Tabella percentuale dei titoli. Totale titoli: 198; politica 31% (61 titoli), cronaca al 22% (43), cultura e società 14% (28), esteri 14% (27), varie al 9% (18), interni all’8% (15) ed economia al 3% (6).
28 ottobre – Politica, politica ed ancora politica nelle edizioni dei Tg, che con 61 titoli assorbe il 31% delle scalette. A tener banco, come la scorsa settimana, sono l’iter del Rosatellum al Senato e le conseguenti tensioni dentro e fuori l’aula (25 titoli, tra cui le aperture di 3, 6 e 3 testate nelle giornate martedì, mercoledì e giovedì). Dopo lunga attesa la politica si è dotata di una legge elettorale, necessaria quanto fortemente osteggiata. Le voce discordi al provvedimento hanno, per molti aspetti, hanno potuto apprezzare un’attenzione pari se non superiore alla legge elettorale in sè, con i Tg Mediaset che hanno rimarcato non tanto le proteste delle opposizioni (Mdp, M5S e Sinistra), con senatori Cinque Stelle che sono arrivati a bendarsi prima in Aula poi in piazza con Beppe Grillo, ma soprattutto quella di esponenti contrari interni al Pd. Così tutte le testate riprendono mercoledì le dichiarazioni del presidente emerito Napolitano, a cui la legge non piace ma la vota comunque, e poi l’uscita del Presidente del Senato Grasso dalla maggioranza a seguito dell’ultimo voto di fiducia (data in diretta dai Tg2 delle 20 di giovedì) e le successive motivazioni addotte venerdì (titolo per tutti). L’impressione che se ne ricava è come proprio quei partiti che hanno maggiormente beneficiato di questa legge (Lega, Alternativa Popolare e Forza Italia) non si siano voluti esporre sul “successo” del Rosatellum, lasciando al Pd gli onori, come gli oneri del caso.
Il grande successo dei referendum consultivi per l’autonomia delle Regioni Lombardia e Veneto esonda nelle edizioni di lunedì (11 titoli, e 6 delle aperture di lunedì), per scomparire dai servizi già dalla serata di mercoledì. A differenza che per la legge elettorale, Berlusconi riesce a “marcare” come proprio il successo di queste manifestazioni di democrazia diretta (presente fin dai titoli il suo commento sui Tg Mediaset di lunedì); la presenza dell’ex cavaliere si ripropone anche venerdì per lanciare il suo appello al voto all’elettorato siciliano in vista delle regionali del 5 novembre, per un totale di oltre 5 minuti complessivi sulle tre reti. A contendersi le scalette giovedì e venerdì c’è stata inoltre la rinomina e successiva riconferma di Visco a Governatore di Bankitalia, segnata dall’assenza “inattesa” dei ministri renziani (titoli per tutte testate di venerdì, salvo Tg4).
Se la cronaca si dimostra ai numeri seguire la politica, la settimana è stata tuttavia segnata da un tema che partendo dalla cronaca sviluppa una più complessa riflessione sui rigurgiti di antisemitismo presenti nella nostra società: stiamo parlando della diffusione di alcune centinaia di adesivi recanti l’immagine di Anna Frank con indosso una maglietta della Roma, affissi allo stadio di Roma da ultras laziali, una “provocazione” definita dal Capo dello Stato Mattarella “disumana ed allarmante” anche prima che altri eventi, nei giorni successivi, rendessero l’intera faccenda assai più squallida. I Tg ne trattato in 20 titoli diffusi da lunedì a venerdì (aperture per Tg1, Tg2, Studio Aperto e Tg La7 di martedì), proponendo interessanti approfondimenti che guardano anche alla sottocultura ultras. Gran merito va dato al Tg2, che dopo avervi dedicato l’apertura di lunedì ha offerto martedì al suo pubblico un’edizione in larga parte dedicata alla vicenda, sostituendo ai consueti titoli una lettura da una pagina del Diario di Anna Frank da parte di Pamela Villoresi. Anche il direttore/conduttore di Tg La7 Enrico Mentana, necessariamente chiamato in causa, ha trattato della vicenda andando oltre il fatto in sé con un titolo di mercoledì dedicato al tema della “post-verità”, indagato attraverso casi recenti in cui vi sono stati, a vari livelli, palesi rigurgiti “razzisti”.
Sempre in tema di società, lo scatto a 67 anni dell’età pensionabile dal 2019 dovuto ad un allungamento della speranza di vita registrato dall’Ocse ha suscitato un grande malcontento sia nel mondo politico che, soprattutto, tra la cittadinanza. Toccato nel pieno del suo core business, Tg4 dedica le aperture di martedì, mercoledì e giovedì alle varie “beffe” sulle pensioni, affrontando le varie questioni con il consueto antagonismo artefatto del “noi” (pensionati + Tg4) contro “loro” (il governo, ma anche lo Stato). Questa logica dell’indignazione e dello scontro è stata riproposta, sebbene edulcorata, in alcuni servizi Mediaset sulla condizione dei terremotati a quasi un anno dalla scossa del 30 ottobre 2016 (titolo per Tg5), mentre sulle testate Rai alla più che legittima frustrazione delle popolazioni per gli odiosi ritardi nella consegna delle strutture abitative si abbina, nella logica del bicchiere mezzo pieno, il sollievo di quanti una nuova dimora l’hanno, dopo molto tempo, ottenuta.
Dopo settimane di grande interesse, gli esteri risultavano definitivamente eclissati (27 titoli per il 14% dello spazio sulle scalette). La scena è cambiata venerdì con la crisi catalana, appena seguita nei giorni precedenti (10 titoli da lunedì a giovedì) eccetto che su Tg La7, tornata inevitabilmente a brillare con la dichiarazione di indipendenza della Catalogna che monopolizza le edizioni di venerdì, ottenendo le aperture di tutte le testate salvo Studio Aperto. Mentana riesce ancora a “stare sulla notizia” dando in diretta l’annuncio dello scioglimento del Presidente Rajoy dello scioglimento del parlamento catalano, mentre Tg2 si augura in conduzione che le parti coinvolte abbiano un “sussulto di ragionevolezza”. Sempre in tema di esteri, l’ennesimo intoppo verso l’estradizione di Cesare Battisti è stato oggetto di rinnovata attenzione delle testate, con Tg1, Tg3, Tg5 e Tg La7 di mercoledì che fin dai titoli raccolgono lo sfogo di Alberto Torreggiani, che smentisce le dichiarazioni rilasciate dal latitante ai media brasiliani, in cui rifiutava il ruolo di “mandante” nell’omicidio del gioielliere. Tg5 torna giovedì sul caso Battisti, denunciano nella sua copertina di giovedì le incapacità del Paese nel far sentire il suo peso politico a livello internazionale.
Per le varie ed eventuali, segnaliamo:
- Un ritorno dei “migranti” sulle scalette, declinato su Studio Aperto e Tg4 secondo il vecchio abbinamento “immigrato-criminale” attraverso una corposa casistica (titoli e servizi) di stupri su minori e violenze sugli anziani in cui l’accento va più sull’angoscia delle vittime e sul clima di paura che sui fatti in sé. Parallelamente Tg3 ha dedicato un titolo alla piaga del caporalato con lo sfruttamento dei migranti nella raccolta delle olive a Campobello di Mazara, in Sicilia. Nel frattempo il paese sperimenta un nuovo flusso di sbarchi, questo proveniente dalla Tunisia, ma nessuna testata sembra indagarlo coscientemente.
- La denuncia di Tg La7 che giovedì ha segnalato come, persa tra i gorghi del rosatellum, la legge sul biotestamento tanto voluta a seguito della morte in Svizzera di Dj Fabo si sia di fatto “arenata” con le dimissioni della sua relatrice, la senatrice Emilia De Biasi, a causa delle tensioni interne la commissione.
- Il titolo dedicato dal Tg1 di lunedì 23 sul ricordo della battaglia di Caporetto, disfatta divenuta negli anni sinonimo di “sconfitta indecorosa” nonostante sia erroneo imputare tali responsabilità sul contingente italiano
- L’inchiesta atipica del Tg2 sulla prostituzione in Italia, a cui è andato il secondo titolo mercoledì. Sempre la testata di Ida Colucci ha inoltre segnalato en passant nell’edizione di venerdì come il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella si sia avvalso per la prima volta della facoltà di rinviare una legge alle camere: si è trattato di una legge di iniziativa parlamentare che riguarda misure per contrastare il finanziamento delle imprese produttrici di armi (munizioni come mine antiuomo), ed i cui si sono ravvisati profili di incostituzionalità per la marcata disparità di sanzioni, nella forma di una mancata reclusione per quei soggetti che rivestono ruoli “apicali e di controllo” (leggi “banchieri e politici”).
Luca Baldazzi