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Come ti (s)vendo il Made in Italy 

di
redazione

Un settore di particolare interesse per gli investitori esteri è sicuramente quello dell’alimentare-bevande.

Molti sono i marchi di prodotti rinomati della cucina italiana attualmente di proprietà straniera; curiosamente alcuni sono passati da una proprietà all’altra per poi tornare italiani. La vendita delle aziende italiane alimentari inizia a partire, silenziosamente, dagli anni Settanta. E oggi rappresenta un fenomeno che desta non poche preoccupazioni, in considerazione del fatto che si tratta spesso di una vera e propria svendita (causa crisi o impossibilità per le aziende di rimanere sul mercato) di asset e know how d’eccellenza. Alcuni esempi, possono descrivere la portata di questi processi.

Unilever. È nel 1974 che la Unilever, multinazionale anglo-olandese, attualmente quarta azienda del largo consumo in Italia con un giro d’affari di 1,4 miliardi acquisisce la Algida, fondata a Roma nel 1945 da Italo Barbiani, attualmente una delle eccellenze del portafoglio di marchi della multinazionale. Sempre nel settore dei gelati acquisisce la Sorbetteria Ranieri, ormai chiusa da 10 anni. Ma la Unilever acquista nel corso degli anni marchi storici italiani anche in altri settori del mercato alimentare: nel settore del riso acquisisce la Riso Flora, azienda specialista del Riso Parboiled nata sul finire degli anni Sessanta (riacquistata successivamente dalla Colussi); nel settore dell’olio invece acquista nel 1993 la Bertolli, azienda alimentare fondata nel 1865 a Lucca specializzata nel settore dell’olio d’oliva, in seguito ceduta al Gruppo spagnolo Deoleo SOS; infine, nel settore confetture e conserve acquisisce la Santa Rosa, azienda nata a Bologna nel 1968 produttrice di confetture e conserve di pomodoro, la quale tuttavia ritorna ad essere italiana insieme a Pomodorissimo nel 2011, grazie alla loro acquisizione da parte di Valsoia, società bolognese fondata nel 1990 specializzata nella produzione di alimenti vegetali e salutistici.

Kraft Foods. La più grande azienda alimentare dell’America settentrionale e la seconda multinazionale alimentare al mondo, acquista inizialmente diverse realtà italiane del settore lattiero-caseario: nel 1984 l’azienda Fattorie Osella, nata nel 1925 presso Caramagna in Piemonte e nel 1985 il marchio Invernizzi, rivenduto nel 2003 alla francese Lactalis. Successivamente, tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta, acquisisce diverse aziende fondamentali nei settori dei salumi e della pasta: la Negroni, azienda cremonese produttrice di salumi fondata a Cremona nel 1907 (tornata italiana nel 2002 grazie al Gruppo Veronesi), il marchio Simmenthal, fondato nel 1923 a Monza, e il Gruppo Fini, fondato a Modena nel 1912 specializzato nella produzione di pasta ripiena e salumi. In seguito, ognuna di queste tre società tornerà ad essere italiana. La Kraft nel 1992 infatti acquista la Splendid, marchio di caffè espresso fondato a Torino nel 1969 presso la torrefazione Società Generale del Caffè, già rilevata nel 1972 dall’americana Procter&Gamble; nel 2007 acquisisce la Saiwa, marchio alimentare fondato a Genova nel 1900 specializzato in cracker, patatine e biscotti, dopo che era passata sotto il controllo della multinazionale americana Nabisco nel 1965 e successivamente, nel 1989, del francese Gruppo Danone.

Nestlé. L’azienda svizzera, la più grande al mondo nel settore alimentare, amplia la sua presenza in Italia già nell’immediato dopoguerra acquistando nel 1948 la Maggi, nota per i dadi e l’omonimo brodo, mentre nel 1961 acquisisce la Locatelli, azienda di prodotti caseari nata nel 1860 e rivenduta alla Lactalis nel 1998, e La Gragnanese, azienda specializzata nella produzione di conserve vegetali. Nel 1988 acquista il Gruppo Buitoni, quattro anni dopo essere passato sotto il controllo della CIR di De Benedetti. Per quanto riguarda il settore dolciario, fondamentale è l’acquisto nel 1988 della Perugina, nata a Perugia nel 1907, marchio storico di prodotti dolciari italiani conosciuto in tutto il mondo grazie soprattutto al famoso Bacio Perugina. Nel settore della salumeria acquisisce Vismara, nata a Casatenovo nel 1898 e specialista del prosciutto cotto e del prosciutto crudo stagionato (passata poi alla Ferrarini). Le acquisizioni continuano nel settore dell’olio d’oliva con l’inglobamento della Sasso, azienda nata a Oneglia nel 1860, la quale, dopo essere passata alla Nestlé, torna ad essere italiana nel 2003 con la sua acquisizione da parte dell’azienda ligure Minerva Oli S.p.A., la quale però diventerà spagnola nel 2005 perché acquistata a sua volta dalla Deoleo, mentre nel settore della pasta la Nestlé acquista Pezzullo, il pastificio nato a Eboli nel 1940, ma anch’esso come la Buitoni viene acquisito dal Gruppo TMT nel 2005. Nel settore dei sughi e delle conserve la più importante acquisizione da parte della Nestlé è quella riguardante la Berni (oggi Co.Pad.Or.), azienda specializzata nella produzione e nella grande distribuzione di mostarde, di vegetali sottaceto e di aceti speciali a marchio Louit Frères, sottoli, salse, sughi, passate, e della nota linea di prodotti Condiriso, Carciofotto e Condipasta. Nel 1993 la Nestlé acquisisce tramite privatizzazione la Italgel, azienda italiana nata nel 1960 e specializza nel settore della pasticceria e alimenti surgelati, proprietaria dei marchi Gelati Motta, Valle degli Orti, Surgela, la Cremeria, Maxicono, Marefresco, Voglia di Pizza, Oggi in Tavola, Antica Gelateria del Corso, il Gruppo Dolciario Italiano e il marchio Alemagna, i quali torneranno nel 2009 ad essere italiani con il loro acquisto da parte della Bauli. Infine, nel 1998 è il turno del settore bevande, e quindi della Sanpellegrino, azienda nata nel 1899 a San Pellegrino Terme e specializzata nella produzione di acqua minerale e bibite analcoliche, acquisita insieme ai suoi marchi Levissima, Panna, Recoaro, Pejo, San Bernardo, la Claudia.

Bsn-Gervais-Danone. Durante gli anni Ottanta e Novanta la Kraft e la Nestlé anche il Gruppo francese Bsn-Gervais-Danone acquisisce marchi importanti dell’industria alimentare italiana come la Saiwa, la Galbani, acquisita nel 1989 e rivenduta nel 2002 al fondo di private equity BC Partners che a sua volta la cede al Gruppo francese Lactalis nel 2006; il marchio Agnesi, il più antico pastificio d’Italia nato nel 1824 nella provincia di Imperia, progressivamente inglobato dalla Bsn-Gervais Danone tra gli anni Ottanta e Novanta per poi essere riacquistato nel 1999 dal Gruppo italiano Colussi. Il settore maggiormente interessato dalla politica di acquisizioni aziendali della Bsn-Gervais Danone è quello delle bevande analcoliche: nel 1987 il Gruppo francese acquisisce il Gruppo Sangemini-Ferrarelle, comprendente i marchi Sangemini, Ferrarelle, Fabia, Boario, Fonte di Nepi. Oggi il Gruppo è passato all’italiana Italacqua.

Sperlari. Nel 1982 la Pernigotti cede la Sperlari alla multinazionale statunitense Heinz, che nel 1993 la cede a sua volta alla Hershey Foods Corporation. Nel 1997 la Sperlari viene nuovamente venduta alla finlandese Huhtamaki OYJ e nel 1999 passa all’olandese CSM NV. Attualmente la Sperlari, insieme alle italiane Saila, Dietorelle, Dietor e Galatine, fa parte della Leaf Italia S.r.l., società controllata dall’olandese Leaf International BV, azienda leader del mercato delle caramelle in Svezia, Olanda, Finlandia e Belgio e al secondo posto in Norvegia, Danimarca e Italia.

Martini & Rossi. Nel 1993 il Gruppo Bacardi, produttore e distributore statunitense di alcolici, soprattutto rum, acquisisce la Martini & Rossi, azienda fondata nel 1863 a Torino, leader nel settore italiano di aperitivi e spumanti e famosa in tutto il mondo per i suoi prodotti che vanno dal vermut ai vini liquorosi, dallo spumante al gin, dal calvados al cognac e alla vodka, dando vita al Gruppo Bacardi-Martini.

Cinzano. Nel 1992 la Cinzano, azienda produttrice di alcolici specializzata in vermouth e spumanti con origini antichissime, risalenti al 1568, viene acquistata dalla “International Distillers Vintners” del Gruppo americano Grand Metropolitan, tornando italiana nel 1999 con il Gruppo Campari.

Rispetto al fenomeno della vendita delle aziende italiane all’estero, alle operazioni di cessione e di acquisizione, è emblematico ciò che accade ripetutamente nel settore dei beni di lusso e del food, entrambi oggetto di particolare interesse dei grandi gruppi stranieri. Se la globalizzazione dei mercati è tra le principali cause di tale fenomeno con le opportunità offerte agli investitori di tutto il mondo (come Cina, Russia, Sud-Est asiatico, Medio Oriente) a vantaggio chiaramente di quelli che hanno finanze e risorse umane, si creano interessanti condizioni che sotto il profilo finanziario difficilmente possono essere sfruttati dai pochi grandi gruppi italiani, i quali non dispongono dei capitali e delle risorse per sostenere l’impatto di tali investimenti.

Se gestite in maniera intelligente, le acquisizioni possono dunque diventare occasione di crescita per i gruppi italiani che conoscono così una nuova fase produttiva e di espansione commerciale, individuando un sentiero positivo del business. Avvalersi di questi processi con la piena consapevolezza del valore dei nostri brand può vuol dire che la qualità di prodotto, le conoscenze e la storia delle aziende hanno una chance di continuare ad esistere e ad innovarsi, avvalendosi anche di capitali esteri, ma mantenendo salda la propria identità, unicità e tradizione.

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