Carceri, la salute di Caino sotto il Covid-19. Rivolte e boss ai domiciliari

Rivolte e proteste durante i mesi caldi del Covid-19, scarcerazioni eccellenti di mafiosi e narcotrafficanti. Poi l’inevitabile scossone al vertice dell’amministrazione penitenziaria, il ministro Bonafede nomina in gran fretta il nuovo capo del Dap, il magistrato Petralia, insieme al vice Tartaglia, per fronteggiare la situazione. Sono i passaggi più drammatici di questa fase di emergenza negli istituti di pena. Nella quale sono apparse evidenti la sottovalutazione dei problemi e l’impreparazione a fronteggiarli. Il Coronavirus non poteva risparmiare proprio le carceri, istituzioni chiuse per eccellenza, sovraffollate all’impossibile, più esposte al virus. Così ne ha fatto saltare i fragili equilibri interni, mettendo allo scoperto i problemi irrisolti.
Era cominciato tutto con l’ammutinamento di alcuni detenuti, da febbraio in poi, nel pieno dell’epidemia, una protesta per le condizioni degli istituti, gravate da un sovraffollamento estremo che rende impossibili le precauzioni necessarie. Sommosse, reparti incendiati, servizi fuori uso, manifestazioni sui tetti. Nessun allarmismo, il virus ha iniziato a far vittime tra detenuti e personale. E oltre ai reclusi tanti altri sono esposti, i 40.000 che lavorano nelle carceri, tra penitenziaria, medici, volontari. Una risposta debole del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, e della sua amministrazione, esortazioni a interrompere le proteste, poi si vedrà che cosa fare, con calma. Non saranno mancati scongiuri perché le cose non peggiorassero; invece, è accaduto proprio questo.
Arriva l’inevitabile scarcerazione di tanti detenuti: un numero enorme, 376, che crea allarme. Hanno situazioni sanitarie gravi, non trattabili in carcere, soggette a peggiorare per la pandemia e scoppia la polemica perché non sono detenuti qualsiasi. Anzi, tra i più pericolosi e irriducibili. Sorveglianza speciale, casi da 41bis dell’ordinamento penitenziario, ancora in contatto con le organizzazioni criminali. Narcotrafficanti, omicidi, mafiosi. Spiccano i nomi dei boss, dal camorrista Zagaria, allo ’ndranghetista Iannazzo, ai siciliani Bonura e Di Piazza. Tutti ora a casa, in famiglia, in detenzione domiciliare, con la possibilità, come temono i Pm antimafia, che riprendano, se mai li avevano interrotti, i contatti con le rispettive gang.
Anche qui, la risposta è disarmante: andranno approfonditi i singoli casi per vedere il perché delle decisioni, chissà che i giudici, sempre loro, non abbiamo commesso errori marchiani. Poi le ispezioni, gettiamo un’occhiata di persona, ci saranno magari colpevoli da additare al pubblico ludibrio. Si cerca altrove ciò che è sotto gli occhi. Non manca la bacchetta magica, la previsione che i giudici chiedano sempre il parere dei Pm antimafia, quelli oggi più preoccupati, prima di qualsiasi decisione. Così non si potrà dire che le situazioni pericolose non siano state segnalate a dovere. Un agitarsi confuso ed inefficace, come se tutto non fosse già chiaro, eclatante, soprattutto noto, da tempo.
Quali cose? Per cominciare, l’affollamento. Perenne questione, mai risolta, presentata ogni volta come emergenza, mentre non lo è. Si tratta di una disfunzione endemica, denunciata più volte dalla Corte europea dei diritti dell’uomo. La disponibilità di posti rispetto alle esigenze? Sempre insufficiente. Oggi sono 53.000 i reclusi a fronte di una capienza di 47.000 posti, ma erano 61.000 prima che tutto questo accadesse.
A seguire, c’è la refrattarietà alla costruzione di nuove carceri, come avviene in ogni paese, secondo una normale proporzione tra popolazione, flussi criminali, e casi di detenzione; non si pensa che, tra le infrastrutture necessarie al Paese, ci siano anche queste. Si invoca sicurezza sociale, non si lavora per realizzarne gli strumenti. Ce ne vogliono in tutte le direzioni certo, ma servono anche in questo campo.
Per continuare, l’eccesso di criminalizzazione della vita sociale (si è visto anche all’inizio del Coronavirus) a dispetto di sistemi sanzionatori più veloci ed efficaci. E la mancanza di misure alternative al carcere, basate però su controlli sicuri. Si indugia nei proclami, nelle vanterie, come quella recente sulla disponibilità di migliaia di braccialetti elettronici per sorvegliare gli arrestati domiciliari. È cronica la mancanza ovunque di questi strumenti, che non avrebbero un costo elevato e che eviterebbero di sprecare il lavoro della Polizia in continui controlli personali, spesso inefficaci.
Infine, la cosa più grave: l’affossamento della riforma (governo Gentiloni) dell’ordinamento penitenziario, vecchio di 43 anni. Disegnava un altro modello di carcere, sicuro ma attento ai processi di reinserimento sociale perché è documentato che la recidiva è inversamente proporzionale al lavoro. Più si sconta la pena in modo utile, imparando un mestiere, e meno poi si delinque quando si esce. A parte il fine rieducativo della pena, che pure dovrebbe essere assorbente, si tratta di un’impostazione utile alla società, che così con deve fronteggiare la reiterazione del crimine. Che oltre tutto era concepita in modo assennato, escludendo ogni automatismo. Si ottiene ciò che si dimostra di meritare, anche con il ripensamento della propria vita precedente.
Questioni mai affrontate seriamente, pretesti buoni per vie di fuga, o per immancabili propositi di condoni come rimedio dell’ultima ora. Accontentano i delinquenti, tranquillizzano le coscienze dei benpensanti a corto di idee, liberano spazio nelle carceri, scongiurano le rivolte, insomma tutto ok. Quanto alla sicurezza da garantire ai cittadini tutti, sarà per un’altra volta.
Il Coronavirus coagula tutte le questioni in sospeso e provoca uno scossone all’impianto. Così, da ultimo, cadono le teste. Quella del capo del Dap, Basentini. Protagonista del più eclatante degli episodi di negligenza e trascuratezza. Che fa da detonatore. Il suo ufficio più volte non risponde al Tribunale di sorveglianza di Sassari sulle richieste di provvedere a trovare una nuova sistemazione sanitaria al boss camorrista Zagaria; lo fa solo a tempo scaduto quando ormai i giudici hanno deciso l’inevitabile scarcerazione.
La liberazione di Zagaria è di per sé scandalosa, ancorché inevitabile, ma si ricollega alla mancata predisposizione di attrezzature sanitarie adeguate a fronte dell’avanzata nel virus. È questo il vero nodo sul quale tutto si è aggrovigliato, fino a far esplodere la situazione. Una grave sottovalutazione delle difficoltà alle quali il sistema sarebbe andato incontro, ampiamente prevedibili. Difficile non vedere le responsabilità politiche, non solo perché a volere il dimissionato Basentini è stato sempre il ministro Bonafede, che ora ne ha avuto la testa, ma perché dall’inizio del mandato, nel 2008, la situazione non è cambiata, anzi si è aggravata. Non basterà cambiare il capo di un dipartimento per trasformare la vita in cella, e ancor più per restituire alle carceri sicurezza e dignità.

* Angelo Perrone, giurista, è stato pubblico ministero e giudice. Cura percorsi professionali formativi, si interessa prevalentemente di diritto penale, politiche per la giustizia, diritti civili e gestione delle istituzioni. Autore di saggi, articoli e monografie. Ha collaborato e collabora con testate cartacee (La Nazione, Il Tirreno) e on line (La Voce di New York, Critica Liberale). Ha fondato e dirige Pagine letterarie, rivista on line di cultura, arte, fotografia.

Ultime notizie
corse
Intervista

L’insularità possibile: il caso Corsica. Intervista a Marie-Antoinette Maupertuis, Presidente dell’Assemblea corsa

La Corsica è uno dei modelli europei in merito all’insularità e alle iniziative intraprese per favorire la coesione territoriale e l’autonomia fiscale necessaria per l’economia corsa, dinamica ma gravata da una “crescita depauperante”. Ne parliamo con l’Onorevole Marie-Antoinette Maupertuis, economista e Presidente dell’Assemblea della Corsica.
di Daniela Pappadà
corse
corse
Osservatori

Insularité possible: le cas de la Corse. Entretien avec Marie-Antoinette Maupertuis, Présidente de l’Assemblée de Corse

Insularité possible: entretien avec l’Honorable Marie-Antoniette Maupertuis, Presidente de l’Assemblee de Corse.
di Daniela Pappadà
corse
intelligenza
Intervista

Intelligenza artificiale e regole: serve un impegno dell’Unione sui diritti sostanziali

Intelligenza artificiale e diritto, ne parliamo con Giusella Finocchiaro, Professoressa ordinaria di diritto privato e diritto di Internet all’Università di Bologna. Per non cadere in un rischioso processo di “burocratizzazione digitale” bisogna partire da elementi culturali prima che giuridici, senza perdere di vista i princìpi.
di Massimiliano Cannata
intelligenza
Sicurezza

Tecnologia, sicurezza e istruzione: intervista a Nunzia Ciardi, Vice Direttore Generale dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale

La tecnologia è entrata di forza nella scuola grazie alla DAD, che in pandemia ha permesso a milioni di studenti di seguire le lezioni da casa. Bisogna continuare su questa strada e sfruttare le potenzialità offerte dalla tecnologia in àmbito scolastico e formativo secondo la dott.ssa Nunzia Ciardi, Vice Direttore Generale dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale.
di Massimiliano Cannata
scuole italiane
Immigrazione

Scuola e cittadini italiani di domani

La questione della presenza degli stranieri nelle scuole implica un’ambivalenza di obiettivi: migliorare la qualità dell’istruzione a prescindere dalla discendenza, oppure comprimere il diritto costituzionale all’apprendimento. La scuola deve avere una funzione di istruzione e integrazione sociale.
di Angelo Perrone*
scuole italiane
insularità
Intervista

Insularità e perifericità: costi e correttivi nell’intervista al Prof. Francesco Pigliaru

L’insularità si lega spesso all’idea di una compensazione economica, ma bisogna distinguere tra condizioni di prima e seconda natura legate all’insularità, come spiega il Prof. Francesco Pigliaru nell’intervista dedicata al tema delle isole e della continuità territoriale.
di redazione
insularità
insularità
Intervista

Il diritto costituzionale all’insularità: intervista al Prof. Tommaso Edoardo Frosini

Il professor Tommaso Edoardo Frosini, Ordinario di diritto pubblico comparato nell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, evidenzia le attinenze tra diritto costituzionale all'insularità e uguaglianza, così come sancito dalla nostra Costituzione, e individua trasporti e digitale come i settori nei quali investire per le isole.
di redazione
insularità
medici
Sanità

Sanità a rischio, pesa la carenza di medici e l’assenza di chirurghi

Sanità a rischio: dalla carenza di medici all’assenza di chirurghi. Questo sarà il prossimo futuro senza una programmazione “a monte”, e l’aumento dei posti in Scuola di Specializzazione non è sufficiente a risolvere la carenza di personale medico.
di ROCCO LEGGIERI*
medici
l'algoritmo d'oro e la torre di babele
Diritto

L’algoritmo d’oro e la torre di Babele

“L’algoritmo d’oro e la torre di Babele” di Caterina e Giovanni Maria Flick è un saggio sugli effetti della tecnologia sulla nostra civiltà, con un invito alla conservazione dell’umano e alla sua conciliazione con il progresso tecnologico.
di Ilaria tirelli
l'algoritmo d'oro e la torre di babele
Istruzione

Scuola, più fondi e voglia di futuro: intervista a Ivana Calabrese

Nell’àmbito del Secondo Rapporto su Scuola e Università dell’Eurispes, dialoghiamo con Ivana Calabrese di Ashoka sul tema dell’Istruzione in Italia, ma innanzitutto sul futuro di una istituzione che passa attraverso docenti capaci e fondi per l’innovazione.
di Massimiliano Cannata