Brics ed Europa, Eurispes, Sioi: “L’Italia sia anello di congiunzione”

Contro il protezionismo e per uno sviluppo sostenibile e condiviso. I cinque ambasciatori, bilaterali e multilaterali, delle più grandi economie emergenti del pianeta, hanno lanciato questo messaggio nella sala convegni strapiena della Sioi, la Società italiana per l’Organizzazione internazionale.

Un evento straordinario, che la Sioi ha organizzato assieme all’Eurispes e all’ambasciata della Repubblica del Sudafrica. Tema di discussione, i risultati raggiunti nel luglio scorso a Johannesburg dal decimo vertice annuale dei Paesi BRICS. Acronimo che sta per Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, ovvero il 41 per cento della popolazione mondiale, il 30 per cento del territorio del pianeta, il 23 per cento del Prodotto interno lordo complessivo, con una crescita media, l’anno scorso, del 5,5 per cento.
Facendo gli onori di casa, Franco Frattini, che della Sioi è il presidente, ha elogiato questa compagine, che si è formata nel 2009 (il Sudafrica si è aggiunto l’anno dopo). «I BRICS non sono nati contro qualcuno – ha esordito – ma per qualcuno: un gruppo molto potente che sta lavorando per lanciare iniziative mirate alla crescita complessiva, usando la cooperazione. L’Europa – ha continuato Frattini – non ha una relazione aperta con questi Paesi, e deve impegnarsi molto più che in passato per costruirla».
Gian Maria Fara, presidente dell’Eurispes, ha sottolineato l’importanza di «opporre politiche di fiducia e di speranza, alla tendenza negativa a chiudersi e auto-proteggersi, con timori e paure che non possono contribuire a una cultura positiva». Occorre studiare forme di collaborazione fra Italia e Paesi Brics, per allargare poi le piattaforme all’Europa. Del resto, Marco Ricceri, segretario generale dell’Eurispes, ha già proposto un forum permanente Italia-BRICS, per un nuovo sviluppo, puntando sulla funzione strategica che il nostro Paese svolge nel Mediterraneo.

Ha preso poi la parola il professor Shirish M. Soni, ambasciatore sudafricano a Roma, osservando come i BRICS, nel vertice del luglio scorso, abbiano manifestato «una netta preferenza per il ruolo giocato dall’economia reale, rispetto a quella finanziaria». No a “strategie antagoniste”, sì a “politiche inclusive”. Nel Mediterraneo è forte l’interesse dei Paesi Brics: «Possiamo individuare aree di collaborazione, anche a vantaggio dell’Africa intera – ha osservato Soni –. Con l’Italia, in particolare, è possibile uno sforzo comune nell’istruzione, nella scienza e nella ricerca». È stato l’ambasciatore cinese Ruiyu Li, a lanciare l’allarme «contro il pericolo del protezionismo, che sta diventando sempre più forte», alludendo alla guerra commerciale innescata dai dazi imposti dal presidente americano Trump. A sorpresa, anche i cinesi si erano detti d’accordo con l’idea di uno sviluppo ambientalmente sostenibile, che è stato uno dei temi forti di Johannesburg.
L’ambasciatore brasiliano Antonio De Aguiar Patriota, ricordando che l’anno prossimo sarà il suo Paese a ospitare il vertice BRICS, ha insistito sul fatto che le economie emergenti auspicano “multipolarità e multilateralismo”. Pavel Knyazev, responsabile delle trattative BRICS per la Federazione russa, e vice direttore del Dipartimento di programmazione delle politiche del Ministero degli Affari esteri di Russia, si è concentrato, nella sua esposizione, sul bisogno diffuso di pace e di sicurezza, mentre per l’India è intervenuta Gloria Gangte, vice capo missione e unica donna del panel (cosa che ha fatto garbatamente notare), parlando di cooperazione diretta fra i singoli popoli.
La seconda sessione, coordinata da Marco Ricceri, ha visto come oratori Dario Fabbri, docente Sioi e consigliere scientifico di Limes, ed Enrico Molinaro, del laboratorio sui Brics di Eurispes, che hanno risposto alle domande del pubblico.

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