli che sono gli elementi utili. In questo caso, con la Procura di Genova, è stato acquisito un sistema di analisi vero e proprio che non ha eguali in Italia, in grado di trovare “l’ago nel pagliaio”. Diventa fondamentale ed estremamente utile servirsi di questi sistemi perché altrimenti si rischia di non riuscire a trovare quello che serve e perdere tanto tempo. Accanto a questi tipi di analisi tecnologicamente più avanzate rimangono, comunque, i sistemi tradizionali, per cui rispetto ad una email o ad un documento bisogna sempre interrogare il testimone, fare ulteriori riscontri. Ad esempio, sui falsi report sono state fatte delle indagini puramente tecniche – che sono uno strumento classico – e abbiamo fatto indagini sugli smartphone, andando ad analizzare le corrispondenze delle chat su WhatsApp, Telegram e quant’altro.

Secondo Lei, che cosa si aspetta la popolazione di Genova, in particolare quella che è stata colpita direttamente dal crollo, dalle indagini giudiziarie? Si aspetta vendetta o si aspetta giustizia?

Credo che tutti si aspettino di capire e scoprire che cosa è successo realmente. Se poi la ricostruzione dei fatti, quanto avvenuto, ha delle conseguenze da un punto di vista penale, giustamente ci si aspetta giustizia, perché il fatto obiettivamente è gravissimo, sono morte purtroppo persone innocenti che hanno avuto la sfortuna di passare sul ponte nel momento sbagliato, nel giorno sbagliato. Noi, come Polizia Giudiziaria, come Guardia di Finanza, senza avere alcun pregiudizio sono due anni che lavoriamo senza sosta a questa inchiesta estremamente complessa e delicata, e devo dire che, oltre agli obblighi giuridici che abbiamo, sentiamo più che mai il dovere di poter dare un contributo ad una questione che è, anche, una questione morale ed etica molto importante.

Sono ormai passati due anni, l’inchiesta è cominciata subito dopo. Come si può convincere l’opinione pubblica che i tempi lunghi sono necessari? Anche perché, quando i tempi diventano lunghissimi, è difficile spiegarlo.

Sì, mi rendo conto. Queste sono un po’ le norme, le procedure che portano, a volte, a dilatare i tempi. Questa inchiesta non ha precedenti da un certo punto di vista e la difficoltà è anche, prima ancora di attribuire delle responsabilità e fare delle contestazioni precise, quella di sapere che cosa è successo tecnicamente, quali sono state le cause o le concause del crollo del Ponte Morandi (soltanto l’incidente probatorio lo può dire). Purtroppo, i tempi dei due incidenti probatori, soprattutto del secondo, si sono allungati di molto, anche perché, obiettivamente, è un’analisi molto complessa, tenendo conto che sono molti gli indagati coinvolti e quindi tanti i consulenti e i periti che partecipano a queste attività. Però, senza questo passaggio, diventa difficile individuare la connessione tra quanto accaduto e le responsabilità personali.

Possiamo dire che per le indagini i tempi necessari erano quelli che state seguendo e che a fine ottobre forse potreste avere concluso il vostro lavoro?

Sì, per quanto riguarda le nostre attività, almeno riguardo le attività di indagine sul Ponte Morandi, per ottobre avremo terminato. Per noi è stato complesso soprattutto andare ad individuare, nel mare magnum di dati senza precedenti, tutto ciò che poteva essere utile per l’inchiesta. Sicuramente l’analisi ha restituito elementi molto importanti e molto interessanti; vedremo se poi processualmente questi elementi saranno utili e funzionali alle decisioni che verranno assunte.

 

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